Il linguaggio giuridico è una varietà della lingua comune, utilizzata in particolari settori della vita sociale e professionale per ragionare sul diritto o del diritto. Il linguaggio giuridico è costituito da caratteristiche lessicali, morfosintattiche e testuali ben definite e riconoscibili, date dalla settorialità che lo caratterizza. Nella lingua dei testi giuridici è forte il conservatorismo lessicale e sintattico, tant'è che alcune forme risultano immutate nel corso del tempo; allo stesso tempo si registra un arricchimento del lessico, grazie in particolare ai fenomeni di rideterminazione semantica che avvicinano il linguaggio normativo alla lingua comune. Tra i testi giuridici il testo normativo è il tipo testuale più pervasivo e caratteristico, in grado di influenzare tutte le altre tipologie di testi giuridici: soltanto la Costituzione è superiore alla legge ordinaria, quindi tutti i testi non normativi sono creati in funzione dei testi normativi. I testi di legge hanno la funzione di regolare il comportamento di coloro che vivono in società attraverso la comunicazione delle norme ai diretti interessati, che sono i cittadini. Dunque, dalla chiarezza del drafting normativo, cioè della redazione dei testi normativi, dipende la certezza del diritto: ai legislatori è richiesta un'ottima padronanza della lingua e un'ottima conoscenza della materia da trattare. L'obiettivo di questo studio è verificare lo stato attuale della lingua delle leggi, utilizzando i due manuali per la redazione dei testi normativi, quello emanato dalle Camere e quello emanato per le regioni. I due manuali sono stati approvati all'inizio del nostro secolo, per cui tutti i legislatori dovrebbero conoscere e saper applicare i principi contenuti in essi; questa ipotesi viene smentita fin da subito: i testi di legge risultano oscuri e ambigui soprattutto nell'organizzazione sintattica e nel lessico. Un ulteriore obiettivo di questa ricerca è comprendere il perché di questa condizione, dunque se la causa risiede nei legislatori, incapaci di cambiare, oppure negli stessi manuali per la redazione dei testi normativi; a quest'ultimo proposito, un altro scopo è comprendere se tra i due manuali se ne distingue uno che permette effettivamente la buona scrittura delle leggi. Per rispondere ai quesiti ho analizzato tre testi di legge secondo le regole di drafting contenute nei due manuali. L'analisi ha mostrato che ad oggi la buona scrittura delle leggi non è stata ancora raggiunta, anzi la redazione dei testi normativi è peggiorata sia a causa dei legislatori e della loro incapacità di cambiare, sia a causa dei manuali redazionali stessi. La proposta è di formare un manuale unico per lo Stato e per le regioni, che contenga regole chiare e precise nate dalla collaborazione di giuristi e linguisti.
Il drafting normativo tra raccomandazioni e resistenze. Analisi e proposte di riscrittura di tre testi di legge
SOLLAZZO, FRANCESCA
2021/2022
Abstract
Il linguaggio giuridico è una varietà della lingua comune, utilizzata in particolari settori della vita sociale e professionale per ragionare sul diritto o del diritto. Il linguaggio giuridico è costituito da caratteristiche lessicali, morfosintattiche e testuali ben definite e riconoscibili, date dalla settorialità che lo caratterizza. Nella lingua dei testi giuridici è forte il conservatorismo lessicale e sintattico, tant'è che alcune forme risultano immutate nel corso del tempo; allo stesso tempo si registra un arricchimento del lessico, grazie in particolare ai fenomeni di rideterminazione semantica che avvicinano il linguaggio normativo alla lingua comune. Tra i testi giuridici il testo normativo è il tipo testuale più pervasivo e caratteristico, in grado di influenzare tutte le altre tipologie di testi giuridici: soltanto la Costituzione è superiore alla legge ordinaria, quindi tutti i testi non normativi sono creati in funzione dei testi normativi. I testi di legge hanno la funzione di regolare il comportamento di coloro che vivono in società attraverso la comunicazione delle norme ai diretti interessati, che sono i cittadini. Dunque, dalla chiarezza del drafting normativo, cioè della redazione dei testi normativi, dipende la certezza del diritto: ai legislatori è richiesta un'ottima padronanza della lingua e un'ottima conoscenza della materia da trattare. L'obiettivo di questo studio è verificare lo stato attuale della lingua delle leggi, utilizzando i due manuali per la redazione dei testi normativi, quello emanato dalle Camere e quello emanato per le regioni. I due manuali sono stati approvati all'inizio del nostro secolo, per cui tutti i legislatori dovrebbero conoscere e saper applicare i principi contenuti in essi; questa ipotesi viene smentita fin da subito: i testi di legge risultano oscuri e ambigui soprattutto nell'organizzazione sintattica e nel lessico. Un ulteriore obiettivo di questa ricerca è comprendere il perché di questa condizione, dunque se la causa risiede nei legislatori, incapaci di cambiare, oppure negli stessi manuali per la redazione dei testi normativi; a quest'ultimo proposito, un altro scopo è comprendere se tra i due manuali se ne distingue uno che permette effettivamente la buona scrittura delle leggi. Per rispondere ai quesiti ho analizzato tre testi di legge secondo le regole di drafting contenute nei due manuali. L'analisi ha mostrato che ad oggi la buona scrittura delle leggi non è stata ancora raggiunta, anzi la redazione dei testi normativi è peggiorata sia a causa dei legislatori e della loro incapacità di cambiare, sia a causa dei manuali redazionali stessi. La proposta è di formare un manuale unico per lo Stato e per le regioni, che contenga regole chiare e precise nate dalla collaborazione di giuristi e linguisti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/10325