Imperial Anxieties in Victorian Detective Fiction: the “Case” of India

Nome laureando: Francesco Mettifogo Titolo: Imperial Anxieties in Victorian Detective Fiction: the "Case" of India Indirizzo corso di laurea: Lingue e letterature europee e americane Relatore: Maria Maddalena Parlati Abstract: In questa tesi vengono analizzate le rappresentazioni dell’India coloniale britannica nel genere della detective fiction scritta in epoca vittoriana, con particolare attenzione alla loro relazione con le Victorian anxieties o inquietudini vittoriane connesse all’imperialismo britannico. In particolare vengono esaminate in tal senso alcune opere di detective fiction e proto-detective fiction di Wilkie Collins, Arthur Conan Doyle e Guy Boothby. Appare evidente dall’analisi come le preoccupazioni relative a possibili conseguenze negative per i britannici dovute all’impresa imperiale come la perdita di sicurezza nazionale, l’ingresso nelle isole Britanniche di criminali provenienti dall’impero, e la degenerazione morale e fisica dell’individuo dovuta al contatto tra coloni britannici e soggetti coloniali vengano spesso articolate attraverso determinate rappresentanzioni dell’India nelle opere di detective fiction analizzate. Alcuni esempi di queste rappresentazioni emersi durante l’analisi sono personaggi Indiani spesso dipinti come moralmente inferiori agli europei e naturalmente affini a delinquere e coloni che diventano criminali come conseguenza di un lungo periodo trascorso in India nelle opere di Arthur Conan Doyle e Guy Boothby. Viene inoltre mostrato come queste rappresentazioni siano spesso legate agli effetti di eventi storici come i moti indiani del 1857 e fenomeni di costruzione della conoscenza dell’ “altro” a scopo di controllo o propaganda propri dell’imperialismo britannico, come l’interpretazione coloniale della pratica criminale indiana del Thuggee, la cui influenza è riscontrabile nel romanzo The Moonstone di Wilkie Collins e sopratutto nel racconto The Mystery of Uncle Jeremy’s Household di Arthur Conan Doyle.