In una società medicalizzata come la nostra, o farmacrocrazia (Cipriano, 2015), nella quale ancora troppo spesso si “privatizza lo stress” (Fisher, 2018) e si cerca di arginare ogni forma sofferenza attraverso il ricorso ai farmaci, ogni forma di disagio o sofferenza che si trattenga più del dovuto viene combattuta attraverso l’armamentario di molecole disponibili per ogni malattia (Conrad e Scheider, 1992, citato in Davies-Bermann e Pestello, 2005). Accanto a questi dispositivi farmacologici resi disponibili dalla tecnoscienza, si è registrato negli ultimi decenni un forte aumento del consumo di sostanze stupefacenti. Tale ricerca esplorativa si inserisce all’interno della cornice teorica dell’Interazionismo Simbolico e nasce dal desiderio di colmare in parte la scarsità degli studi che indagano i vissuti personali di giovani adulti che assumono farmaci antipsicotici nell’ambito delle “gravi crisi psichiatriche”, soprattutto se presentano una storia di consumo di sostanze stupefacenti. A fronte del crescente numero di persone che giungono all’osservazione psichiatrica presentando “sintomi psicotici” in comorbilità al consumo di sostanze stupefacenti, e della scarsa aderenza evidenziata in letteratura alle terapie con farmaci antipsicotici, all’interno di tale ricerca ci si è posti l’obiettivo di esplorare, dal punto di vista dell’utente, quali siano i significati attribuiti allo psicofarmaco, le ragioni e gli obiettivi che ne dirigono il consumo, così come le ricadute identitarie del processo di medicalizzazione, analizzando ad esempio il grado di identificazione dell’individuo con la diagnosi. Per rispondere agli obiettivi della ricerca sono stati intervistati e messi a confronto due gruppi di partecipanti appartenenti alla medesima Unità Operativa di Psichiatria, uno costituito da individui che presentano una storia di consumo di sostanze stupefacenti, l’altro costituito da persone che non ne hanno mai fatto uso. I risultati evidenziano numerose differenze tra i due gruppi di partecipanti, sia in termini di identificazione con il ruolo di “malato mentale”, sia in termini di significati attribuiti al farmaco. In linea generale, la totalità dei partecipanti appartenenti al gruppo di non consumatori di sostanze si identifica con la diagnosi e, individuando il focus del problema come interno a sé, legittimano l’intervento medico attraverso gli psicofarmaci. Al contrario, la maggior parte dei partecipanti appartenenti al gruppo di consumatori di sostanze considera i “sintomi psicotici” connessi al consumo di sostanze stupefacenti, e non all’esordio di una presunta psicopatologia. Nella quasi totalità dei casi questi individui, infatti, si dichiarano contrari all’assunzione di psicofarmaci e non si identificano con la “malattia”. I risultati emersi dallo studio invitano a riflettere, tra le tante questioni, sui significati legati all'assunzione degli psicofarmaci e sul modo in cui viene concepito il “trattamento” psichiatrico, il quale spesso non tiene sufficientemente in considerazione le esigenze reali del “paziente”, offrendo interventi parcellizzati e spersonalizzati.

La familiarità con le sostanze stupefacenti ed il consumo di psicofarmaci: una ricerca tra persone con diagnosi di psicosi.

SALVETTI, ILARIA
2021/2022

Abstract

In una società medicalizzata come la nostra, o farmacrocrazia (Cipriano, 2015), nella quale ancora troppo spesso si “privatizza lo stress” (Fisher, 2018) e si cerca di arginare ogni forma sofferenza attraverso il ricorso ai farmaci, ogni forma di disagio o sofferenza che si trattenga più del dovuto viene combattuta attraverso l’armamentario di molecole disponibili per ogni malattia (Conrad e Scheider, 1992, citato in Davies-Bermann e Pestello, 2005). Accanto a questi dispositivi farmacologici resi disponibili dalla tecnoscienza, si è registrato negli ultimi decenni un forte aumento del consumo di sostanze stupefacenti. Tale ricerca esplorativa si inserisce all’interno della cornice teorica dell’Interazionismo Simbolico e nasce dal desiderio di colmare in parte la scarsità degli studi che indagano i vissuti personali di giovani adulti che assumono farmaci antipsicotici nell’ambito delle “gravi crisi psichiatriche”, soprattutto se presentano una storia di consumo di sostanze stupefacenti. A fronte del crescente numero di persone che giungono all’osservazione psichiatrica presentando “sintomi psicotici” in comorbilità al consumo di sostanze stupefacenti, e della scarsa aderenza evidenziata in letteratura alle terapie con farmaci antipsicotici, all’interno di tale ricerca ci si è posti l’obiettivo di esplorare, dal punto di vista dell’utente, quali siano i significati attribuiti allo psicofarmaco, le ragioni e gli obiettivi che ne dirigono il consumo, così come le ricadute identitarie del processo di medicalizzazione, analizzando ad esempio il grado di identificazione dell’individuo con la diagnosi. Per rispondere agli obiettivi della ricerca sono stati intervistati e messi a confronto due gruppi di partecipanti appartenenti alla medesima Unità Operativa di Psichiatria, uno costituito da individui che presentano una storia di consumo di sostanze stupefacenti, l’altro costituito da persone che non ne hanno mai fatto uso. I risultati evidenziano numerose differenze tra i due gruppi di partecipanti, sia in termini di identificazione con il ruolo di “malato mentale”, sia in termini di significati attribuiti al farmaco. In linea generale, la totalità dei partecipanti appartenenti al gruppo di non consumatori di sostanze si identifica con la diagnosi e, individuando il focus del problema come interno a sé, legittimano l’intervento medico attraverso gli psicofarmaci. Al contrario, la maggior parte dei partecipanti appartenenti al gruppo di consumatori di sostanze considera i “sintomi psicotici” connessi al consumo di sostanze stupefacenti, e non all’esordio di una presunta psicopatologia. Nella quasi totalità dei casi questi individui, infatti, si dichiarano contrari all’assunzione di psicofarmaci e non si identificano con la “malattia”. I risultati emersi dallo studio invitano a riflettere, tra le tante questioni, sui significati legati all'assunzione degli psicofarmaci e sul modo in cui viene concepito il “trattamento” psichiatrico, il quale spesso non tiene sufficientemente in considerazione le esigenze reali del “paziente”, offrendo interventi parcellizzati e spersonalizzati.
2021
Familiarity with drugs and the consumption of psychotropic drugs: a research among people diagnosed with psychosis.
droghe
psicofarmaci
diagnosi di psicosi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/29574