Il presente contributo mira ad analizzare in chiave critica la particolare situazione che é data riscontrare all'interno dell'organizzazione del Ministero della giustizia e, in particolare, la circostanza che la maggior parte, per non dire la quasi totalità dei posti dirigenziali, risulta ricoperta da magistrati posti fuori ruolo. L'utilizzo da parte del Ministero di magistrati fuori ruolo e non di propri dirigenti amministrativi era stato originariamente introdotto nella prospettiva di garantire l'indipendenza dell'apparato giudiziario dall'esecutivo; l'autonomia del ruolo giurisdizionale non consentirebbe di affidare a dirigenti amministrativi compiti e prerogative di carattere decisionale esclusivo, altrimenti la struttura organizzativa non avrebbe più carattere servente. D'altra parte, il fatto che membri del potere giudiziario siano ancora oggi preposti agli uffici amministrativi, e svolgano quindi attività di carattere amministrativo, finisce con l'essere valutato negativamente in quanto nell'esercizio della funzione amministrativa viene coinvolto un Ordine che é, per la nostra Costituzione, indipendente. Se il potere giurisdizionale deve essere posto nella condizione di svolgere la propria funzione in modo autonomo, affidare nell'ambito di questo Ordine, ad un complesso di magistrati/dirigenti amministrativi compiti e prerogative dirigenziali, significa in ogni caso incidere negativamente su questa autonomia, vanificando di fatto la separazione tra potere giudiziario ed esecutivo. Alla luce di questa particolare situazione si andranno ad analizzare possibili soluzioni, verificando se opportuno che i magistrati debbano continuare o meno a ricoprire gli incarichi ministeriali finora affidati loro in via esclusiva.
" MINISTERO DELLA GIUSTIZIA E FUNZIONI AMMINISTRATIVE (AMMINISTRAZIONE DELLA GIURISDIZIONE E AMMINISTRAZIONE DEI SERVIZI DELLA GIUSTIZIA)"
TASCA, CARMEN MATTEA
2021/2022
Abstract
Il presente contributo mira ad analizzare in chiave critica la particolare situazione che é data riscontrare all'interno dell'organizzazione del Ministero della giustizia e, in particolare, la circostanza che la maggior parte, per non dire la quasi totalità dei posti dirigenziali, risulta ricoperta da magistrati posti fuori ruolo. L'utilizzo da parte del Ministero di magistrati fuori ruolo e non di propri dirigenti amministrativi era stato originariamente introdotto nella prospettiva di garantire l'indipendenza dell'apparato giudiziario dall'esecutivo; l'autonomia del ruolo giurisdizionale non consentirebbe di affidare a dirigenti amministrativi compiti e prerogative di carattere decisionale esclusivo, altrimenti la struttura organizzativa non avrebbe più carattere servente. D'altra parte, il fatto che membri del potere giudiziario siano ancora oggi preposti agli uffici amministrativi, e svolgano quindi attività di carattere amministrativo, finisce con l'essere valutato negativamente in quanto nell'esercizio della funzione amministrativa viene coinvolto un Ordine che é, per la nostra Costituzione, indipendente. Se il potere giurisdizionale deve essere posto nella condizione di svolgere la propria funzione in modo autonomo, affidare nell'ambito di questo Ordine, ad un complesso di magistrati/dirigenti amministrativi compiti e prerogative dirigenziali, significa in ogni caso incidere negativamente su questa autonomia, vanificando di fatto la separazione tra potere giudiziario ed esecutivo. Alla luce di questa particolare situazione si andranno ad analizzare possibili soluzioni, verificando se opportuno che i magistrati debbano continuare o meno a ricoprire gli incarichi ministeriali finora affidati loro in via esclusiva.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/46044