Presupposti dello studio: Molte sono le incognite sulle conseguenze a lungo termine che il COVID-19 ha sulla salute dei contagiati pauci- e asintomatici; Scopo: Definire la prevalenza degli effetti a lungo termine del virus SARS-CoV-2 su operatori sanitari asintomatici e pauci-sintomatici a circa un anno dall’infezione e determinare se lo sviluppo di PCS può essere ricondotto ad una accelerazione dell’invecchiamento biologico; Materiali e metodi: Studio osservazionale su OS positivi a SARS-CoV-2 valutati mediante: anamnesi generale e lavorativa, persistenza dei sintomi a breve, medio e lungo termine, WAI, analisi ematochimiche, espettorato indotto, tampone nasale, spirometria globale, variabilità del ritmo cardiaco, analisi d’invecchiamento biologico (DNAmAge); Risultati: La prevalenza di effetti a lungo termine è del 29% a circa un anno dall’infezione. Le donne sviluppano prevalentemente tali sintomi ma presentano una maggiore tendenza alla risoluzione (p<0,01) rispetto ai maschi, nei quali i sintomi permangono (p=0.714). La DNAmAge sistemica aumenta con l’età (p>0,0001), nei maschi (p=0,008), con la durata dell’infezione (p=0,04), al diminuire del numero di linfociti (p=0,04) e della funzionalità respiratoria (FEV1) (p=0,005); Conclusioni: Il modello di follow-up proposto ha permesso di identificare sequele a lungo termine di COVID-19 anche in soggetti asintomatici e pauci-sintomatici con implicazioni per l’invecchiamento biologico, Poiché queste due categorie rappresentano la maggior parte della popolazione, il long-COVID potrebbe costituire un problema di salute pubblica emergente.
Invecchiamento biologico e sindrome Post-COVID-19
CASSON, FEDERICA
2021/2022
Abstract
Presupposti dello studio: Molte sono le incognite sulle conseguenze a lungo termine che il COVID-19 ha sulla salute dei contagiati pauci- e asintomatici; Scopo: Definire la prevalenza degli effetti a lungo termine del virus SARS-CoV-2 su operatori sanitari asintomatici e pauci-sintomatici a circa un anno dall’infezione e determinare se lo sviluppo di PCS può essere ricondotto ad una accelerazione dell’invecchiamento biologico; Materiali e metodi: Studio osservazionale su OS positivi a SARS-CoV-2 valutati mediante: anamnesi generale e lavorativa, persistenza dei sintomi a breve, medio e lungo termine, WAI, analisi ematochimiche, espettorato indotto, tampone nasale, spirometria globale, variabilità del ritmo cardiaco, analisi d’invecchiamento biologico (DNAmAge); Risultati: La prevalenza di effetti a lungo termine è del 29% a circa un anno dall’infezione. Le donne sviluppano prevalentemente tali sintomi ma presentano una maggiore tendenza alla risoluzione (p<0,01) rispetto ai maschi, nei quali i sintomi permangono (p=0.714). La DNAmAge sistemica aumenta con l’età (p>0,0001), nei maschi (p=0,008), con la durata dell’infezione (p=0,04), al diminuire del numero di linfociti (p=0,04) e della funzionalità respiratoria (FEV1) (p=0,005); Conclusioni: Il modello di follow-up proposto ha permesso di identificare sequele a lungo termine di COVID-19 anche in soggetti asintomatici e pauci-sintomatici con implicazioni per l’invecchiamento biologico, Poiché queste due categorie rappresentano la maggior parte della popolazione, il long-COVID potrebbe costituire un problema di salute pubblica emergente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/32121