Ci sono vari motivi per cui una persona può “finire dentro”. Tutti e tutte coloro che si ritrovano all’interno di un circuito penale per scontare una pena sono lì per fatti criminosi commessi a causa di numerose condizioni, dipendenti o meno dalle persone stesse. Condizioni svantaggiate di vita, mancanza di concrete possibilità, contesti con stimoli devianti, influenze familiari, influenze amicali, disturbi mentali, marginalità sociale, esclusione sociale e molto altro. Ogni persona ha il proprio vissuto, le proprie esperienze, le proprie caratteristiche, e per valutare e giudicare quella persona in maniera “giusta” si dovrebbero tenere in considerazione molti fattori diversi. Alcuni atti criminosi hanno socialmente e giuridicamente un grosso peso e prevedono importanti sanzioni, che portano inevitabilmente degli stigma che accompagneranno i condannati per il resto della loro vita. Anche se nella vita di tutti i giorni ci ripetiamo sempre più spesso che una singola caratteristica o esperienza di una persona non la definisce interamente, in alcuni casi ancora non riusciamo a fare questo ragionamento. E questo è il caso dell’esperienza detentiva, che comincia in un momento ben preciso, ma che effettivamente non si potrà mai dire conclusa, perché continuerà ad avere ripercussioni ed effetti anche dopo la fine della pena. Finisce la pena formale, la punizione, ma non finiscono i suoi effetti, le sue ripercussioni. La detenzione dovrebbe avere come scopo quello di dare una punizione quanto più proporzionata al reato che si è commesso, e allo stesso tempo dovrebbe includere un percorso di rieducazione, che “non ha solo un valore iterativo, di ripetizione dell’azione già compiuta (educare, abilitare, socializzare una seconda volta), né indica esclusivamente un valore intensivo (educare, abilitare, socializzare di più), ma manifesta anche il tentativo di ripristino di qualcosa considerato perduto o corrotto a causa delle azioni compiute” (Decembrotto, 2020, pg. 41). Questo proposito, per come è definito, non ha scopi e prassi precisi, neanche nella legge stessa, ma anzi viene “volutamente lasciato alla libera adesione del soggetto recluso, in una prospettiva teorica lontana da quella dell’indottrinamento di una condotta morale socialmente accettabile” (Decembrotto, 2020, pg. 44). Oltre alle varie problematiche legate alla rieducazione dei detenuti, che portano con sé molte questioni complesse, in questo lavoro andremo a focalizzarci su altri fattori che influiscono sull’inserimento post-penitenziario nella società della ex-popolazione detenuta. Si tratta di fattori che sono poco indagati dalla letteratura attuale in merito al reinserimento e alla recidiva degli ex-detenuti, e per questo si è scelto di dare loro uno sguardo più approfondito, cercando di identificare qualche schema determinante. In particolare, si andrà ad indagare come si pone l’opinione pubblica nei confronti degli ex-detenuti, e come questa percezione vada poi ad impattare sul loro reinserimento nella società. Non solo: l’opinione pubblica sembra influenzare anche il legislatore e le condizioni delle carceri. E questo ci spinge maggiormente ad indagarne la percezione, per capire in che modo essa finisce per avere un ruolo decisivo in questioni su cui non dovrebbe avere un’influenza così importante.

Opinione pubblica e stigma: l’esperienza dell’ex detenuto

SRDJEVIC, KRISTINA
2021/2022

Abstract

Ci sono vari motivi per cui una persona può “finire dentro”. Tutti e tutte coloro che si ritrovano all’interno di un circuito penale per scontare una pena sono lì per fatti criminosi commessi a causa di numerose condizioni, dipendenti o meno dalle persone stesse. Condizioni svantaggiate di vita, mancanza di concrete possibilità, contesti con stimoli devianti, influenze familiari, influenze amicali, disturbi mentali, marginalità sociale, esclusione sociale e molto altro. Ogni persona ha il proprio vissuto, le proprie esperienze, le proprie caratteristiche, e per valutare e giudicare quella persona in maniera “giusta” si dovrebbero tenere in considerazione molti fattori diversi. Alcuni atti criminosi hanno socialmente e giuridicamente un grosso peso e prevedono importanti sanzioni, che portano inevitabilmente degli stigma che accompagneranno i condannati per il resto della loro vita. Anche se nella vita di tutti i giorni ci ripetiamo sempre più spesso che una singola caratteristica o esperienza di una persona non la definisce interamente, in alcuni casi ancora non riusciamo a fare questo ragionamento. E questo è il caso dell’esperienza detentiva, che comincia in un momento ben preciso, ma che effettivamente non si potrà mai dire conclusa, perché continuerà ad avere ripercussioni ed effetti anche dopo la fine della pena. Finisce la pena formale, la punizione, ma non finiscono i suoi effetti, le sue ripercussioni. La detenzione dovrebbe avere come scopo quello di dare una punizione quanto più proporzionata al reato che si è commesso, e allo stesso tempo dovrebbe includere un percorso di rieducazione, che “non ha solo un valore iterativo, di ripetizione dell’azione già compiuta (educare, abilitare, socializzare una seconda volta), né indica esclusivamente un valore intensivo (educare, abilitare, socializzare di più), ma manifesta anche il tentativo di ripristino di qualcosa considerato perduto o corrotto a causa delle azioni compiute” (Decembrotto, 2020, pg. 41). Questo proposito, per come è definito, non ha scopi e prassi precisi, neanche nella legge stessa, ma anzi viene “volutamente lasciato alla libera adesione del soggetto recluso, in una prospettiva teorica lontana da quella dell’indottrinamento di una condotta morale socialmente accettabile” (Decembrotto, 2020, pg. 44). Oltre alle varie problematiche legate alla rieducazione dei detenuti, che portano con sé molte questioni complesse, in questo lavoro andremo a focalizzarci su altri fattori che influiscono sull’inserimento post-penitenziario nella società della ex-popolazione detenuta. Si tratta di fattori che sono poco indagati dalla letteratura attuale in merito al reinserimento e alla recidiva degli ex-detenuti, e per questo si è scelto di dare loro uno sguardo più approfondito, cercando di identificare qualche schema determinante. In particolare, si andrà ad indagare come si pone l’opinione pubblica nei confronti degli ex-detenuti, e come questa percezione vada poi ad impattare sul loro reinserimento nella società. Non solo: l’opinione pubblica sembra influenzare anche il legislatore e le condizioni delle carceri. E questo ci spinge maggiormente ad indagarne la percezione, per capire in che modo essa finisce per avere un ruolo decisivo in questioni su cui non dovrebbe avere un’influenza così importante.
2021
Public opinion and stigma: the ex-prisoner's experience
stigma
opinione pubblica
reinserimento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/35899