Il Chronicon pontificum et imperatorum di Martino Polono assurge a perfetto esempio di ciò che fu la storiografia nel corso del Tredicesimo secolo. Attraverso la risistematizzazione di cronache universali in uno schema perfettamente ordinato e di facile consultazione, l’opera compendia oltre dodici secoli di storia imperiale e papale in appena 27 fogli a struttura tabulare. L’impostazione grafica delle pagine rende l’opera eccezionale e unica nel suo genere: Martino crea un sistema cinquantesimale che riporta mezzo secolo in ogni doppia pagina, in cui ogni anno della storia papale della pagina di sinistra (verso) si riflette specularmente allo stesso anno della storia imperiale, che si trova sulla destra (recto). L’impaginazione annalistica e lo stile compendioso ed essenziale nascono dall’intento pratico di facilitare l’apprendimento mnemonico, servendo a letterati, teologi e giuristi un eccezionale strumento di consultazione. Da ciò l’enorme successo del Chronicon che, adeguandosi perfettamente al gusto tardomedievale e alle esigenze degli studia delle nascenti università, divenne presto l’opera più ampiamente letta, continuata e tradotta del suo tempo. In particolare a Firenze, che nel Duecento viveva la sua massima ascesa e estendeva il proprio predominio territoriale, economico e commerciale in tutta la Toscana, la cronaca di Martino Polono ebbe enorme influenza. La grande diffusione dell’opera in quest’area nasceva dalla volontà di dare lustro alle memorie cittadine a partire dalle grandi storie universali; diffusosi in breve tempo il volgarizzamento, presto le storie papali e imperiali furono accostate alla storia della città, fungendo da supporto nel quale inserire sempre maggiori informazioni di cronaca fiorentina. Il Chronicon ebbe dunque il merito di essere un punto di partenza fondamentale per la ricca produzione storiografica in volgare che nel corso del Trecento ebbe massima espressione. I codici che riportano fedelmente l’opera in volgare fiorentino furono accuratamente descritti da Santini nel 1903 e dividono la tradizione in due rami. Obiettivo del presente elaborato è quello di interrogare la più antica e corretta famiglia di manoscritti, che comprende i codici BMLF Laur. Ashb. 552 (A) e BNCF Conv. Soppr. G.III.877 (Fn) – che Santini riteneva essere copia fedele del primo. A partire dall’edizione interpretativa di quest’ultimo e dal confronto con il testimone A, lo studio condotto in questa sede ha voluto dare un contributo concreto allo studio della tradizione attraverso la ricostruzione dei rapporti che legano i due codici presi in esame. A seguito della trascrizione basata sul codice Fn, sono stati riportati gli errori di entrambi i testimoni al fine di confermare quanto sostenuto da Santini.

Edizione del volgarizzamento duecentesco del Chronicon pontificum et imperatorum di Martino Polono contenuto nel cod. BNCF Conventi Soppressi G.III.877

VISENTIN, AURORA
2021/2022

Abstract

Il Chronicon pontificum et imperatorum di Martino Polono assurge a perfetto esempio di ciò che fu la storiografia nel corso del Tredicesimo secolo. Attraverso la risistematizzazione di cronache universali in uno schema perfettamente ordinato e di facile consultazione, l’opera compendia oltre dodici secoli di storia imperiale e papale in appena 27 fogli a struttura tabulare. L’impostazione grafica delle pagine rende l’opera eccezionale e unica nel suo genere: Martino crea un sistema cinquantesimale che riporta mezzo secolo in ogni doppia pagina, in cui ogni anno della storia papale della pagina di sinistra (verso) si riflette specularmente allo stesso anno della storia imperiale, che si trova sulla destra (recto). L’impaginazione annalistica e lo stile compendioso ed essenziale nascono dall’intento pratico di facilitare l’apprendimento mnemonico, servendo a letterati, teologi e giuristi un eccezionale strumento di consultazione. Da ciò l’enorme successo del Chronicon che, adeguandosi perfettamente al gusto tardomedievale e alle esigenze degli studia delle nascenti università, divenne presto l’opera più ampiamente letta, continuata e tradotta del suo tempo. In particolare a Firenze, che nel Duecento viveva la sua massima ascesa e estendeva il proprio predominio territoriale, economico e commerciale in tutta la Toscana, la cronaca di Martino Polono ebbe enorme influenza. La grande diffusione dell’opera in quest’area nasceva dalla volontà di dare lustro alle memorie cittadine a partire dalle grandi storie universali; diffusosi in breve tempo il volgarizzamento, presto le storie papali e imperiali furono accostate alla storia della città, fungendo da supporto nel quale inserire sempre maggiori informazioni di cronaca fiorentina. Il Chronicon ebbe dunque il merito di essere un punto di partenza fondamentale per la ricca produzione storiografica in volgare che nel corso del Trecento ebbe massima espressione. I codici che riportano fedelmente l’opera in volgare fiorentino furono accuratamente descritti da Santini nel 1903 e dividono la tradizione in due rami. Obiettivo del presente elaborato è quello di interrogare la più antica e corretta famiglia di manoscritti, che comprende i codici BMLF Laur. Ashb. 552 (A) e BNCF Conv. Soppr. G.III.877 (Fn) – che Santini riteneva essere copia fedele del primo. A partire dall’edizione interpretativa di quest’ultimo e dal confronto con il testimone A, lo studio condotto in questa sede ha voluto dare un contributo concreto allo studio della tradizione attraverso la ricostruzione dei rapporti che legano i due codici presi in esame. A seguito della trascrizione basata sul codice Fn, sono stati riportati gli errori di entrambi i testimoni al fine di confermare quanto sostenuto da Santini.
2021
Edition of the 13th century vulgarization of Martinus Polonus’ Chronicon pontificium et imperatorum from the BNCF Conventi Soppressi G.III.877 manuscript
Edizione
Volgarizzamento
Martino Polono
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/29830