Dopo una breve contestualizzazione sul clima di modernità che invade il cinema francese alla fine degli anni Cinquanta grazie alla Nouvelle vague, si approfondirà in particolare quanto l’eredità di questa modernità sia fondamentale per la french new wave degli anni Ottanta o cinéma du look, di cui il regista Leos Carax rappresenta uno dei principali esponenti. Dopo aver introdotto alcune note registiche e biografiche del cineasta in questione per comprendere al meglio la sua filmografia, mi concentrerò principalmente sulla recente produzione filmica degli anni Duemila, periodo riconosciuto dalla critica cinematografica come espressione della rinascita o del riscatto del cosiddetto cinéaste maudit. Prenderò in esame dunque il cortometraggio Merde (2008), il quale è uno dei tre episodi dei quali si compone il film collettivo Tokyo! (2008): nel cortometraggio in questione, viene per la prima volta rappresentato un personaggio, Monsieur Merde, una sorta di uomo-mostro, che incarna totalmente il concetto di grottesco; esso sarà una figura fondamentale per Carax, infatti lo vedremo fare il suo ritorno sullo schermo anche nel film successivo, Holy Motors (2012). Dopo questo breve capitolo di raccordo incentrato sul cortometraggio sopracitato, mi focalizzerò sull’analisi degli ultimi due film di Carax, Holy Motors (2012) e Annette (2021). Dopo aver preso in esame alcuni elementi tecnici, approfondirò il concetto del gioco della finzione, di fondamentale importanza nei due lungometraggi menzionati sopra. Le due opere più recenti di Carax esibiscono l’illusione cinematografica stessa, mostrano al proprio pubblico la loro “vera” natura finzionale, esponendo l’universo filmico come costruzione spettacolare e proprio per questo totalmente illusoria e artificiosa, attraverso due modalità differenti: l'autoriflessività cinematografica e l'adesione consapevole all'artificio con la conseguente rottura della quarta parete.

Il gioco della finzione: Holy Motors e Annette di Leos Carax

TORRESAN, ANGELA
2021/2022

Abstract

Dopo una breve contestualizzazione sul clima di modernità che invade il cinema francese alla fine degli anni Cinquanta grazie alla Nouvelle vague, si approfondirà in particolare quanto l’eredità di questa modernità sia fondamentale per la french new wave degli anni Ottanta o cinéma du look, di cui il regista Leos Carax rappresenta uno dei principali esponenti. Dopo aver introdotto alcune note registiche e biografiche del cineasta in questione per comprendere al meglio la sua filmografia, mi concentrerò principalmente sulla recente produzione filmica degli anni Duemila, periodo riconosciuto dalla critica cinematografica come espressione della rinascita o del riscatto del cosiddetto cinéaste maudit. Prenderò in esame dunque il cortometraggio Merde (2008), il quale è uno dei tre episodi dei quali si compone il film collettivo Tokyo! (2008): nel cortometraggio in questione, viene per la prima volta rappresentato un personaggio, Monsieur Merde, una sorta di uomo-mostro, che incarna totalmente il concetto di grottesco; esso sarà una figura fondamentale per Carax, infatti lo vedremo fare il suo ritorno sullo schermo anche nel film successivo, Holy Motors (2012). Dopo questo breve capitolo di raccordo incentrato sul cortometraggio sopracitato, mi focalizzerò sull’analisi degli ultimi due film di Carax, Holy Motors (2012) e Annette (2021). Dopo aver preso in esame alcuni elementi tecnici, approfondirò il concetto del gioco della finzione, di fondamentale importanza nei due lungometraggi menzionati sopra. Le due opere più recenti di Carax esibiscono l’illusione cinematografica stessa, mostrano al proprio pubblico la loro “vera” natura finzionale, esponendo l’universo filmico come costruzione spettacolare e proprio per questo totalmente illusoria e artificiosa, attraverso due modalità differenti: l'autoriflessività cinematografica e l'adesione consapevole all'artificio con la conseguente rottura della quarta parete.
2021
The game of make-believe: Holy Motors and Annette by Leos Carax
Leos Carax
Holy Motors
Annette
Autoriflessività
Quarta parete
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/42047