La tesi mira a indagare come i costrutti di percezione della natura e compassione influenzano le intenzioni pro-ambientali dei/delle partecipanti all'esperimento. Essa si sviluppa attraverso un primo focus sul tema del cambiamento climatico, mostrandone sia le implicazioni sul panorama globale, sia gli studi psicologici presenti in letteratura che nel corso degli anni ne hanno indagato le implicazioni sociali. Per realizzare lo studio sono state costruite tre diverse condizioni (due sperimentali e una di controllo) a cui sono stati/e esposti/e i/le partecipanti, così da comprendere quale avrebbe avuto più influenza sulle loro intenzioni pro-ambientali. Le condizioni sperimentali consistevano da un lato nell’umanizzazione degli esseri vegetali e quindi nello stimolare l’idea che esseri vegetali avessero delle caratteristiche umane, mentre dall’altro nell’attivare una categorizzazione universale, ossia l’idea che tutti gli esseri viventi (esseri umani, piante e animali) costituissero un’unica identità universalmente coesa. La terza condizione serviva come controllo. Lo scopo della ricerca era dunque quello di comprendere se l’umanizzazione degli esseri vegetali (come fiori, alberi, ma anche veri e propri paesaggi naturali) e la creazione di un’unica identità universale potessero modificare in senso positivo (quindi aumentare) i comportamenti pro-ambientali che i/le partecipanti erano intenzionati/e a compiere a sostegno della natura. All’interno di questo modello, abbiamo ipotizzato ulteriormente che trovasse spazio anche il costrutto della compassione, fungendo da mediatore nella relazione tra le variabili indipendenti e dipendenti. Dai risultati è emersa una differenza di genere nelle intenzioni pro-ambientali dei/delle partecipanti, mediata in alcuni casi dalla compassione verso gli esseri umani o verso la natura. Tale differenza di genere è stata indagata all'interno dell'ultimo capitolo dell'elaborato, in cui viene inoltre proposto un approccio "eco-femminista" (che vede come perno centrale l'inclusività) come soluzione sociale per affrontare il radicato fenomeno del cambiamento climatico.
UBI MINOR, MAIOR CESSAT: il ruolo di percezione della natura e compassione per le intenzioni pro-ambientali
MAZZA, MICHELE
2020/2021
Abstract
La tesi mira a indagare come i costrutti di percezione della natura e compassione influenzano le intenzioni pro-ambientali dei/delle partecipanti all'esperimento. Essa si sviluppa attraverso un primo focus sul tema del cambiamento climatico, mostrandone sia le implicazioni sul panorama globale, sia gli studi psicologici presenti in letteratura che nel corso degli anni ne hanno indagato le implicazioni sociali. Per realizzare lo studio sono state costruite tre diverse condizioni (due sperimentali e una di controllo) a cui sono stati/e esposti/e i/le partecipanti, così da comprendere quale avrebbe avuto più influenza sulle loro intenzioni pro-ambientali. Le condizioni sperimentali consistevano da un lato nell’umanizzazione degli esseri vegetali e quindi nello stimolare l’idea che esseri vegetali avessero delle caratteristiche umane, mentre dall’altro nell’attivare una categorizzazione universale, ossia l’idea che tutti gli esseri viventi (esseri umani, piante e animali) costituissero un’unica identità universalmente coesa. La terza condizione serviva come controllo. Lo scopo della ricerca era dunque quello di comprendere se l’umanizzazione degli esseri vegetali (come fiori, alberi, ma anche veri e propri paesaggi naturali) e la creazione di un’unica identità universale potessero modificare in senso positivo (quindi aumentare) i comportamenti pro-ambientali che i/le partecipanti erano intenzionati/e a compiere a sostegno della natura. All’interno di questo modello, abbiamo ipotizzato ulteriormente che trovasse spazio anche il costrutto della compassione, fungendo da mediatore nella relazione tra le variabili indipendenti e dipendenti. Dai risultati è emersa una differenza di genere nelle intenzioni pro-ambientali dei/delle partecipanti, mediata in alcuni casi dalla compassione verso gli esseri umani o verso la natura. Tale differenza di genere è stata indagata all'interno dell'ultimo capitolo dell'elaborato, in cui viene inoltre proposto un approccio "eco-femminista" (che vede come perno centrale l'inclusività) come soluzione sociale per affrontare il radicato fenomeno del cambiamento climatico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/11816