Il progresso scientifico degli ultimi 50 anni ha permesso all’uomo di debellare numerose patologie, migliorando le condizioni di vita e aumentando la spettanza di vita; dall’altra ha portato alla luce patologie che prima “non avevano il tempo” di manifestarsi. Tra queste emergono in particolare il declino cognitivo e la demenza, con quasi 10 milioni di nuovi casi ogni anno. L’esercizio fisico che alla fine del secolo scorso era considerato quasi esclusivamente come un’attività ricreativa si è visto riconoscere una sua importanza per la salute generale delle persone, e, negli ultimi anni, anche nel contrastare le patologie neurodegenerative. L’attività fisica è infatti in grado di stimolare la produzione di fattori neurotrofici cerebrali, che sembrano avere un effetto neuroprotettivo cerebrale, oltre che a ridurre i fattori di rischio cerebrovascolari, come ipertensione, diabete e sovrappeso. Diversi studi hanno infatti evidenziato come la pratica di esercizio aerobico correli positivamente con punteggi cognitivi migliori, volumi ippocampali e memoria migliori rispetto a coetanei sedentari. Tuttavia, ad oggi non ci sono delle indicazioni precise sugli effetti delle differenti modalità di esercizio per prevenire e gestire l’insorgenza di demenza. L’obiettivo di questo lavoro è quello di mettere in luce le scoperte ad ora disponibili, evidenziando le peculiarità delle diverse modalità di esercizio e provando a dare una personale interpretazione sulla base della letteratura scientifica attualmente disponibile.
Il ruolo dell’attività fisica nel declino cognitivo: interventi per riappropriarsi del proprio vivere
BARISON, MATTEO
2021/2022
Abstract
Il progresso scientifico degli ultimi 50 anni ha permesso all’uomo di debellare numerose patologie, migliorando le condizioni di vita e aumentando la spettanza di vita; dall’altra ha portato alla luce patologie che prima “non avevano il tempo” di manifestarsi. Tra queste emergono in particolare il declino cognitivo e la demenza, con quasi 10 milioni di nuovi casi ogni anno. L’esercizio fisico che alla fine del secolo scorso era considerato quasi esclusivamente come un’attività ricreativa si è visto riconoscere una sua importanza per la salute generale delle persone, e, negli ultimi anni, anche nel contrastare le patologie neurodegenerative. L’attività fisica è infatti in grado di stimolare la produzione di fattori neurotrofici cerebrali, che sembrano avere un effetto neuroprotettivo cerebrale, oltre che a ridurre i fattori di rischio cerebrovascolari, come ipertensione, diabete e sovrappeso. Diversi studi hanno infatti evidenziato come la pratica di esercizio aerobico correli positivamente con punteggi cognitivi migliori, volumi ippocampali e memoria migliori rispetto a coetanei sedentari. Tuttavia, ad oggi non ci sono delle indicazioni precise sugli effetti delle differenti modalità di esercizio per prevenire e gestire l’insorgenza di demenza. L’obiettivo di questo lavoro è quello di mettere in luce le scoperte ad ora disponibili, evidenziando le peculiarità delle diverse modalità di esercizio e provando a dare una personale interpretazione sulla base della letteratura scientifica attualmente disponibile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/37096