La tendenza alla conferma, o confirmation bias, è un’inclinazione innata dell’uomo a cercare delle prove o dei fatti a conferma di proprie aspettative, credenze o ipotesi, o a considerare solo le evidenze ad esse favorevoli, o a cercare di valutare come tali alcune delle informazioni disponibili. Considerata la natura di questa distorsione cognitiva l’analisi parte con una introduzione alla storia moderna dell’induzione, l’inferenza che fonda la pratica induttivista di accumulare prove a conferma di una data ipotesi. Questa pratica è spesso associata alla convinzione che il progressivo accumulo di prove porti ad un grado sempre maggiore di certezza. A tale convinzione si oppone radicalmente, e con successo, la visione fallibilista per cui l’uomo non può disporre di un metodo che garantisca la certezza e nemmeno di uno che garantisca una conoscenza sempre più estesa e fondata. Oltre all’aspetto teorico vengono considerati gli aspetti psicologici che possono determinare l’insorgere della tendenza alla conferma, soprattutto residenti nella parte inconscia dell’apparato intellettivo ed individuati sostanzialmente nelle euristiche. Un’ulteriore riflessione è riservata alle possibili manifestazioni di questo fenomeno nel dibattito sulle medicine alternative, per cui vengono considerate le posizioni della medicina tradizionale e quelle della pratica omeopatica rendendo conto sia del valore dei randomized clinical trials che dell’influenza del publication bias. Confirmation bias is man's innate inclination to look for evidences or facts to confirm their expectations, beliefs or assumptions, and to consider only evidences consonants to them, or trying to assess available information like favorable ones. Considered the nature of this cognitive distortion, the analysis starts with an introduction to the modern history of induction, the type of inference that founds the inductivist practice to accumulate evidence that confirms a given hypothesis. This practice is often associated to the belief that the progressive accumulation of evidence leading to an ever higher degree of certainty. Against this belief stands, radically and successfully, fallibilism which says that man can not have a method that provides certainty nor one that ensures an even more extensive and well founded knowledge. As well as the theoretical aspects, psychological factors that can lead to the emergence of this trend are considered, particularly those located in the subconscious part of human thinking and substantially identified with heuristics. A further consideration is taken through the expression of this phenomenon in the debate about alternative medicines, showing positions of traditional medicine and those of homeopathic practice, considering the value of randomized clinical trials as well as the influence of publication bias. Eventually it seems possible to distinguish at least three different layers for a reflection about confirmation bias. The first concerns the very nature of the knowable facts, the second covers the methodological question of the attribution of value to the evidence on the basis of adherence to the assumptions and the third considers the psychological aspect, the unconscious and innate inclination to confirmation that uman being indisputably shows. In conclusion, the active participation of the subject who laboriously looks for alternatives and revise his beliefs seems to be required to effectively counter this disposition. However, given that the continued application of these measures would require attention and time, resources with limited availability, it seems appropriate to recall the golden mean of the Aristotelian doctrine of virtue, so only the goodwill and intellectual honesty may indicate the balance between passive surrender to the bias or hyperactivity that lead to paralysis of thinking. In sintesi è possibile distinguere almeno tre diversi livelli di riflessione circa la tendenza di conferma. Il primo riguarda la natura dei fatti conoscibili, il secondo concerne la questione metodologica dell’attribuzione di valore alle prove in base alla giustificazione di ipotesi ed il terzo considera il fattore psicologico dell’inclinazione inconsapevole ed innata alla conferma che l’uomo dimostra di possedere. In conclusione un’attiva partecipazione del soggetto che faticosamente vagli alternative e riveda le proprie credenze sembra essere richiesta per contrastare efficacemente questa tendenza. Tuttavia, dato che l’applicazione continua di questi accorgimenti richiederebbe attenzione e tempo, risorse finite e relativamente scarse, sembra appropriato un richiamo alla giusta misura che può essere un eco della dottrina aristotelica della virtù, per cui solo la buona volontà e l’onestà intellettuale dell’uomo possono indicare l’equilibrio fra la resa passiva alle inclinazioni innate e l’estremo opposto che porterebbe alla paralisi del pensiero.
Conoscenza incerta e tendenza alla conferma
SCABIA, DAVIDE
2013/2014
Abstract
La tendenza alla conferma, o confirmation bias, è un’inclinazione innata dell’uomo a cercare delle prove o dei fatti a conferma di proprie aspettative, credenze o ipotesi, o a considerare solo le evidenze ad esse favorevoli, o a cercare di valutare come tali alcune delle informazioni disponibili. Considerata la natura di questa distorsione cognitiva l’analisi parte con una introduzione alla storia moderna dell’induzione, l’inferenza che fonda la pratica induttivista di accumulare prove a conferma di una data ipotesi. Questa pratica è spesso associata alla convinzione che il progressivo accumulo di prove porti ad un grado sempre maggiore di certezza. A tale convinzione si oppone radicalmente, e con successo, la visione fallibilista per cui l’uomo non può disporre di un metodo che garantisca la certezza e nemmeno di uno che garantisca una conoscenza sempre più estesa e fondata. Oltre all’aspetto teorico vengono considerati gli aspetti psicologici che possono determinare l’insorgere della tendenza alla conferma, soprattutto residenti nella parte inconscia dell’apparato intellettivo ed individuati sostanzialmente nelle euristiche. Un’ulteriore riflessione è riservata alle possibili manifestazioni di questo fenomeno nel dibattito sulle medicine alternative, per cui vengono considerate le posizioni della medicina tradizionale e quelle della pratica omeopatica rendendo conto sia del valore dei randomized clinical trials che dell’influenza del publication bias. Confirmation bias is man's innate inclination to look for evidences or facts to confirm their expectations, beliefs or assumptions, and to consider only evidences consonants to them, or trying to assess available information like favorable ones. Considered the nature of this cognitive distortion, the analysis starts with an introduction to the modern history of induction, the type of inference that founds the inductivist practice to accumulate evidence that confirms a given hypothesis. This practice is often associated to the belief that the progressive accumulation of evidence leading to an ever higher degree of certainty. Against this belief stands, radically and successfully, fallibilism which says that man can not have a method that provides certainty nor one that ensures an even more extensive and well founded knowledge. As well as the theoretical aspects, psychological factors that can lead to the emergence of this trend are considered, particularly those located in the subconscious part of human thinking and substantially identified with heuristics. A further consideration is taken through the expression of this phenomenon in the debate about alternative medicines, showing positions of traditional medicine and those of homeopathic practice, considering the value of randomized clinical trials as well as the influence of publication bias. Eventually it seems possible to distinguish at least three different layers for a reflection about confirmation bias. The first concerns the very nature of the knowable facts, the second covers the methodological question of the attribution of value to the evidence on the basis of adherence to the assumptions and the third considers the psychological aspect, the unconscious and innate inclination to confirmation that uman being indisputably shows. In conclusion, the active participation of the subject who laboriously looks for alternatives and revise his beliefs seems to be required to effectively counter this disposition. However, given that the continued application of these measures would require attention and time, resources with limited availability, it seems appropriate to recall the golden mean of the Aristotelian doctrine of virtue, so only the goodwill and intellectual honesty may indicate the balance between passive surrender to the bias or hyperactivity that lead to paralysis of thinking. In sintesi è possibile distinguere almeno tre diversi livelli di riflessione circa la tendenza di conferma. Il primo riguarda la natura dei fatti conoscibili, il secondo concerne la questione metodologica dell’attribuzione di valore alle prove in base alla giustificazione di ipotesi ed il terzo considera il fattore psicologico dell’inclinazione inconsapevole ed innata alla conferma che l’uomo dimostra di possedere. In conclusione un’attiva partecipazione del soggetto che faticosamente vagli alternative e riveda le proprie credenze sembra essere richiesta per contrastare efficacemente questa tendenza. Tuttavia, dato che l’applicazione continua di questi accorgimenti richiederebbe attenzione e tempo, risorse finite e relativamente scarse, sembra appropriato un richiamo alla giusta misura che può essere un eco della dottrina aristotelica della virtù, per cui solo la buona volontà e l’onestà intellettuale dell’uomo possono indicare l’equilibrio fra la resa passiva alle inclinazioni innate e l’estremo opposto che porterebbe alla paralisi del pensiero.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/17517