Da tempo la letteratura si è interrogata su quali possano essere i fattori che guidano l’individuo nell’operare un giudizio morale. In particolare, il giudizio morale è quel giudizio che consente agli esseri umani di prendere decisioni e valutare ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, insieme alla capacità di ragionare correttamente su cosa dovrebbe essere fatto in una situazione specifica. Greene e colleghi (2001, 2004, 2008) propongono il modello del doppio processo, che vede la risoluzione di un dilemma morale come l’esito dell’interazione di due sistemi in competizione reciproca: un processo veloce ed automatico (su base emotiva, chiamato deontologico) e uno più lento e controllato (su base cognitiva, chiamato utilitaristico). Il sistema cognitivo supporta la scelta utilitaristica, ove viene privilegiato il bene comune, a scapito del singolo, mentre quello emozionale la scelta deontologica che tutela invece il singolo, a dispetto della collettività. Alcuni autori ritengono inoltre che elevate abilità empatiche e di teoria della mente incrementino le capacità di giudizio morale (Mehrabian et al., 1988), in particolare nei dilemmi morali personali (Choe e Min, 2011). La ricerca qui presentata si propone di indagare l’abilità di soluzione di una serie di dilemmi morali nella popolazione generale e nei disturbi psichiatrici maggiori, al fine di verificare l’ipotesi del doppio processo di Greene valutando non solo vari dilemmi morali (personali, ad alto e a basso conflitto), ma anche lo specifico ruolo di una serie di variabili personali, cognitive ed emotive.
I dilemmi morali nei disturbi psichiatrici maggiori. Il ruolo delle scelte utilitaristiche ed etiche, della teoria della mente e del funzionamento cognitivo. Uno studio controllato
BALIVIERA, ELEONORA
2022/2023
Abstract
Da tempo la letteratura si è interrogata su quali possano essere i fattori che guidano l’individuo nell’operare un giudizio morale. In particolare, il giudizio morale è quel giudizio che consente agli esseri umani di prendere decisioni e valutare ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, insieme alla capacità di ragionare correttamente su cosa dovrebbe essere fatto in una situazione specifica. Greene e colleghi (2001, 2004, 2008) propongono il modello del doppio processo, che vede la risoluzione di un dilemma morale come l’esito dell’interazione di due sistemi in competizione reciproca: un processo veloce ed automatico (su base emotiva, chiamato deontologico) e uno più lento e controllato (su base cognitiva, chiamato utilitaristico). Il sistema cognitivo supporta la scelta utilitaristica, ove viene privilegiato il bene comune, a scapito del singolo, mentre quello emozionale la scelta deontologica che tutela invece il singolo, a dispetto della collettività. Alcuni autori ritengono inoltre che elevate abilità empatiche e di teoria della mente incrementino le capacità di giudizio morale (Mehrabian et al., 1988), in particolare nei dilemmi morali personali (Choe e Min, 2011). La ricerca qui presentata si propone di indagare l’abilità di soluzione di una serie di dilemmi morali nella popolazione generale e nei disturbi psichiatrici maggiori, al fine di verificare l’ipotesi del doppio processo di Greene valutando non solo vari dilemmi morali (personali, ad alto e a basso conflitto), ma anche lo specifico ruolo di una serie di variabili personali, cognitive ed emotive.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Baliviera_Eleonora.pdf
accesso aperto
Dimensione
3 MB
Formato
Adobe PDF
|
3 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/47482