"Man is a social animal," these are the words used by Aristotle to define humankind. We are capable of organizing ourselves into groups and building societies within which we spend most of our lives. This need for togetherness has long been studied by various disciplines, not least psychology. This need to connect with each other is even more obvious when we consider that no child is able to survive alone, without care from one or more caregivers, for the first few years of its life. Without outside help, the infant is unable to feed, move and receive affection, which is also essential for its survival. Efforts by several disciplines including psychology, neuroscience and biology have identified several components, both social and biological in nature, that drive not only children to seek external support, but at the same time predispose adults to care for them. Through interactions with their caregivers, children learn to make meaning of their surroundings, learn to talk and explore their environment. The considerations made so far are the basis for several research projects, including the BRAINBOW project. Conducted jointly by a research group from the University of Padua and a team from the University of Trento, the project's goals include studying how, in pairs of same-sex mothers, behavioral and neural components of caring for their child interact with each other. The goal is to understand whether differences in brain activation (measured by EEG and fMRI) and behavioral manifestations (measured by EAS) between primary and secondary caregivers are present in the samples tested.

“L’uomo è un’animale sociale”, queste sono le parole utilizzate da Aristotele per definire il genere umano. Siamo capaci di organizzarci in gruppi e costruire società entro le quali passiamo la maggior parte delle nostre vite. Questo bisogno di unione è stato a lungo studiato da diverse discipline, non ultima la psicologia. Questa necessità di entrare in relazione con l’altro risulta ancora più ovvia se pensiamo che nessun bambino è in grado di sopravvivere da solo, senza le cure da parte di uno o più caregivers, per i primi anni della sua vita. Senza un aiuto esterno, il neonato non è in grado di alimentarsi, di muoversi e di ricevere affetto, anch’esso fondamentale per la sua sopravvivenza. Gli sforzi di diverse discipline tra cui la psicologia, le neuroscienze e la biologia hanno permesso di identificare diverse componenti, di natura sia sociale che biologica, che spingono non solo i bambini a ricercare il sostegno esterno, ma che allo stesso tempo predispongono gli adulti a prendersi cura di loro. Tramite le interazioni con i propri caregivers, i bambini imparano a dare un significato a ciò che li circonda, imparano a parlare e ad esplorare l’ambiente che li ospita. Le considerazioni fatte finora sono le basi che hanno permesso la realizzazione di diversi progetti di ricerca, tra cui il progetto BRAINBOW. Condotto congiuntamente da un gruppo di ricerca dell’Università degli studi di Padova e da un team dell’Università degli studi di Trento, il progetto ha tra i vari obiettivi quello di studiare il modo in cui, in coppie di madri omosessuali, interagiscono tra di loro componenti comportamentali e neurali di cura del proprio bambino. L’obiettivo è quello di comprendere se nei campioni testati sono presenti differenze a livello di attivazione cerebrale (misurata tramite EEG e fMRI) e di manifestazioni comportamentali (misurate tramite EAS) tra caregiver primario e caregiver secondario.

La responsività genitoriale ed il coinvolgimento nelle cure del bambino in famiglie lesbo genitoriali: uno studio EEG.

ARMAGNI, MATTEO
2021/2022

Abstract

"Man is a social animal," these are the words used by Aristotle to define humankind. We are capable of organizing ourselves into groups and building societies within which we spend most of our lives. This need for togetherness has long been studied by various disciplines, not least psychology. This need to connect with each other is even more obvious when we consider that no child is able to survive alone, without care from one or more caregivers, for the first few years of its life. Without outside help, the infant is unable to feed, move and receive affection, which is also essential for its survival. Efforts by several disciplines including psychology, neuroscience and biology have identified several components, both social and biological in nature, that drive not only children to seek external support, but at the same time predispose adults to care for them. Through interactions with their caregivers, children learn to make meaning of their surroundings, learn to talk and explore their environment. The considerations made so far are the basis for several research projects, including the BRAINBOW project. Conducted jointly by a research group from the University of Padua and a team from the University of Trento, the project's goals include studying how, in pairs of same-sex mothers, behavioral and neural components of caring for their child interact with each other. The goal is to understand whether differences in brain activation (measured by EEG and fMRI) and behavioral manifestations (measured by EAS) between primary and secondary caregivers are present in the samples tested.
2021
Parental responsiveness and involvement in child's care in parental lesbo families: an EEG study.
“L’uomo è un’animale sociale”, queste sono le parole utilizzate da Aristotele per definire il genere umano. Siamo capaci di organizzarci in gruppi e costruire società entro le quali passiamo la maggior parte delle nostre vite. Questo bisogno di unione è stato a lungo studiato da diverse discipline, non ultima la psicologia. Questa necessità di entrare in relazione con l’altro risulta ancora più ovvia se pensiamo che nessun bambino è in grado di sopravvivere da solo, senza le cure da parte di uno o più caregivers, per i primi anni della sua vita. Senza un aiuto esterno, il neonato non è in grado di alimentarsi, di muoversi e di ricevere affetto, anch’esso fondamentale per la sua sopravvivenza. Gli sforzi di diverse discipline tra cui la psicologia, le neuroscienze e la biologia hanno permesso di identificare diverse componenti, di natura sia sociale che biologica, che spingono non solo i bambini a ricercare il sostegno esterno, ma che allo stesso tempo predispongono gli adulti a prendersi cura di loro. Tramite le interazioni con i propri caregivers, i bambini imparano a dare un significato a ciò che li circonda, imparano a parlare e ad esplorare l’ambiente che li ospita. Le considerazioni fatte finora sono le basi che hanno permesso la realizzazione di diversi progetti di ricerca, tra cui il progetto BRAINBOW. Condotto congiuntamente da un gruppo di ricerca dell’Università degli studi di Padova e da un team dell’Università degli studi di Trento, il progetto ha tra i vari obiettivi quello di studiare il modo in cui, in coppie di madri omosessuali, interagiscono tra di loro componenti comportamentali e neurali di cura del proprio bambino. L’obiettivo è quello di comprendere se nei campioni testati sono presenti differenze a livello di attivazione cerebrale (misurata tramite EEG e fMRI) e di manifestazioni comportamentali (misurate tramite EAS) tra caregiver primario e caregiver secondario.
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EEG
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/38474