Despite the fact that military service is no longer compulsory in most European countries, it remains a contentious issue that can spark heated internal debates within states, although there has not been as much discussion about the role of conscientious objection, and even on a practical level, the protection of conscientious objectors is not considered a priority. The research investigates the relevance of military service today to establish what role it plays in perpetuating inequalities; it also attempts to determine why there is no explicit and autonomous right to conscientious objection in the international human rights law. The research shows that states tend to obstruct the right to conscientious objection because conscription brings them real benefits, for instance by increasing public support for the armed forces contributing to the improvement of the state's military capabilities and to their power to wage war, as well as providing the opportunity of making a huge pool of cheap labour out of obedient and dedicated citizens. The thesis argues that considering conscientious objection as a universal human right rather than a privilege provided by national governments challenges what is usually the state's exclusive authority over its domestic policies. In this sense conscientious objectors challenge the hierarchical structure of national security by demonstrating that it is open to negotiation; they actively express their convictions against the normalisation of militarisation and the mentality of conquest, as attempts to establish sovereignty over their own bodies, despite the stigma that such a decision entails.

Nonostante il servizio militare non sia più obbligatorio nella maggior parte dei Paesi europei, rimane una questione controversa che può scatenare dibattiti accesi interni agli Stati, tuttavia il ruolo dell'obiezione di coscienza non trova altrettanto spazio nel dibattito pubblico, ed anche a livello pratico la protezione degli obiettori di coscienza non è considerata una priorità. La ricerca si propone di indagare la rilevanza del servizio militare oggi, per stabilire quale ruolo svolga nel perpetuare le disuguaglianze; cerca inoltre di determinare perché non esista un diritto esplicito e autonomo all'obiezione di coscienza nel diritto internazionale dei diritti umani. La ricerca mostra che gli Stati tendono a ostacolare il diritto all'obiezione di coscienza perché la coscrizione porta loro benefici reali, ad esempio aumentando il sostegno pubblico alle forze armate, contribuendo al miglioramento delle capacità militari dello Stato e al suo potere di fare la guerra, oltre a fornire un enorme bacino di manodopera a basso costo a partire da cittadini obbedienti e devoti. La tesi sostiene che considerare l'obiezione di coscienza come un diritto umano universale piuttosto che un privilegio fornito dai governi nazionali mette in discussione l'autorità esclusiva dello Stato sulle sue politiche interne. Gli obiettori di coscienza sfidano pertanto la struttura gerarchica della sicurezza nazionale dimostrando che è un processo aperto alla negoziazione; esprimono attivamente le loro convinzioni contro la normalizzazione della militarizzazione e la mentalità di conquista, nel tentativo di stabilire la sovranità sui propri corpi, nonostante lo stigma che una tale decisione comporti.

The human right to conscientious objection to military service. A case study on Greece.

BEATO, GIULIA
2021/2022

Abstract

Despite the fact that military service is no longer compulsory in most European countries, it remains a contentious issue that can spark heated internal debates within states, although there has not been as much discussion about the role of conscientious objection, and even on a practical level, the protection of conscientious objectors is not considered a priority. The research investigates the relevance of military service today to establish what role it plays in perpetuating inequalities; it also attempts to determine why there is no explicit and autonomous right to conscientious objection in the international human rights law. The research shows that states tend to obstruct the right to conscientious objection because conscription brings them real benefits, for instance by increasing public support for the armed forces contributing to the improvement of the state's military capabilities and to their power to wage war, as well as providing the opportunity of making a huge pool of cheap labour out of obedient and dedicated citizens. The thesis argues that considering conscientious objection as a universal human right rather than a privilege provided by national governments challenges what is usually the state's exclusive authority over its domestic policies. In this sense conscientious objectors challenge the hierarchical structure of national security by demonstrating that it is open to negotiation; they actively express their convictions against the normalisation of militarisation and the mentality of conquest, as attempts to establish sovereignty over their own bodies, despite the stigma that such a decision entails.
2021
The human right to conscientious objection to military service. A case study on Greece.
Nonostante il servizio militare non sia più obbligatorio nella maggior parte dei Paesi europei, rimane una questione controversa che può scatenare dibattiti accesi interni agli Stati, tuttavia il ruolo dell'obiezione di coscienza non trova altrettanto spazio nel dibattito pubblico, ed anche a livello pratico la protezione degli obiettori di coscienza non è considerata una priorità. La ricerca si propone di indagare la rilevanza del servizio militare oggi, per stabilire quale ruolo svolga nel perpetuare le disuguaglianze; cerca inoltre di determinare perché non esista un diritto esplicito e autonomo all'obiezione di coscienza nel diritto internazionale dei diritti umani. La ricerca mostra che gli Stati tendono a ostacolare il diritto all'obiezione di coscienza perché la coscrizione porta loro benefici reali, ad esempio aumentando il sostegno pubblico alle forze armate, contribuendo al miglioramento delle capacità militari dello Stato e al suo potere di fare la guerra, oltre a fornire un enorme bacino di manodopera a basso costo a partire da cittadini obbedienti e devoti. La tesi sostiene che considerare l'obiezione di coscienza come un diritto umano universale piuttosto che un privilegio fornito dai governi nazionali mette in discussione l'autorità esclusiva dello Stato sulle sue politiche interne. Gli obiettori di coscienza sfidano pertanto la struttura gerarchica della sicurezza nazionale dimostrando che è un processo aperto alla negoziazione; esprimono attivamente le loro convinzioni contro la normalizzazione della militarizzazione e la mentalità di conquista, nel tentativo di stabilire la sovranità sui propri corpi, nonostante lo stigma che una tale decisione comporti.
C.O.
military service
human rights
Greece
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/30083