Da quanto evidenziato dal rapporto biennale del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), il 91 % dei comuni italiani è a rischio idrogeologico ed è uno dei paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi. Il numero di fenomeni franosi stimati dall’ente è pari a 620.808 frane che coinvolgono un’area pari al 7,9% del territorio italiano. Tali dati, ricavati dall’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia evidenzia la predisposizione del nostro territorio a questa tipologia di dissesto dovuta alla particolare storia geologica e geomorfologica del nostro paese. La maggior parte dei fenomeni registrati sono caratterizzati da movimenti rapidi con elevate velocità e molto distruttivi (crolli, colate rapide), tuttavia esistono molteplici tipologie di fenomeno franoso con cinematismi più lenti (colate lente) che possono avere comunque effetti catastrofici. L’aggiornamento ISPRA della mappa della pericolosità da frana include le zone potenzialmente suscettibili a fenomeni franosi, oltre quelle già soggetto a dissesto. Tali zone sono state classificate in 5 classi di pericolosità P4, P3, P2, P1(aree di pericolosità) e AA (aree di attenzione) in ordine decrescente di rischio. La superficie totale di aree di pericolosità e delle aree di attenzione nel territorio nazionale è pari a 59.981 Km2, corrispondente al 19.9 % del territorio nazionale. Se vengono considerate solamente le classi a maggiore pericolosità, nelle quali i diversi enti hanno imposto vincoli restrittivi sul territorio, si ha che quest’ultime interessano l’8,4% del territorio nazionale. Da questi dati capiamo che la popolazione italiana deve essere sensibilizzata sull’esistenza e sulla pericolosità di questi fenomeni sul territorio nazionale e sui danni che essi possono provocare. Risulta inoltre di interesse l’attività di monitoraggio di questi eventi come forma di prevenzione e controllo su eventuali crolli. La valutazione di possibili interventi per ridurre la classe di pericolosità dei fenomeni franosi in atto sul suolo italiano risulta quindi fondamentale nel processo di mitigazione del rischio. Questo lavoro di tesi, analizzando nello specifico la frana di Sant’Andrea -Perarolo di Cadore (BL), si pone l’obbiettivo di valutare dei possibili interventi per la stabilizzazione del versante in modo tale che questi possano lavorare in maniera ottimale e rappresentare un documento di interesse per i progettisti che lavorano nel settore.
Valutazione dell'efficacia degli interventi per la stabilizzazione e la riduzione del rischio geomorfologico connesso al fenomeno franoso di Sant'Andrea - Perarolo di Cadore (BL)
DRUSIAN, FEDERICO
2021/2022
Abstract
Da quanto evidenziato dal rapporto biennale del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), il 91 % dei comuni italiani è a rischio idrogeologico ed è uno dei paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi. Il numero di fenomeni franosi stimati dall’ente è pari a 620.808 frane che coinvolgono un’area pari al 7,9% del territorio italiano. Tali dati, ricavati dall’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia evidenzia la predisposizione del nostro territorio a questa tipologia di dissesto dovuta alla particolare storia geologica e geomorfologica del nostro paese. La maggior parte dei fenomeni registrati sono caratterizzati da movimenti rapidi con elevate velocità e molto distruttivi (crolli, colate rapide), tuttavia esistono molteplici tipologie di fenomeno franoso con cinematismi più lenti (colate lente) che possono avere comunque effetti catastrofici. L’aggiornamento ISPRA della mappa della pericolosità da frana include le zone potenzialmente suscettibili a fenomeni franosi, oltre quelle già soggetto a dissesto. Tali zone sono state classificate in 5 classi di pericolosità P4, P3, P2, P1(aree di pericolosità) e AA (aree di attenzione) in ordine decrescente di rischio. La superficie totale di aree di pericolosità e delle aree di attenzione nel territorio nazionale è pari a 59.981 Km2, corrispondente al 19.9 % del territorio nazionale. Se vengono considerate solamente le classi a maggiore pericolosità, nelle quali i diversi enti hanno imposto vincoli restrittivi sul territorio, si ha che quest’ultime interessano l’8,4% del territorio nazionale. Da questi dati capiamo che la popolazione italiana deve essere sensibilizzata sull’esistenza e sulla pericolosità di questi fenomeni sul territorio nazionale e sui danni che essi possono provocare. Risulta inoltre di interesse l’attività di monitoraggio di questi eventi come forma di prevenzione e controllo su eventuali crolli. La valutazione di possibili interventi per ridurre la classe di pericolosità dei fenomeni franosi in atto sul suolo italiano risulta quindi fondamentale nel processo di mitigazione del rischio. Questo lavoro di tesi, analizzando nello specifico la frana di Sant’Andrea -Perarolo di Cadore (BL), si pone l’obbiettivo di valutare dei possibili interventi per la stabilizzazione del versante in modo tale che questi possano lavorare in maniera ottimale e rappresentare un documento di interesse per i progettisti che lavorano nel settore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/41097