I disturbi legati all’assunzione di cibo nella prima infanzia sono comuni e riguardano circa il 25% dei bambini a sviluppo tipico e l’80% con disturbi dello sviluppo. Tali difficoltà possono essere considerate come parte del normale processo di sviluppo e andare incontro a remissione spontanea, tuttavia in una percentuale considerevole di bambini questi problemi continuano a persistere fino a richiedere l’attenzione clinica. In questo contesto la classificazione diagnostica più specifica per la diagnosi dei disturbi in età prescolare è la DC 0-5, pubblicata nel 2016. A partire dagli studi dell’Infant Research è stata delineata l’eziologia multifattoriale di questi disturbi, che possono dipendere da caratteristiche del bambino, del genitore o della qualità della loro interazione. L’obiettivo di questo lavoro di revisione è sintetizzare le conoscenze disponibili a partire dal 2016 circa i fattori di rischio ambientali e del bambino che possono facilitare lo sviluppo di un disturbo alimentare nel corso dei primi cinque anni di vita. In dettaglio, i criteri di eleggibilità sono stati limitati a: (i) campione di bambini di età prescolare (0-5 anni), (ii) campione con sviluppo psicofisico tipico e (iii) campione che non presenta problematiche mediche associate. In totale, 54 studi hanno soddisfatto tali criteri e sono stati inclusi nel lavoro di revisione. Di questi, 12 studi hanno indagato i fattori di rischio associati al disturbo da ipo-alimentazione del bambino riscontrando la presenza di aspetti cognitivi, temperamentali del bambino e aspetti comportamentali e caratteristiche di personalità del genitore. 42 studi hanno invece focalizzato l’attenzione verso fattori di rischio per un disturbo da iper-alimentazione riscontrando la presenza di fattori genetici, temperamentali, di auto-regolazione, cognitivi, psicologici, comportamentali del bambino e allo stesso modo fattori familiari, aspetti di personalità genitoriale e fattori socio-ambientali. In aggiunta, i risultati di alcune ricerche hanno individuato alcuni possibili fattori di protezione contro lo sviluppo di tali disturbi. Questo lavoro potrebbe avere un risconto in termini di intervento. A partire dai risultati delle ricerche indagate viene riscontrata la necessità che il clinico valuti la presenza e la severità di questi fattori infantili e contestuali al fine di implementare un trattamento che permetta di ridurre le conseguenze negative dei fattori di rischio ma nello stesso tempo possa tenere conto dei possibili fattori di protezione al fine di potenziarli. In questo contesto quindi è possibile che l’intervento venga rivolto al bambino ma anche ai genitori, al fine di favorire una migliore interazione tra i due e migliorare la qualità dell’ambiente familiare nel momento del pasto.
DISTURBI ALIMENTARI NELLA FASCIA 0-5 ANNI. Una revisione sistematica sui fattori di rischio ambientali e infantili
ARTERO, MARTINA
2021/2022
Abstract
I disturbi legati all’assunzione di cibo nella prima infanzia sono comuni e riguardano circa il 25% dei bambini a sviluppo tipico e l’80% con disturbi dello sviluppo. Tali difficoltà possono essere considerate come parte del normale processo di sviluppo e andare incontro a remissione spontanea, tuttavia in una percentuale considerevole di bambini questi problemi continuano a persistere fino a richiedere l’attenzione clinica. In questo contesto la classificazione diagnostica più specifica per la diagnosi dei disturbi in età prescolare è la DC 0-5, pubblicata nel 2016. A partire dagli studi dell’Infant Research è stata delineata l’eziologia multifattoriale di questi disturbi, che possono dipendere da caratteristiche del bambino, del genitore o della qualità della loro interazione. L’obiettivo di questo lavoro di revisione è sintetizzare le conoscenze disponibili a partire dal 2016 circa i fattori di rischio ambientali e del bambino che possono facilitare lo sviluppo di un disturbo alimentare nel corso dei primi cinque anni di vita. In dettaglio, i criteri di eleggibilità sono stati limitati a: (i) campione di bambini di età prescolare (0-5 anni), (ii) campione con sviluppo psicofisico tipico e (iii) campione che non presenta problematiche mediche associate. In totale, 54 studi hanno soddisfatto tali criteri e sono stati inclusi nel lavoro di revisione. Di questi, 12 studi hanno indagato i fattori di rischio associati al disturbo da ipo-alimentazione del bambino riscontrando la presenza di aspetti cognitivi, temperamentali del bambino e aspetti comportamentali e caratteristiche di personalità del genitore. 42 studi hanno invece focalizzato l’attenzione verso fattori di rischio per un disturbo da iper-alimentazione riscontrando la presenza di fattori genetici, temperamentali, di auto-regolazione, cognitivi, psicologici, comportamentali del bambino e allo stesso modo fattori familiari, aspetti di personalità genitoriale e fattori socio-ambientali. In aggiunta, i risultati di alcune ricerche hanno individuato alcuni possibili fattori di protezione contro lo sviluppo di tali disturbi. Questo lavoro potrebbe avere un risconto in termini di intervento. A partire dai risultati delle ricerche indagate viene riscontrata la necessità che il clinico valuti la presenza e la severità di questi fattori infantili e contestuali al fine di implementare un trattamento che permetta di ridurre le conseguenze negative dei fattori di rischio ma nello stesso tempo possa tenere conto dei possibili fattori di protezione al fine di potenziarli. In questo contesto quindi è possibile che l’intervento venga rivolto al bambino ma anche ai genitori, al fine di favorire una migliore interazione tra i due e migliorare la qualità dell’ambiente familiare nel momento del pasto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/30611