Gli ultimi anni saranno inevitabilmente associati alla pandemia del Covid, all’impatto che ha avuto sulla nostra salute, sulla socialità delle persone, le abitudini, l’organizzazione del lavoro e della società. Grande protagonista dello scenario fortemente debilitato dalla pandemia, però, sarà anche l’economia. Lo stato di crisi economica condotto dal Covid- 19, ha raggiunto dimensioni che meritano di essere evidenziate, con una particolare focalizzazione sul mondo delle piccole e medie imprese. In Italia le PMI costituite nella forma di società di capitali ammontano a circa 158.000, e sviluppano un valore aggiunto per un importo pari a 230 miliardi di euro e occupano 3.558.000 dipendenti. È opportuno ricordare, inoltre, che il territorio italiano accoglie microimprese per il 79% della totalità di imprese, e per le quali le condizioni determinate dal Covid possono risultare versosimilmente peggiori. Ma nonostante l’andamento fortemente deteriorato dal Covid-19, le analisi suggeriscono che in Italia i fallimenti delle piccole medie imprese sono crollati del 32,2%. Tali dati sono senza dubbio influenzati dalle misure emergenziali attuate per mitigare gli effetti della pandemia, in particolare dalla sospensione provvisoria dell’attività operativa dei Tribunali4 e dall’introduzione di nuove disposizioni normative, come ad esempio l’improcedibilità dei fallimenti5. Alla conclusione dello stato di “declino” dell’economia, si sta verificando un sensibile aumento delle insolvenze: considerando il Cerved Group Score6 infatti, la quota di imprese piccole e medie che risultano rischiose, ha subito un rialzo dal 9,2% al 14,7%. Complessivamente, quindi, il sistema delle piccole e medie imprese pare abbia tenuto, sebbene sembri più rischioso, ma nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia gli effetti sono più importanti. Per le abitudini di pagamento non si è verificato un ritorno alla normalità: i settori per i quali si rileva un forte calo dei ricavi, l’ammontare di pagamenti mancati è salito dal 35% di fine 2019, al 44% di fine 2020. Analizzando i dati relativi ai settori maggiormente colpiti dalla pandemia, si riscontrano situazioni fortemente critiche: le piccole e medie imprese organizzatrici di fiere e convegni, rilevano il 70% di mancati pagamenti; quelle operanti nel settore dell’intrattenimento il 64%; gli alberghi il 58%. Queste circostanze caratterizzate da forte difficoltà influenzano i profili di rischio, aumentando la percentuale di piccole medie imprese nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia al 28% . Nello specifico quindi, le PMI che riflettono un concreto rischio di default nei successivi dodici mesi supera i due terzi tra le imprese operanti nell’organizzazione di fiere e convegni, con percentuali sempre superiori al 65%. Si rileva che il 40% delle attività di ristorazione è ad elevata probabilità di fallimento, contro una percentuale del 17,3%, rilevata prima del Covid, oltre ad un terzo degli alberghi. Appare indispensabile evidenziare il possibile impatto sociale a cui la situazione di crisi delle PMI potrebbe condurre: si stima che, considerando unicamente la platea di PMI che hanno avuto accesso al fondo di garanzia7, ammontano a circa 1,3 milioni i posti di lavoro a rischio.

IL PROFESSIONISTA SUI GENERIS NELLA COMPOSIZIONE NEGOZIATA DELLA CRISI D'IMPRESA

GIRARDI, MARIA CHIARA
2022/2023

Abstract

Gli ultimi anni saranno inevitabilmente associati alla pandemia del Covid, all’impatto che ha avuto sulla nostra salute, sulla socialità delle persone, le abitudini, l’organizzazione del lavoro e della società. Grande protagonista dello scenario fortemente debilitato dalla pandemia, però, sarà anche l’economia. Lo stato di crisi economica condotto dal Covid- 19, ha raggiunto dimensioni che meritano di essere evidenziate, con una particolare focalizzazione sul mondo delle piccole e medie imprese. In Italia le PMI costituite nella forma di società di capitali ammontano a circa 158.000, e sviluppano un valore aggiunto per un importo pari a 230 miliardi di euro e occupano 3.558.000 dipendenti. È opportuno ricordare, inoltre, che il territorio italiano accoglie microimprese per il 79% della totalità di imprese, e per le quali le condizioni determinate dal Covid possono risultare versosimilmente peggiori. Ma nonostante l’andamento fortemente deteriorato dal Covid-19, le analisi suggeriscono che in Italia i fallimenti delle piccole medie imprese sono crollati del 32,2%. Tali dati sono senza dubbio influenzati dalle misure emergenziali attuate per mitigare gli effetti della pandemia, in particolare dalla sospensione provvisoria dell’attività operativa dei Tribunali4 e dall’introduzione di nuove disposizioni normative, come ad esempio l’improcedibilità dei fallimenti5. Alla conclusione dello stato di “declino” dell’economia, si sta verificando un sensibile aumento delle insolvenze: considerando il Cerved Group Score6 infatti, la quota di imprese piccole e medie che risultano rischiose, ha subito un rialzo dal 9,2% al 14,7%. Complessivamente, quindi, il sistema delle piccole e medie imprese pare abbia tenuto, sebbene sembri più rischioso, ma nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia gli effetti sono più importanti. Per le abitudini di pagamento non si è verificato un ritorno alla normalità: i settori per i quali si rileva un forte calo dei ricavi, l’ammontare di pagamenti mancati è salito dal 35% di fine 2019, al 44% di fine 2020. Analizzando i dati relativi ai settori maggiormente colpiti dalla pandemia, si riscontrano situazioni fortemente critiche: le piccole e medie imprese organizzatrici di fiere e convegni, rilevano il 70% di mancati pagamenti; quelle operanti nel settore dell’intrattenimento il 64%; gli alberghi il 58%. Queste circostanze caratterizzate da forte difficoltà influenzano i profili di rischio, aumentando la percentuale di piccole medie imprese nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia al 28% . Nello specifico quindi, le PMI che riflettono un concreto rischio di default nei successivi dodici mesi supera i due terzi tra le imprese operanti nell’organizzazione di fiere e convegni, con percentuali sempre superiori al 65%. Si rileva che il 40% delle attività di ristorazione è ad elevata probabilità di fallimento, contro una percentuale del 17,3%, rilevata prima del Covid, oltre ad un terzo degli alberghi. Appare indispensabile evidenziare il possibile impatto sociale a cui la situazione di crisi delle PMI potrebbe condurre: si stima che, considerando unicamente la platea di PMI che hanno avuto accesso al fondo di garanzia7, ammontano a circa 1,3 milioni i posti di lavoro a rischio.
2022
SUI GENERIS PROFESSIONAL IN THE NEGOTIATED CRISIS RESOLUTION
ESPERTO
COMPOSIZIONE
NEGOZIATA
CRISI
IMPRESA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/48277