Attraverso una revisione della letteratura in questo elaborato si sviluppano due temi principali, le difficoltà uditive e l’enterocezione, cercando una possibile relazione tra questi due costrutti. In letteratura sono presenti evidenze scientifiche che mostrano come gli individui con deficit uditivi siano limitati nella percezione degli stimoli provenienti dal mondo esterno. Questa limitazione comporta delle difficoltà nel loro sviluppo socio-emotivo e, in particolare, porta all’insorgenza dell’alessitimia e una maggiore probabilità di sviluppo di disturbi internalizzanti, in particolare depressione e ansia. Potrebbe essere interessante valutare la capacità che questi individui hanno nell’interpretare gli stimoli provenienti dall’interno del corpo, cioè se questa risulti essere difficoltosa come l’interpretazione degli stimoli esogeni, oppure se sia migliorata a causa di una maggiore concentrazione verso le informazioni provenienti dall’interno. La capacità di percepire, interpretare, integrare e regolare i segnali provenienti dall’interno è definita enterocezione. In questa analisi sono avanzate entrambe le possibilità. I soggetti con deficit enterocettivi hanno maggiori probabilità di incorrere in alessitimia e di sviluppare disturbi depressivi e disturbi d’ansia. Anche i soggetti con deficit uditivi hanno maggiori probabilità di sviluppare questi disturbi. Si potrebbe quindi pensare che i soggetti con deficit uditivi abbiano minori capacità enterocettive rispetto ai soggetti normoudenti. È suggerito anche l’esatto opposto, ovvero che i soggetti con deficit uditivi abbiano migliori capacità enterocettive. Può essere possibile che i soggetti non udenti essendo limitati nella percezione degli stimoli provenienti dall’esterno si concentrino maggiormente sugli stimoli viscerali e si affidino sull’integrazione multisensoriale di vari segnali somatosensoriali. Per questo motivo potrebbero avere una migliore capacità di rilevazione dei propri battiti cardiaci e quindi una migliore accuratezza enterocettiva. Questa possibilità è basata sul concetto di plasticità cross-modale a cui va incontro la corteccia cerebrale dopo la deprivazione sensoriale. In letteratura non sono presenti studi che dimostrino queste due possibilità, infatti l’obiettivo di questa tesi è suggerire degli spunti per gli studi futuri.

Deficit uditivi e enterocezione: esiste una relazione?

ERLICHER, LUANA
2021/2022

Abstract

Attraverso una revisione della letteratura in questo elaborato si sviluppano due temi principali, le difficoltà uditive e l’enterocezione, cercando una possibile relazione tra questi due costrutti. In letteratura sono presenti evidenze scientifiche che mostrano come gli individui con deficit uditivi siano limitati nella percezione degli stimoli provenienti dal mondo esterno. Questa limitazione comporta delle difficoltà nel loro sviluppo socio-emotivo e, in particolare, porta all’insorgenza dell’alessitimia e una maggiore probabilità di sviluppo di disturbi internalizzanti, in particolare depressione e ansia. Potrebbe essere interessante valutare la capacità che questi individui hanno nell’interpretare gli stimoli provenienti dall’interno del corpo, cioè se questa risulti essere difficoltosa come l’interpretazione degli stimoli esogeni, oppure se sia migliorata a causa di una maggiore concentrazione verso le informazioni provenienti dall’interno. La capacità di percepire, interpretare, integrare e regolare i segnali provenienti dall’interno è definita enterocezione. In questa analisi sono avanzate entrambe le possibilità. I soggetti con deficit enterocettivi hanno maggiori probabilità di incorrere in alessitimia e di sviluppare disturbi depressivi e disturbi d’ansia. Anche i soggetti con deficit uditivi hanno maggiori probabilità di sviluppare questi disturbi. Si potrebbe quindi pensare che i soggetti con deficit uditivi abbiano minori capacità enterocettive rispetto ai soggetti normoudenti. È suggerito anche l’esatto opposto, ovvero che i soggetti con deficit uditivi abbiano migliori capacità enterocettive. Può essere possibile che i soggetti non udenti essendo limitati nella percezione degli stimoli provenienti dall’esterno si concentrino maggiormente sugli stimoli viscerali e si affidino sull’integrazione multisensoriale di vari segnali somatosensoriali. Per questo motivo potrebbero avere una migliore capacità di rilevazione dei propri battiti cardiaci e quindi una migliore accuratezza enterocettiva. Questa possibilità è basata sul concetto di plasticità cross-modale a cui va incontro la corteccia cerebrale dopo la deprivazione sensoriale. In letteratura non sono presenti studi che dimostrino queste due possibilità, infatti l’obiettivo di questa tesi è suggerire degli spunti per gli studi futuri.
2021
Auditory deficits and interopception: is there a relationship?
Enterocezione
Dist. socio-emotivi
Difficoltà uditive
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/31176