Il presente lavoro analizza le misure sanzionatorie adottate dall’Unione Europea e dalla Federazione Russa in seguito all’annessione della Crimea, indaga gli obiettivi dei paesi occidentali e di Mosca ed esamina la portata delle ripercussioni economiche subite a causa del varo di sanzioni e controsanzioni nell’arco temporale dal 2014 al 2021. L’elaborato riassume dapprima il contesto storico e geopolitico in cui si è sviluppato il conflitto russo-ucraino che nel 2014 è culminato nell’annessione russa della Crimea e ha portato ad una situazione di instabilità nel Donbass, sottolineando come dal punto di vista russo si argomentasse il diritto quasi naturale di Mosca al dominio sull’Ucraina e la continua percezione della minaccia occidentale alla sfera di influenza russa. Viene poi analizzata la reazione di Bruxelles agli avvenimenti verificatisi in Ucraina, prendendo in considerazione i dibattiti avvenuti sulla questione all’interno dell’Unione. Nonostante le crescenti divisioni all'interno dell’UE il pacchetto di misure contro Mosca è stato periodicamente rinnovato, dimostrando come l’obiettivo ultimo appare orientato a respingere i tentativi di Mosca di minare gli interessi di Bruxelles e rafforzare la propria posizione liberaldemocratica. Il caso della Russia è rilevante nella storia delle sanzioni dell’Unione Europea perché, per la prima volta, delle misure restrittive (anche se mirate) sono state adottate nei confronti di uno stato di dimensioni economiche considerevoli e il cui mercato è così importante per l’UE, da causare ripercussioni sullo stesso ente sanzionante. Dall’analisi della questione risulta che Bruxelles ha deciso di non imporre sanzioni severe e dirette all'energia russa, perché, anche se queste sarebbero risultate il modo più efficace per sanzionare il paese, la stessa Unione avrebbe avuto gravi ripercussioni vista la forte dipendenza da gas naturale e petrolio russo. Inoltre, a causa della distribuzione ineguale della ricchezza e del potere all’interno della Russia, l’imposizione di misure restrittive “intelligenti” contro Mosca non ha realmente compromesso gli esponenti delle élite politiche e finanziarie della società russa. Dalla prospettiva russa vengono presentate le contromisure adottate dal Cremlino, principalmente sotto forma di embargo alimentare e la controversia sulla legittimità delle sanzioni occidentali, con l’argomentazione avanzata da Mosca sulla presunta mancanza di base giuridica delle sanzioni imposte unilateralmente dall’Unione Europea al di fuori del quadro istituzionale dell’ONU. Centrale nella disamina risulta anche l’opposizione ideologica russa all’egemonia occidentale e all’unipolarismo statunitense, che negli ultimi decenni ha permesso l’intensificarsi di un allineamento ideologico, economico e politico fra Mosca e Pechino. L’elaborato si conclude con un approfondimento sulla cultura del “conservatorismo russo”, il quale ha sempre accompagnato il percorso di sviluppo del paese, offrendo un rifugio ogni qual volta si sentisse minacciato dall’esterno. Si analizzerà come il cosiddetto “conservatorismo russo” sia fondato su principi quali sovranità, autocrazia, ortodossia, patriottismo, militarismo, oligarchia, famiglia tradizionale e status di grande potenza. Essi concorrerebbero a definire l’identità nazionale russa, quanto meno quella al centro del putinismo, ovvero la linea politica del Presidente Putin. Il lavoro mostra come nonostante il deterioramento delle relazioni economiche e commerciali tra l’Unione Europea e la Federazione Russa fra il 2014 e il 2021, le due parti avevano continuato a detenere una profonda interdipendenza strutturale.

L’Unione Europea e la Federazione Russa: interessi e ripercussioni economiche delle misure sanzionatorie adottate dal 2014 al 2021

CALOCCHIO, SILVIA
2021/2022

Abstract

Il presente lavoro analizza le misure sanzionatorie adottate dall’Unione Europea e dalla Federazione Russa in seguito all’annessione della Crimea, indaga gli obiettivi dei paesi occidentali e di Mosca ed esamina la portata delle ripercussioni economiche subite a causa del varo di sanzioni e controsanzioni nell’arco temporale dal 2014 al 2021. L’elaborato riassume dapprima il contesto storico e geopolitico in cui si è sviluppato il conflitto russo-ucraino che nel 2014 è culminato nell’annessione russa della Crimea e ha portato ad una situazione di instabilità nel Donbass, sottolineando come dal punto di vista russo si argomentasse il diritto quasi naturale di Mosca al dominio sull’Ucraina e la continua percezione della minaccia occidentale alla sfera di influenza russa. Viene poi analizzata la reazione di Bruxelles agli avvenimenti verificatisi in Ucraina, prendendo in considerazione i dibattiti avvenuti sulla questione all’interno dell’Unione. Nonostante le crescenti divisioni all'interno dell’UE il pacchetto di misure contro Mosca è stato periodicamente rinnovato, dimostrando come l’obiettivo ultimo appare orientato a respingere i tentativi di Mosca di minare gli interessi di Bruxelles e rafforzare la propria posizione liberaldemocratica. Il caso della Russia è rilevante nella storia delle sanzioni dell’Unione Europea perché, per la prima volta, delle misure restrittive (anche se mirate) sono state adottate nei confronti di uno stato di dimensioni economiche considerevoli e il cui mercato è così importante per l’UE, da causare ripercussioni sullo stesso ente sanzionante. Dall’analisi della questione risulta che Bruxelles ha deciso di non imporre sanzioni severe e dirette all'energia russa, perché, anche se queste sarebbero risultate il modo più efficace per sanzionare il paese, la stessa Unione avrebbe avuto gravi ripercussioni vista la forte dipendenza da gas naturale e petrolio russo. Inoltre, a causa della distribuzione ineguale della ricchezza e del potere all’interno della Russia, l’imposizione di misure restrittive “intelligenti” contro Mosca non ha realmente compromesso gli esponenti delle élite politiche e finanziarie della società russa. Dalla prospettiva russa vengono presentate le contromisure adottate dal Cremlino, principalmente sotto forma di embargo alimentare e la controversia sulla legittimità delle sanzioni occidentali, con l’argomentazione avanzata da Mosca sulla presunta mancanza di base giuridica delle sanzioni imposte unilateralmente dall’Unione Europea al di fuori del quadro istituzionale dell’ONU. Centrale nella disamina risulta anche l’opposizione ideologica russa all’egemonia occidentale e all’unipolarismo statunitense, che negli ultimi decenni ha permesso l’intensificarsi di un allineamento ideologico, economico e politico fra Mosca e Pechino. L’elaborato si conclude con un approfondimento sulla cultura del “conservatorismo russo”, il quale ha sempre accompagnato il percorso di sviluppo del paese, offrendo un rifugio ogni qual volta si sentisse minacciato dall’esterno. Si analizzerà come il cosiddetto “conservatorismo russo” sia fondato su principi quali sovranità, autocrazia, ortodossia, patriottismo, militarismo, oligarchia, famiglia tradizionale e status di grande potenza. Essi concorrerebbero a definire l’identità nazionale russa, quanto meno quella al centro del putinismo, ovvero la linea politica del Presidente Putin. Il lavoro mostra come nonostante il deterioramento delle relazioni economiche e commerciali tra l’Unione Europea e la Federazione Russa fra il 2014 e il 2021, le due parti avevano continuato a detenere una profonda interdipendenza strutturale.
2021
The European Union and the Russian Federation: economic interests and impacts of the sanctions adopted from 2014 to 2021
Unione Europea
Federazione Russa
Sanzioni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/41891