This research aims to investigate how the post-development approach may innovate in a transformative way the place-based approach in local development projects, in order to open up the possibility of learning ‘from the margins’ and imagining a ‘pluriversal’ future. This will be done through an exploratory case study characterised by the application of creative and mobile research methodologies. The disruption advocated by the post-development approach, in fact, necessarily requires to rethink the nexus between epistemology and methodology. In particular, this research will consider a community walk undertaken in Gagliano Aterno (AQ), a small, marginal and depopulated village in an ‘inner area’ of Abruzzo region. This region was heated by a major earthquake in 2009 and it is currently a very complex field for the experimentation of local development projects aimed at repopulating and revitalizing it. In particular, the community walk performed in Gagliano Aterno prompted the local community to investigate the past, the present and the possible future of the village and was considered by the organizers an important step of the local development project named ‘Ritornanti al futuro’, which was animated by the aim of constructing shared aspirations toward the future. The research highlights that ‘cognitive injustice’ – which lies at the basis of the modernist ontology of universalism – is one of the main criticalities to address in order to frame local development in a transformative perspective. In order to enact the disruption advocated by post-development scholars, this research suggests that is strongly necessary to deeply question the power relations arisen in approaching such territories. This implies to take care of the connections between epistemology and methodology and to conceive oneself as part of what need to be transformed. Through the present investigation, I claim that a more just future for all may be constructed by properly by learning ‘from the margins’, searching for different conceptions of living, thinking and inhabiting that enable us to imagine a different, possible and ‘pluriversal’ future.

La ricerca si propone di indagare in che modo l’adozione di un approccio di post-sviluppo possa innovare in senso trasformativo il ‘place-based approach’ nei progetti di sviluppo locale, per ampliare la possibilità di imparare ‘dai margini’ e immaginare un futuro ‘pluriversale’. Ciò viene indagato attraverso un caso studio di tipo esplorativo, caratterizzato dall’utilizzo di metodologie di ricerca creative e mobili. La rottura auspicata dall'approccio di post-sviluppo, infatti, richiede necessariamente di ripensare il nesso tra epistemologia e metodologia. In particolare, la ricerca analizza una ‘camminata di comunità’ realizzata a Gagliano Aterno (AQ), un paese marginale, terremotato e spopolato situato in un ‘area interna’ dell’Abruzzo. Questa regione è stata colpita da un violento terremoto nel 2009 ed è attualmente un campo molto complesso per la sperimentazione di progetti di sviluppo locale volti a ripopolarla e rivitalizzarla. Nello specifico, la ‘camminata di comunità’ organizzata a Gagliano Aterno si è proposta di indagare con la comunità locale il passato, il presente e il possibile futuro del paese in via di spopolamento, nell’ambito di un progetto di sviluppo locale chiamato ‘Ritornanti al Futuro’. La ricerca evidenzia che l'‘ingiustizia cognitiva’ - alla base dell'ontologia modernista dell'universalismo - è una delle principali criticità da affrontare per inquadrare lo sviluppo locale in una prospettiva trasformativa. Per mettere in atto l'interruzione auspicata dagli studiosi del post-sviluppo, questa ricerca suggerisce che è estremamente necessario dunque mettere in discussione le relazioni di potere che si creano nell'approcciare questi territori. Ciò implica la necessità di curare le connessioni tra epistemologia e metodologia e di concepire se stessi come parte di ciò che deve essere trasformato. La presente indagine sostiene che imparare dal ‘Sud globale’ – da quelle aree lasciate ai margini dei processi di sviluppo – è il percorso da intraprendere verso un futuro più giusto per tutti, ricercando in questi luoghi diverse concezioni di vivere, di pensare e di abitare che ci permettano di immaginare un futuro diverso, possibile e ‘pluriversale’.

How to inhabit the future? Rethinking development through mobile methodologies in highly depopulated areas

MOSCHETTI, MARTA
2022/2023

Abstract

This research aims to investigate how the post-development approach may innovate in a transformative way the place-based approach in local development projects, in order to open up the possibility of learning ‘from the margins’ and imagining a ‘pluriversal’ future. This will be done through an exploratory case study characterised by the application of creative and mobile research methodologies. The disruption advocated by the post-development approach, in fact, necessarily requires to rethink the nexus between epistemology and methodology. In particular, this research will consider a community walk undertaken in Gagliano Aterno (AQ), a small, marginal and depopulated village in an ‘inner area’ of Abruzzo region. This region was heated by a major earthquake in 2009 and it is currently a very complex field for the experimentation of local development projects aimed at repopulating and revitalizing it. In particular, the community walk performed in Gagliano Aterno prompted the local community to investigate the past, the present and the possible future of the village and was considered by the organizers an important step of the local development project named ‘Ritornanti al futuro’, which was animated by the aim of constructing shared aspirations toward the future. The research highlights that ‘cognitive injustice’ – which lies at the basis of the modernist ontology of universalism – is one of the main criticalities to address in order to frame local development in a transformative perspective. In order to enact the disruption advocated by post-development scholars, this research suggests that is strongly necessary to deeply question the power relations arisen in approaching such territories. This implies to take care of the connections between epistemology and methodology and to conceive oneself as part of what need to be transformed. Through the present investigation, I claim that a more just future for all may be constructed by properly by learning ‘from the margins’, searching for different conceptions of living, thinking and inhabiting that enable us to imagine a different, possible and ‘pluriversal’ future.
2022
How to inhabit the future? Rethinking development through mobile methodologies in highly depopulated areas
La ricerca si propone di indagare in che modo l’adozione di un approccio di post-sviluppo possa innovare in senso trasformativo il ‘place-based approach’ nei progetti di sviluppo locale, per ampliare la possibilità di imparare ‘dai margini’ e immaginare un futuro ‘pluriversale’. Ciò viene indagato attraverso un caso studio di tipo esplorativo, caratterizzato dall’utilizzo di metodologie di ricerca creative e mobili. La rottura auspicata dall'approccio di post-sviluppo, infatti, richiede necessariamente di ripensare il nesso tra epistemologia e metodologia. In particolare, la ricerca analizza una ‘camminata di comunità’ realizzata a Gagliano Aterno (AQ), un paese marginale, terremotato e spopolato situato in un ‘area interna’ dell’Abruzzo. Questa regione è stata colpita da un violento terremoto nel 2009 ed è attualmente un campo molto complesso per la sperimentazione di progetti di sviluppo locale volti a ripopolarla e rivitalizzarla. Nello specifico, la ‘camminata di comunità’ organizzata a Gagliano Aterno si è proposta di indagare con la comunità locale il passato, il presente e il possibile futuro del paese in via di spopolamento, nell’ambito di un progetto di sviluppo locale chiamato ‘Ritornanti al Futuro’. La ricerca evidenzia che l'‘ingiustizia cognitiva’ - alla base dell'ontologia modernista dell'universalismo - è una delle principali criticità da affrontare per inquadrare lo sviluppo locale in una prospettiva trasformativa. Per mettere in atto l'interruzione auspicata dagli studiosi del post-sviluppo, questa ricerca suggerisce che è estremamente necessario dunque mettere in discussione le relazioni di potere che si creano nell'approcciare questi territori. Ciò implica la necessità di curare le connessioni tra epistemologia e metodologia e di concepire se stessi come parte di ciò che deve essere trasformato. La presente indagine sostiene che imparare dal ‘Sud globale’ – da quelle aree lasciate ai margini dei processi di sviluppo – è il percorso da intraprendere verso un futuro più giusto per tutti, ricercando in questi luoghi diverse concezioni di vivere, di pensare e di abitare che ci permettano di immaginare un futuro diverso, possibile e ‘pluriversale’.
post-development
mobile methodologies
depopulation
community walk
walking ethnography
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/44374