La metafora dello zampino sovietico venne elaborata da Stalin allorché egli si ritrovò a spiegare i motivi dietro la decisione di riprendere ufficialmente i rapporti diplomatici con l’Italia post-fascista nel marzo 1944: il paese si trovava allora soffocato dall’occupazione militare angloamericana, e il leader sovietico intravide in un tale gesto di distensione la speranza di destabilizzare il controllo angloamericano sul paese. Da quel momento e fino alla stesura finale del trattato di pace italiano alla Conferenza dei Ventuno, sia l’Italia che l’URSS videro nell’approfondimento delle relazioni bilaterali uno strumento attraverso il quale perseguire i propri interessi più elevati (il reinserimento nel consesso delle nazioni libere e un ammorbidimento delle condizioni di pace per la prima, la lotta diplomatica agli Stati Uniti e il rafforzamento della propria sfera d’influenza per la seconda). L’evoluzione delle relazioni fra Italia e Unione Sovietica tra il 1944 e la fine del 1946 rappresenta l’oggetto principale di questo lavoro; tuttavia, la fluidità e la complessità dello scenario internazionale dell’immediato dopoguerra, nonché lo status di superpotenza acquisito dall’URSS alla fine del conflitto, ha reso necessario soffermarsi anche sullo sviluppo dei rapporti fra l’Italia e gli altri Alleati, come pure dei contatti con le delegazioni austriaca e jugoslava in sede di trattative.. L’obiettivo di questo elaborato è dunque quello di ricostruire gli interessi in gioco e i fattori che di volta in volta determinarono l’atteggiamento russo verso l’Italia, e, di conseguenza, quali furono le reazioni italiane agli approcci e alle decisioni sovietiche. L’andamento delle relazioni fra i due paesi è stato ricostruito attraverso lo studio dell’archivio diplomatico pubblicato sul sito internet del Ministero degli Affari Esteri italiano, specificamente i volumi I, II, III e IV della decima serie: tali fonti sono state integrate con alcune monografie dedicate ad argomenti specifici della politica estera italiana del periodo indicato, con altri volumi i cui autori avevano avuto accesso agli archivi diplomatici sovietici e con le biografie di alcuni personaggi chiave del lasso di tempo preso in esame. Tale ricostruzione ha messo in mostra come da parte sovietica il primo ed unico obiettivo della propria politica estera fu il perseguimento dei propri interessi generali e della sfida all’America nelle prime avvisaglie della futura Guerra Fredda; ciononostante, sebbene non si possa parlare di una politica specifica per l’Italia, vi fu una grande attenzione al mantenimento di un atteggiamento amichevole quantomeno di facciata e alle reazioni interne alle prese di posizione russe, soprattutto in relazione alle conseguenze per il PCI sul piano politico ed elettorale. Da parte italiana, invece, pur con tutte le limitazioni derivanti dal controllo degli angloamericani e dai fattori di politica internazionale, si cercò in tutti i modi di rafforzare i legami con l’Unione Sovietica, se non sul piano politico almeno su quello economico e diplomatico; tuttavia, l’evidente contrapposizione fra gli obiettivi italiani e quelli sovietici emersa al tavolo dei negoziati costrinse la diplomazia italiana al riavvicinamento con gli Stati Uniti e l’Inghilterra, anche se in alcuni ambiti del trattato, come il confine con l’Austria, la convergenza fra interessi russi e italiani portò la diplomazia sovietica ad appoggiare le tesi italiane.

Lo "zampino sovietico" in Italia: la ripresa delle relazioni italo-russe durante la guerra

BAMBINI, TOMMASO
2022/2023

Abstract

La metafora dello zampino sovietico venne elaborata da Stalin allorché egli si ritrovò a spiegare i motivi dietro la decisione di riprendere ufficialmente i rapporti diplomatici con l’Italia post-fascista nel marzo 1944: il paese si trovava allora soffocato dall’occupazione militare angloamericana, e il leader sovietico intravide in un tale gesto di distensione la speranza di destabilizzare il controllo angloamericano sul paese. Da quel momento e fino alla stesura finale del trattato di pace italiano alla Conferenza dei Ventuno, sia l’Italia che l’URSS videro nell’approfondimento delle relazioni bilaterali uno strumento attraverso il quale perseguire i propri interessi più elevati (il reinserimento nel consesso delle nazioni libere e un ammorbidimento delle condizioni di pace per la prima, la lotta diplomatica agli Stati Uniti e il rafforzamento della propria sfera d’influenza per la seconda). L’evoluzione delle relazioni fra Italia e Unione Sovietica tra il 1944 e la fine del 1946 rappresenta l’oggetto principale di questo lavoro; tuttavia, la fluidità e la complessità dello scenario internazionale dell’immediato dopoguerra, nonché lo status di superpotenza acquisito dall’URSS alla fine del conflitto, ha reso necessario soffermarsi anche sullo sviluppo dei rapporti fra l’Italia e gli altri Alleati, come pure dei contatti con le delegazioni austriaca e jugoslava in sede di trattative.. L’obiettivo di questo elaborato è dunque quello di ricostruire gli interessi in gioco e i fattori che di volta in volta determinarono l’atteggiamento russo verso l’Italia, e, di conseguenza, quali furono le reazioni italiane agli approcci e alle decisioni sovietiche. L’andamento delle relazioni fra i due paesi è stato ricostruito attraverso lo studio dell’archivio diplomatico pubblicato sul sito internet del Ministero degli Affari Esteri italiano, specificamente i volumi I, II, III e IV della decima serie: tali fonti sono state integrate con alcune monografie dedicate ad argomenti specifici della politica estera italiana del periodo indicato, con altri volumi i cui autori avevano avuto accesso agli archivi diplomatici sovietici e con le biografie di alcuni personaggi chiave del lasso di tempo preso in esame. Tale ricostruzione ha messo in mostra come da parte sovietica il primo ed unico obiettivo della propria politica estera fu il perseguimento dei propri interessi generali e della sfida all’America nelle prime avvisaglie della futura Guerra Fredda; ciononostante, sebbene non si possa parlare di una politica specifica per l’Italia, vi fu una grande attenzione al mantenimento di un atteggiamento amichevole quantomeno di facciata e alle reazioni interne alle prese di posizione russe, soprattutto in relazione alle conseguenze per il PCI sul piano politico ed elettorale. Da parte italiana, invece, pur con tutte le limitazioni derivanti dal controllo degli angloamericani e dai fattori di politica internazionale, si cercò in tutti i modi di rafforzare i legami con l’Unione Sovietica, se non sul piano politico almeno su quello economico e diplomatico; tuttavia, l’evidente contrapposizione fra gli obiettivi italiani e quelli sovietici emersa al tavolo dei negoziati costrinse la diplomazia italiana al riavvicinamento con gli Stati Uniti e l’Inghilterra, anche se in alcuni ambiti del trattato, come il confine con l’Austria, la convergenza fra interessi russi e italiani portò la diplomazia sovietica ad appoggiare le tesi italiane.
2022
The soviet hand in Italy: the re-establishment of Italian-Russian relations during WWII
Ripresa
Relazioni
Italo-russe
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/46843