L’istituto dell’affido familiare, così come stabilito all’art.2 della legge 184/83, prevede che un minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo possa essere affidato a terzi, al fine di garantirgli mantenimento, educazione ed istruzione. Si sottolinea, inoltre, il carattere temporaneo di questo istituto che dovrebbe durare nel massimo 2 anni, anche se è prevista la possibilità di proroga da parte del Tribunale per i minorenni. Non sempre, però, è così: ci sono situazioni in cui il minore rimane con gli affidatari fino al raggiungimento della maggiore età, in quanto non sempre si riescono a risolvere le problematiche che ne hanno portato l’allontanamento dalla famiglia di origine. Il problema, però, si pone nel momento in cui ci si affaccia alla maggiore età: ai 18 anni, infatti, l’istituto dell’affido cessa le proprie funzioni e, con esse, ogni tipo di responsabilità per gli affidatari e quindi di tutela per il ragazzo. Se si prendono allora in esame i casi in cui si rende impossibile il rientro dai genitori biologici, ci si trova di fronte a situazioni in cui i ragazzi, pur avendo stretto forti e importanti legami con i genitori affidatari, non sono più legati a loro da nessun vincolo legale e giuridico. Oltre a questo, la letteratura sul tema evidenzia che, nonostante il raggiungimento della maggiore età, i ragazzi che hanno fatto esperienza di affido sono ancora molto bisognosi di aiuto e di supporto, dovendo ancora raggiungere quell’autonomia e quell’indipendenza che caratterizza l’età adulta. Si tratta dei cosiddetti “Care Leavers”, termine con cui si identificano coloro che hanno vissuto la maggior parte della loro vita in un contesto etero-familiare e che, al compimento dei 18 anni si ritrovano soli nel definire i propri percorsi futuri. Esclusione sociale, marginalizzazione, devianze, tendenza alla delinquenza: sono solo alcuni dei rischi in cui possono cadere i care leavers. Si tratta di un nodo estremamente critico sul quale le istituzioni da tempo discutono per trovare una possibile modalità di intervento. Ma allora, perché non partire sentendo il parere di coloro che sono direttamente coinvolti? La ricerca contenuta in questo elaborato si propone, attraverso la somministrazione di questionari e con una metodologia appartenente al paradigma della Social Network Analysis, di capire il punto di vista non solo degli operatori dei Centri per l’Affido e la Solidarietà Familiare (CASF), ma in primis dei ragazzi e delle ragazze, con riferimento ai bisogni che emergono in questa delicata fase della loro vita.
Il raggiungimento della maggiore età nell’affido familiare. Una ricerca sul capitale sociale costruito, i bisogni emergenti e il ruolo dei Care Leavers.
TROVO', GRETA
2021/2022
Abstract
L’istituto dell’affido familiare, così come stabilito all’art.2 della legge 184/83, prevede che un minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo possa essere affidato a terzi, al fine di garantirgli mantenimento, educazione ed istruzione. Si sottolinea, inoltre, il carattere temporaneo di questo istituto che dovrebbe durare nel massimo 2 anni, anche se è prevista la possibilità di proroga da parte del Tribunale per i minorenni. Non sempre, però, è così: ci sono situazioni in cui il minore rimane con gli affidatari fino al raggiungimento della maggiore età, in quanto non sempre si riescono a risolvere le problematiche che ne hanno portato l’allontanamento dalla famiglia di origine. Il problema, però, si pone nel momento in cui ci si affaccia alla maggiore età: ai 18 anni, infatti, l’istituto dell’affido cessa le proprie funzioni e, con esse, ogni tipo di responsabilità per gli affidatari e quindi di tutela per il ragazzo. Se si prendono allora in esame i casi in cui si rende impossibile il rientro dai genitori biologici, ci si trova di fronte a situazioni in cui i ragazzi, pur avendo stretto forti e importanti legami con i genitori affidatari, non sono più legati a loro da nessun vincolo legale e giuridico. Oltre a questo, la letteratura sul tema evidenzia che, nonostante il raggiungimento della maggiore età, i ragazzi che hanno fatto esperienza di affido sono ancora molto bisognosi di aiuto e di supporto, dovendo ancora raggiungere quell’autonomia e quell’indipendenza che caratterizza l’età adulta. Si tratta dei cosiddetti “Care Leavers”, termine con cui si identificano coloro che hanno vissuto la maggior parte della loro vita in un contesto etero-familiare e che, al compimento dei 18 anni si ritrovano soli nel definire i propri percorsi futuri. Esclusione sociale, marginalizzazione, devianze, tendenza alla delinquenza: sono solo alcuni dei rischi in cui possono cadere i care leavers. Si tratta di un nodo estremamente critico sul quale le istituzioni da tempo discutono per trovare una possibile modalità di intervento. Ma allora, perché non partire sentendo il parere di coloro che sono direttamente coinvolti? La ricerca contenuta in questo elaborato si propone, attraverso la somministrazione di questionari e con una metodologia appartenente al paradigma della Social Network Analysis, di capire il punto di vista non solo degli operatori dei Centri per l’Affido e la Solidarietà Familiare (CASF), ma in primis dei ragazzi e delle ragazze, con riferimento ai bisogni che emergono in questa delicata fase della loro vita.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/39569