Il presente lavoro si propone di ripercorrere, attraverso una prospettiva storico-religiosa, il viaggio di Ippolito Desideri (1684-1733) e di restituirne il carattere integrale: partito da Roma, giunto via mare in India e incamminatosi a piedi verso il Tibet – territorio di missione al quale era stato assegnato – il gesuita vive un’esperienza che, attraverso prove di resistenza fisica, sofferenze emotive e confronto con l’alterità, coinvolge dimensione corporale, interiore ed esistenziale. Il lavoro articola il viaggio in tre traiettorie distinte, con l’obiettivo di mostrare la molteplicità di spazi e distanze (fisici e figurati) della vicenda desideriana. La prima traiettoria descrive l’ascesa al Tibet, un luogo che il gesuita sente essergli stato affidato per volere di Dio, una sorta di nostos verso il proprio “posto nel mondo”. La seconda traiettoria, sullo sfondo della dimensione esplorativa, disegna una linea orizzontale tra Roma e Lhasa e mette in luce la percezione della lontananza fra due realtà agli antipodi. La terza, infine, segue il viaggio verticale del gesuita: un’immersione nella dottrina buddhista tibetana nel tentativo di comprenderla, avvicinarla e tradurla compatibilmente con il proprio ordine del mondo.
Ascesa al Tibet e immersione nelle dottrine: il viaggio integrale di Ippolito Desideri
MELLINI, ELKE
2021/2022
Abstract
Il presente lavoro si propone di ripercorrere, attraverso una prospettiva storico-religiosa, il viaggio di Ippolito Desideri (1684-1733) e di restituirne il carattere integrale: partito da Roma, giunto via mare in India e incamminatosi a piedi verso il Tibet – territorio di missione al quale era stato assegnato – il gesuita vive un’esperienza che, attraverso prove di resistenza fisica, sofferenze emotive e confronto con l’alterità, coinvolge dimensione corporale, interiore ed esistenziale. Il lavoro articola il viaggio in tre traiettorie distinte, con l’obiettivo di mostrare la molteplicità di spazi e distanze (fisici e figurati) della vicenda desideriana. La prima traiettoria descrive l’ascesa al Tibet, un luogo che il gesuita sente essergli stato affidato per volere di Dio, una sorta di nostos verso il proprio “posto nel mondo”. La seconda traiettoria, sullo sfondo della dimensione esplorativa, disegna una linea orizzontale tra Roma e Lhasa e mette in luce la percezione della lontananza fra due realtà agli antipodi. La terza, infine, segue il viaggio verticale del gesuita: un’immersione nella dottrina buddhista tibetana nel tentativo di comprenderla, avvicinarla e tradurla compatibilmente con il proprio ordine del mondo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/42013