Il Tai Chi Chuan è un’arte marziale mondialmente diffusa e altrettanto misteriosa. Si parla molto spesso degli effetti benefici che arreca e della sua plasticità rispetto alle modalità di pratica lenta e dolce, adatto a contesti di ogni tipo. Per questo motivo si è voluto indagare le possibili relazioni presenti tra Tai Chi Chuan e alcuni costrutti psicologici, nello specifico: interocezione, resilienza e intelligenza emotiva. L’interocezione è un costrutto giovane mentre per l’intelligenza emotiva e la resilienza c’è una forte eterogenia di come vengono considerati dal mondo accademico. Nella prima parte infatti ci si è dedicati a chiarire l’inquadramento teorico rispetto ai singoli costrutti, oltre che le difficoltà inerenti allo studio di quest’arte marziale, sia per la sua natura sia per la sua cultura di provenienza. Il paradigma di riferimento cerca di superare l’ottica riduzionista e duale, posizionandosi con una modalità fenomenologica e sistemica in modo da non fuggire la complessità della realtà e tendere all’integrazione mente-corpo verso l’incontro con questa disciplina orientale. L’ipotesi principale di ricerca sostiene che un più alto grado di expertise dell’arte marziale corrisponde ad una maggiore e intensa relazione con i costrutti. Sono state poi avanzate ipotesi secondarie rispetto al genere come moderatore e all’osservazione di come modalità diverse di pratica fossero discriminanti rispetto ai costrutti. Ci si è mossi tramite due modalità di ricerca. Attraverso un questionario self-report (le scale usate sono state MAIA2, RASP, BRS, BRCS, TEIQue-SF) somministrato online si sono analizzati i costrutti in modo quantitativo. Per rispondere all’esigenza qualitativa si sono affrontati dei focus group con insegnanti esperti di una accademia di Tai Chi Chuan molto grande di Roma – l’AIMA. I risultati della ricerca confermano una correlazione positiva con i costrutti, più significativa con l’interocezione che con resilienza e intelligenza emotiva di tratto. Ciò viene confermato sia dai focus group che dai modelli statistici applicati di correlazione e regressione lineare rispetto all’expertise, parametro principale dell’ipotesi. Rispetto al genere solo il costrutto di resilienza ne sembrerebbe influenzato ma i risultati non permettono di trarre delle conclusioni. Allo stesso modo le altre ipotesi sulle modalità di pratica non hanno una distribuzione adeguata del campione per rendere significativi i risultati. La letteratura è folta sia di ricerche sul Tai Chi Chuan, sia di pratiche mente-corpo in relazione ai costrutti, ma son poche le ricerche che combinano quest’arte marziale ai costrutti presi in analisi. Non è stato quindi immediata la connessione con i risultati rispetto a quanto già presente in letteratura. In conclusione la ricerca si è dimostrata solo parzialmente soddisfacente, da una parte ha reso significativi dei legami con alcuni costrutti che erano solo frutto di ipotesi, dall’altra ha reso evidente la carenza in ambito di ricerca rispetto a tali temi e alla necessità di approfondirli rafforzando la solidità e la plasticità di paradigmi rivolti alla complessità e all’integrazione.
Yi Dao Qi Dao. Possibili Relazioni tra Psicologia e Tai Chi Chuan
PACCUSSE, LUCA
2021/2022
Abstract
Il Tai Chi Chuan è un’arte marziale mondialmente diffusa e altrettanto misteriosa. Si parla molto spesso degli effetti benefici che arreca e della sua plasticità rispetto alle modalità di pratica lenta e dolce, adatto a contesti di ogni tipo. Per questo motivo si è voluto indagare le possibili relazioni presenti tra Tai Chi Chuan e alcuni costrutti psicologici, nello specifico: interocezione, resilienza e intelligenza emotiva. L’interocezione è un costrutto giovane mentre per l’intelligenza emotiva e la resilienza c’è una forte eterogenia di come vengono considerati dal mondo accademico. Nella prima parte infatti ci si è dedicati a chiarire l’inquadramento teorico rispetto ai singoli costrutti, oltre che le difficoltà inerenti allo studio di quest’arte marziale, sia per la sua natura sia per la sua cultura di provenienza. Il paradigma di riferimento cerca di superare l’ottica riduzionista e duale, posizionandosi con una modalità fenomenologica e sistemica in modo da non fuggire la complessità della realtà e tendere all’integrazione mente-corpo verso l’incontro con questa disciplina orientale. L’ipotesi principale di ricerca sostiene che un più alto grado di expertise dell’arte marziale corrisponde ad una maggiore e intensa relazione con i costrutti. Sono state poi avanzate ipotesi secondarie rispetto al genere come moderatore e all’osservazione di come modalità diverse di pratica fossero discriminanti rispetto ai costrutti. Ci si è mossi tramite due modalità di ricerca. Attraverso un questionario self-report (le scale usate sono state MAIA2, RASP, BRS, BRCS, TEIQue-SF) somministrato online si sono analizzati i costrutti in modo quantitativo. Per rispondere all’esigenza qualitativa si sono affrontati dei focus group con insegnanti esperti di una accademia di Tai Chi Chuan molto grande di Roma – l’AIMA. I risultati della ricerca confermano una correlazione positiva con i costrutti, più significativa con l’interocezione che con resilienza e intelligenza emotiva di tratto. Ciò viene confermato sia dai focus group che dai modelli statistici applicati di correlazione e regressione lineare rispetto all’expertise, parametro principale dell’ipotesi. Rispetto al genere solo il costrutto di resilienza ne sembrerebbe influenzato ma i risultati non permettono di trarre delle conclusioni. Allo stesso modo le altre ipotesi sulle modalità di pratica non hanno una distribuzione adeguata del campione per rendere significativi i risultati. La letteratura è folta sia di ricerche sul Tai Chi Chuan, sia di pratiche mente-corpo in relazione ai costrutti, ma son poche le ricerche che combinano quest’arte marziale ai costrutti presi in analisi. Non è stato quindi immediata la connessione con i risultati rispetto a quanto già presente in letteratura. In conclusione la ricerca si è dimostrata solo parzialmente soddisfacente, da una parte ha reso significativi dei legami con alcuni costrutti che erano solo frutto di ipotesi, dall’altra ha reso evidente la carenza in ambito di ricerca rispetto a tali temi e alla necessità di approfondirli rafforzando la solidità e la plasticità di paradigmi rivolti alla complessità e all’integrazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/29562