L’obiettivo di questa ricerca è lo studio dell’impiego di forme di hate speech nei confronti dei membri della comunità LGBTQ+ all’interno della società italiana contemporanea. Grande spazio è stato riservato ai fatti di cronaca recente come, ad esempio, l’acceso dibattito scatenatosi attorno alla Proposta di Legge avanzata da Alessandro Zan. Nel primo capitolo verranno affrontate le fondamenta teoriche di questo studio, la Teoria dei Performativi, formulata inizialmente da John L. Austin, per poi essere ripresa e ampliata da Judith Butler. La Teoria dei Performativi risulta uno strumento utile per dimostrare come il linguaggio d’odio possa non solo etichettare, ma anche definire il modo di essere di un soggetto, privandolo in qualche modo della sua unicità, ad esempio tramite la riduzione al silenzio o la distorsione, due espedienti che mettono in grave difficoltà il soggetto discriminato. Nel capitolo seguente, verranno esposte alcune macrocategorie di hate speech, già note grazie ad altri studi riguardanti le dinamiche di conflitto all’interno delle società, e di come esse vengano in particolare declinate per colpire specificamente i membri della comunità LGBTQ+. Tra queste categorie, troveranno largo spazio nella trattazione la biologizzazione o la medicalizzazione, visto il loro estensivo utilizzo contro la comunità LGBTQ+, ma verranno al contempo affrontati i concetti fondamentali di riappropriazione culturale e risignificazione linguistica, due efficaci strategie per arginare la capacità offensiva del linguaggio d’odio, e alcuni contesti in cui i soggetti vittima di discriminazione sono riusciti a farne uso. Di questi termini sarà raccontata la storia di modifica del significato nel corso del tempo, sottolineando le ragioni della precedente portata offensiva e le principali differenze di percezione rispetto all’uso corrente. All’interno del terzo capitolo, invece, viene raccontato il travagliato iter affrontato dal Disegno di Legge proposto da Alessandro Zan, a partire dal contesto originale in cui la proposta è stata formulata sino alla decadenza della stessa e la fine di ogni possibilità di approvazione. Questa complessa vicenda di cronaca è stata presa come spunto per effettuare una ricerca volta a selezionare alcune dichiarazioni fatte da personaggi pubblici, sia da personalità del mondo politico che esterne ad esso, che fossero classificabili come forme di hate speech nei confronti dei membri della comunità LGBTQ+. A fianco alle dichiarazioni di personaggi pubblici sono state selezionati vari commenti scritti da utenti “comuni” su alcuni social network. Successivamente, queste espressioni sono state catalogate al fine di poter delineare caratteristiche comuni, prestando particolare attenzione a tratti come l’utilizzo di una determinata tipologia di sintassi, precise scelte lessicali o a ricorrenti argomenti discriminatori, quali la convinzione dell’esistenza della cosiddetta ideologia gender o del presunto complotto ordito dai membri della comunità LGBTQ+, in questi contesti associati alla misteriosa lobby gay, da cui sarebbe minacciata la società. Il quarto capitolo è centrato sull’analisi dei risultati emersi da un questionario, vertente sulla percezione del linguaggio d’odio nei confronti dei membri della comunità LGBTQ+, somministrato a un campione di oltre 650 persone.

Dinamiche linguistiche dell'hate speech nell'italiano contemporaneo. Il caso della comunità LGBTQ+.

TRUPPA, ANNALISA
2021/2022

Abstract

L’obiettivo di questa ricerca è lo studio dell’impiego di forme di hate speech nei confronti dei membri della comunità LGBTQ+ all’interno della società italiana contemporanea. Grande spazio è stato riservato ai fatti di cronaca recente come, ad esempio, l’acceso dibattito scatenatosi attorno alla Proposta di Legge avanzata da Alessandro Zan. Nel primo capitolo verranno affrontate le fondamenta teoriche di questo studio, la Teoria dei Performativi, formulata inizialmente da John L. Austin, per poi essere ripresa e ampliata da Judith Butler. La Teoria dei Performativi risulta uno strumento utile per dimostrare come il linguaggio d’odio possa non solo etichettare, ma anche definire il modo di essere di un soggetto, privandolo in qualche modo della sua unicità, ad esempio tramite la riduzione al silenzio o la distorsione, due espedienti che mettono in grave difficoltà il soggetto discriminato. Nel capitolo seguente, verranno esposte alcune macrocategorie di hate speech, già note grazie ad altri studi riguardanti le dinamiche di conflitto all’interno delle società, e di come esse vengano in particolare declinate per colpire specificamente i membri della comunità LGBTQ+. Tra queste categorie, troveranno largo spazio nella trattazione la biologizzazione o la medicalizzazione, visto il loro estensivo utilizzo contro la comunità LGBTQ+, ma verranno al contempo affrontati i concetti fondamentali di riappropriazione culturale e risignificazione linguistica, due efficaci strategie per arginare la capacità offensiva del linguaggio d’odio, e alcuni contesti in cui i soggetti vittima di discriminazione sono riusciti a farne uso. Di questi termini sarà raccontata la storia di modifica del significato nel corso del tempo, sottolineando le ragioni della precedente portata offensiva e le principali differenze di percezione rispetto all’uso corrente. All’interno del terzo capitolo, invece, viene raccontato il travagliato iter affrontato dal Disegno di Legge proposto da Alessandro Zan, a partire dal contesto originale in cui la proposta è stata formulata sino alla decadenza della stessa e la fine di ogni possibilità di approvazione. Questa complessa vicenda di cronaca è stata presa come spunto per effettuare una ricerca volta a selezionare alcune dichiarazioni fatte da personaggi pubblici, sia da personalità del mondo politico che esterne ad esso, che fossero classificabili come forme di hate speech nei confronti dei membri della comunità LGBTQ+. A fianco alle dichiarazioni di personaggi pubblici sono state selezionati vari commenti scritti da utenti “comuni” su alcuni social network. Successivamente, queste espressioni sono state catalogate al fine di poter delineare caratteristiche comuni, prestando particolare attenzione a tratti come l’utilizzo di una determinata tipologia di sintassi, precise scelte lessicali o a ricorrenti argomenti discriminatori, quali la convinzione dell’esistenza della cosiddetta ideologia gender o del presunto complotto ordito dai membri della comunità LGBTQ+, in questi contesti associati alla misteriosa lobby gay, da cui sarebbe minacciata la società. Il quarto capitolo è centrato sull’analisi dei risultati emersi da un questionario, vertente sulla percezione del linguaggio d’odio nei confronti dei membri della comunità LGBTQ+, somministrato a un campione di oltre 650 persone.
2021
Linguistic phenomena of hate speech in contemporary Italian. The case of the LGBTQ+ community.
Hate speech
Linguistica
LGBTQ+
LGBT
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Truppa_Annalisa.pdf

accesso aperto

Dimensione 2.11 MB
Formato Adobe PDF
2.11 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/11662