In questo lavoro sulla mitologia del dio indiano Indra si prende in considerazione una serie di caratteristiche, attributi e azioni che mettono in evidenza il lato, per così dire, più oscuro del dio. Le penombre di cui si parla nel titolo possono essere meglio precisate come ‘tratti disfunzionali’ . Negli studi sulla figura di Indra esiste un filone originato soprattutto dalle analisi di Georges Dumézil che si è particolarmente occupato di questi aspetti, rubricandoli come ‘peccati’ di Indra, da intendere a loro volta come esempio specifico della categoria generale dei peccati del guerriero (les péchés du guerrier), una categoria che secondo lo storico delle religioni francese si applicherebbe a molteplici esempi ricavabili dalle mitologie indoeuropee. Lo scopo di questo lavoro è cercare di offrire un principio di spiegazione dei tratti disfunzionali di Indra che vada oltre l’affascinante, ma in ultima analisi inadeguata tesi duméziliana del guerriero empio, e copra le varie sfumature di senso che i miti di Indra rivestono nel pensiero e nella ideologia religiosa indiana. Sfumature che, da un lato, si lasciano cogliere al meglio solo in una prospettiva diacronica o “evolutiva”, ma che, dall’altro lato, non appaiono frutto di interventi arbitrari e rielaborazioni fantasiose dei narratori di miti ma si riconnettono il più delle volte (o così almeno mi pare) a fili che possiamo ripercorrere fino a risalire a qualche tratto “originario”, genuino, della figura di Indra. Adottando un metodo di analisi che si richiama allo strutturalismo levistraussiano, sostengo che la disfunzionalità del dio si possa chiarire nel quadro di una serie di polarità mitiche che vedono contrapposti agli eccessi di trattenimento, inerzia, avarizia che caratterizzano gli avversari di Indra, gli opposti eccessi del dio, che si possono descrivere in termini di dispersione di forze, violazione di confini e norme, contaminazione.
Indrasya Kilbiṣāṇi. Un’indagine nelle penombre del ciclo mitico di Indra
PELLICCIOLI, LUCA
2021/2022
Abstract
In questo lavoro sulla mitologia del dio indiano Indra si prende in considerazione una serie di caratteristiche, attributi e azioni che mettono in evidenza il lato, per così dire, più oscuro del dio. Le penombre di cui si parla nel titolo possono essere meglio precisate come ‘tratti disfunzionali’ . Negli studi sulla figura di Indra esiste un filone originato soprattutto dalle analisi di Georges Dumézil che si è particolarmente occupato di questi aspetti, rubricandoli come ‘peccati’ di Indra, da intendere a loro volta come esempio specifico della categoria generale dei peccati del guerriero (les péchés du guerrier), una categoria che secondo lo storico delle religioni francese si applicherebbe a molteplici esempi ricavabili dalle mitologie indoeuropee. Lo scopo di questo lavoro è cercare di offrire un principio di spiegazione dei tratti disfunzionali di Indra che vada oltre l’affascinante, ma in ultima analisi inadeguata tesi duméziliana del guerriero empio, e copra le varie sfumature di senso che i miti di Indra rivestono nel pensiero e nella ideologia religiosa indiana. Sfumature che, da un lato, si lasciano cogliere al meglio solo in una prospettiva diacronica o “evolutiva”, ma che, dall’altro lato, non appaiono frutto di interventi arbitrari e rielaborazioni fantasiose dei narratori di miti ma si riconnettono il più delle volte (o così almeno mi pare) a fili che possiamo ripercorrere fino a risalire a qualche tratto “originario”, genuino, della figura di Indra. Adottando un metodo di analisi che si richiama allo strutturalismo levistraussiano, sostengo che la disfunzionalità del dio si possa chiarire nel quadro di una serie di polarità mitiche che vedono contrapposti agli eccessi di trattenimento, inerzia, avarizia che caratterizzano gli avversari di Indra, gli opposti eccessi del dio, che si possono descrivere in termini di dispersione di forze, violazione di confini e norme, contaminazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/29890