Al principio del XIII secolo, l’inventore arabo al-Jazari scrisse un trattato intitolato "Libro della conoscenza di ingegnosi dispositivi meccanici", nel quale presentò la costruzione di cinquanta automi, funzionanti ad acqua o ad aria compressa, e corredò le descrizioni di illustrazioni. Il presente studio si propone di ricercare le origini della lunga tradizione sulla realizzazione di macchine semoventi, e di riportare le attestazioni più significative provenienti dal mondo greco-romano, dalla Persia, da Bisanzio, dalla Cina, dall’India e dal dar al-Islam. In secondo luogo, dopo aver delineato il contesto storico e culturale nel quale visse al-Jazari, l’elaborato ha come obiettivo l’analisi della sua opera e, soprattutto, lo studio stilistico e formale delle immagini contenute nel testimone più antico. Successivamente, ampio spazio è riservato alle altre copie conosciute, al fine di creare un repertorio della tradizione manoscritta nel corso dei secoli. Infine, l’ultima parte intende dimostrare come questi dispositivi non furono solamente congegni immaginari, ma automi pensati da un vero e proprio ingegnere meccanico per essere costruiti e utilizzati.
Scienza per immagini. Le miniature del "Libro della conoscenza di ingegnosi dispositivi meccanici" di al-Jazari (XIII-XIX s.).
MAGAGNIN, ALICE
2021/2022
Abstract
Al principio del XIII secolo, l’inventore arabo al-Jazari scrisse un trattato intitolato "Libro della conoscenza di ingegnosi dispositivi meccanici", nel quale presentò la costruzione di cinquanta automi, funzionanti ad acqua o ad aria compressa, e corredò le descrizioni di illustrazioni. Il presente studio si propone di ricercare le origini della lunga tradizione sulla realizzazione di macchine semoventi, e di riportare le attestazioni più significative provenienti dal mondo greco-romano, dalla Persia, da Bisanzio, dalla Cina, dall’India e dal dar al-Islam. In secondo luogo, dopo aver delineato il contesto storico e culturale nel quale visse al-Jazari, l’elaborato ha come obiettivo l’analisi della sua opera e, soprattutto, lo studio stilistico e formale delle immagini contenute nel testimone più antico. Successivamente, ampio spazio è riservato alle altre copie conosciute, al fine di creare un repertorio della tradizione manoscritta nel corso dei secoli. Infine, l’ultima parte intende dimostrare come questi dispositivi non furono solamente congegni immaginari, ma automi pensati da un vero e proprio ingegnere meccanico per essere costruiti e utilizzati.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/35101