La depressione è una delle patologie più frequentemente diagnosticate ed è la seconda causa di disabilità nel mondo, conseguente all’elevato livello di invalidità (ad esempio, deficit cognitivi) e di comorbidità associati. Nel corso degli ultimi decenni, la ricerca scientifica si è focalizzata sull’identificazione di biomarcatori in grado di supportare la diagnosi dei disturbi mentali e sullo sviluppo di nuove tecnologie per indagarli. La realtà virtuale (VR) è stata utilizzata largamente nell’ambito del trattamento dei disturbi mentali, ma sono ancora scarse le sue applicazioni come strumento diagnostico, specie nei disturbi depressivi. Il presente elaborato di tesi intende valutare se l’aumento della potenza della banda theta legata alla sintomatologia depressiva, registrata attraverso una cuffia del sistema Geodesic durante 5 minuti di riposo ad occhi chiusi, sia associabile alla prestazione cognitiva ottenuta al Trail Making Test (TMT) A e B e all’N-Back, svolti dai partecipanti in un ambiente di VR. Il campione si compone di 30 studenti universitari: 15 nel gruppo sperimentale con sintomi depressivi (punteggio al Patient Health Questionnaire – 9 ≥ 9) e 15 nel gruppo di controllo (punteggio al Patient Health Questionnaire – 9 ≤ 5). Dai risultati emerge una differenza statisticamente significativa nel numero di errori commessi al TMT-A (p = .036) e un’aumentata potenza della banda theta, sebbene non significativa, nel gruppo con sintomi depressivi rispetto al gruppo di controllo. L’analisi di regressione lineare gerarchica, condotta attraverso due modelli, è stata svolta per valutare il ruolo dei sintomi depressivi in relazione alla Potenza Relativa Theta e al numero di errori commessi nel TMT-A. Il Modello 1 analizzava il Gruppo in interazione con la Potenza Relativa Theta come predittori del numero di errori commessi al TMT-A. Il Modello 2 considerava separatamente il Gruppo e la Potenza Relativa Theta, e ha evidenziato che esclusivamente il fattore Gruppo con sintomi depressivi è capace di predire gli errori commessi al TMT-A (p = .018), al contrario del fattore di Potenza Relativa Theta. Dalle analisi condotte e dal confronto tra i modelli svolto attraverso l’Akaike Information Criterion si evidenzia che il Modello 2 sia preferibile rispetto al Modello 1. In conclusione, i risultati ottenuti sono parzialmente in accordo con la letteratura scientifica di riferimento, evidenziando la necessità di ulteriori studi specialmente nell’ambito dei correlati elettroencefalografici della depressione in relazione alle disfunzioni cognitive. Ciò consentirebbe lo sviluppo di strategie di prevenzione e di trattamenti più efficaci, nonché un miglioramento della qualità della vita del paziente.
La realtà virtuale nei disturbi affettivi: uno studio pilota sulla prestazione cognitiva e i correlati elettroencefalografici della depressione
FLORIS, MATILDA
2022/2023
Abstract
La depressione è una delle patologie più frequentemente diagnosticate ed è la seconda causa di disabilità nel mondo, conseguente all’elevato livello di invalidità (ad esempio, deficit cognitivi) e di comorbidità associati. Nel corso degli ultimi decenni, la ricerca scientifica si è focalizzata sull’identificazione di biomarcatori in grado di supportare la diagnosi dei disturbi mentali e sullo sviluppo di nuove tecnologie per indagarli. La realtà virtuale (VR) è stata utilizzata largamente nell’ambito del trattamento dei disturbi mentali, ma sono ancora scarse le sue applicazioni come strumento diagnostico, specie nei disturbi depressivi. Il presente elaborato di tesi intende valutare se l’aumento della potenza della banda theta legata alla sintomatologia depressiva, registrata attraverso una cuffia del sistema Geodesic durante 5 minuti di riposo ad occhi chiusi, sia associabile alla prestazione cognitiva ottenuta al Trail Making Test (TMT) A e B e all’N-Back, svolti dai partecipanti in un ambiente di VR. Il campione si compone di 30 studenti universitari: 15 nel gruppo sperimentale con sintomi depressivi (punteggio al Patient Health Questionnaire – 9 ≥ 9) e 15 nel gruppo di controllo (punteggio al Patient Health Questionnaire – 9 ≤ 5). Dai risultati emerge una differenza statisticamente significativa nel numero di errori commessi al TMT-A (p = .036) e un’aumentata potenza della banda theta, sebbene non significativa, nel gruppo con sintomi depressivi rispetto al gruppo di controllo. L’analisi di regressione lineare gerarchica, condotta attraverso due modelli, è stata svolta per valutare il ruolo dei sintomi depressivi in relazione alla Potenza Relativa Theta e al numero di errori commessi nel TMT-A. Il Modello 1 analizzava il Gruppo in interazione con la Potenza Relativa Theta come predittori del numero di errori commessi al TMT-A. Il Modello 2 considerava separatamente il Gruppo e la Potenza Relativa Theta, e ha evidenziato che esclusivamente il fattore Gruppo con sintomi depressivi è capace di predire gli errori commessi al TMT-A (p = .018), al contrario del fattore di Potenza Relativa Theta. Dalle analisi condotte e dal confronto tra i modelli svolto attraverso l’Akaike Information Criterion si evidenzia che il Modello 2 sia preferibile rispetto al Modello 1. In conclusione, i risultati ottenuti sono parzialmente in accordo con la letteratura scientifica di riferimento, evidenziando la necessità di ulteriori studi specialmente nell’ambito dei correlati elettroencefalografici della depressione in relazione alle disfunzioni cognitive. Ciò consentirebbe lo sviluppo di strategie di prevenzione e di trattamenti più efficaci, nonché un miglioramento della qualità della vita del paziente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/48189