Il 21 febbraio 2020 viene diagnosticato il primo caso italiano di SARS-CoV-2 (Covid 19) in seguito denominato “paziente zero”. Il 4 marzo 2020 la prima legge con le indicazioni inerenti le restrizioni necessarie a contenere la diffusione del virus, dal 9 marzo iniziano le prime chiusure. L’11 marzo 2020 l’OMS dichiara lo stato di Pandemia. Questi i primi passi che hanno portato l’umanità a vivere un’esperienza per molti nuova, l’ultima pandemia risaliva al 1918, anno in cui si diffuse l’influenza ricordata come “La Spagnola”. Negli ultimi decenni del 1900 altre malattie virali hanno avuto diffusioni significative, pensiamo all’AIDS, all’Ebola, alla malattia di Creutzfeldt-Jakob meglio conosciuto come “morbo della mucca pazza”, l’Aviaria o Sars. In questi casi però la diffusione aveva sempre interessato gruppi limitati di persone, una popolazione particolare (come i tossicodipendenti o gli omosessuali all’inizio della diffusione del virus dell’HIV), un “loro” che per abitudini devianti e inclinazioni particolari, scarsa cura nell’igiene, consumo di alimenti o cotture inadeguate, arretratezza della scienza medica, non erano stati in grado di prevenire o curare queste malattie. La pandemia è caratterizzata, come si vede dalla prossimità dalle date elencate, da velocità di diffusione e interessamento di vaste aree e territori, questa volta il virus ha coinvolto tutti mettendo in crisi anche i sistemi sanitari più all’avanguardia. La pandemia, o meglio, le restrizione necessarie per il contenimento del virus, hanno riguardato tutta la società, non solo i sanitari chiamati ad occuparsene in prima persona. La diffusione della comunicazione mediatica ha permesso a tutta la popolazione di avere accesso ai reparti di terapia intensiva in cui erano ricoverati i pazienti che presentavano i sintomi più gravi della malattia, luoghi a cui, da sempre, per prassi l’accesso è contingentato e gli orari di visita sono limitati sia per tempo sia per numero di persone, durante i primi mesi della pandemia attraverso le telecamere sono stati accessibili per l’intero Paese. Ogni giorno alle 18 si aspettava di sapere qual era il bollettino del Covid, numeri altissimi che raccontavano di contagi, ricoveri ordinari e in terapia intensiva, guariti e morti. Con questo studio cercheremo di concentrarci sugli elementi che hanno riguardato in particolare gli aspetti della comunicazione ai tempi del Coronavirus, analizzando in particolare il vissuto di professionisti dell’arte, cantautori e cantautrici, attori/registi e attrici/registe di teatro e registi di cinema, persone che per professione si occupano di raccontare.

Racconti di-versi. Professioni dell'arte al tempo del Covid

D'ANGELO, CHIARA
2022/2023

Abstract

Il 21 febbraio 2020 viene diagnosticato il primo caso italiano di SARS-CoV-2 (Covid 19) in seguito denominato “paziente zero”. Il 4 marzo 2020 la prima legge con le indicazioni inerenti le restrizioni necessarie a contenere la diffusione del virus, dal 9 marzo iniziano le prime chiusure. L’11 marzo 2020 l’OMS dichiara lo stato di Pandemia. Questi i primi passi che hanno portato l’umanità a vivere un’esperienza per molti nuova, l’ultima pandemia risaliva al 1918, anno in cui si diffuse l’influenza ricordata come “La Spagnola”. Negli ultimi decenni del 1900 altre malattie virali hanno avuto diffusioni significative, pensiamo all’AIDS, all’Ebola, alla malattia di Creutzfeldt-Jakob meglio conosciuto come “morbo della mucca pazza”, l’Aviaria o Sars. In questi casi però la diffusione aveva sempre interessato gruppi limitati di persone, una popolazione particolare (come i tossicodipendenti o gli omosessuali all’inizio della diffusione del virus dell’HIV), un “loro” che per abitudini devianti e inclinazioni particolari, scarsa cura nell’igiene, consumo di alimenti o cotture inadeguate, arretratezza della scienza medica, non erano stati in grado di prevenire o curare queste malattie. La pandemia è caratterizzata, come si vede dalla prossimità dalle date elencate, da velocità di diffusione e interessamento di vaste aree e territori, questa volta il virus ha coinvolto tutti mettendo in crisi anche i sistemi sanitari più all’avanguardia. La pandemia, o meglio, le restrizione necessarie per il contenimento del virus, hanno riguardato tutta la società, non solo i sanitari chiamati ad occuparsene in prima persona. La diffusione della comunicazione mediatica ha permesso a tutta la popolazione di avere accesso ai reparti di terapia intensiva in cui erano ricoverati i pazienti che presentavano i sintomi più gravi della malattia, luoghi a cui, da sempre, per prassi l’accesso è contingentato e gli orari di visita sono limitati sia per tempo sia per numero di persone, durante i primi mesi della pandemia attraverso le telecamere sono stati accessibili per l’intero Paese. Ogni giorno alle 18 si aspettava di sapere qual era il bollettino del Covid, numeri altissimi che raccontavano di contagi, ricoveri ordinari e in terapia intensiva, guariti e morti. Con questo studio cercheremo di concentrarci sugli elementi che hanno riguardato in particolare gli aspetti della comunicazione ai tempi del Coronavirus, analizzando in particolare il vissuto di professionisti dell’arte, cantautori e cantautrici, attori/registi e attrici/registe di teatro e registi di cinema, persone che per professione si occupano di raccontare.
2022
Different tales. Artistic jobs in Covid Age
Restrizioni Covid
Tutela lavoratori
Teatro
Musica
Cinema
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/44845