Nel febbraio del 1622 la regina e mecenate Maria de’ Medici, madre del re di Francia Luigi XIII, entrò in contatto con il pittore fiammingo Peter Paul Rubens. Secondo i termini contrattuali, Rubens avrebbe dovuto eseguire ventiquattro tele rappresentando “la storia della vita e delle gesta eroiche” della regina madre. In aggiunta dovevano essere presenti, ma non furono mai realizzate, raffigurazioni di battaglie e trionfi del defunto marito Enrico IV, che sarebbero state esposte nell'ala ovest del palazzo. Era inconsueto per quel periodo che un ciclo pittorico di tale rilevanza fosse commissionato direttamente da una regina e non, come era invece solito avvenisse, dal marito. Nel corso del seguente elaborato attraverso la singola analisi, sia dal punto di vista iconografico che iconologico, delle ventiquattro tele un tempo commissionate per il palazzo del Lussemburgo ed oggi conservate al Museo del Louvre nella Sala 18 del secondo piano (Aile Richelieu), verrà rivelato come l’iconografia racconti di una regina desiderosa di riconciliarsi con il figlio, mentre la corrispettiva analisi iconologica illustri l’effettivo desiderio della committente di denunciare la politica di Luigi XIII, mostrando una Maria determinata a riconquistare l’influenza e il potere precedentemente acquisito come reggente. Maria de’ Medici utilizzò questo espediente per poter raccontare la turbolenta storia della sua vita e denunciare le ingiustizie subite nel corso della sua permanenza alla corte francese, senza rischiare di destare troppo scalpore ed offendere la corte stessa. Dunque racchiuso nella serie delle ventiquattro tele vi era un messaggio nascosto che solo pochi eletti avrebbero dovuto cogliere. Fonte bibliografica principale e scheletro di questa analisi è il volume “Heroic deeds and mystic figures” di Ronald Forsyth Millen e Robert Erich Wolf, poiché esaustivo e chiaro nella narrazione e analisi delle tele, ma è a sua volta supportato da una bibliografia integrativa per mezzo della quale è stato possibile introdurre possibili confronti, ulteriori argomentazioni e nozioni di carattere storico.
Il ciclo di Maria de’ Medici nel Palazzo del Lussemburgo: iconografia e iconologia delle tele di Peter Paul Rubens
CARUSO, VALENTINA
2022/2023
Abstract
Nel febbraio del 1622 la regina e mecenate Maria de’ Medici, madre del re di Francia Luigi XIII, entrò in contatto con il pittore fiammingo Peter Paul Rubens. Secondo i termini contrattuali, Rubens avrebbe dovuto eseguire ventiquattro tele rappresentando “la storia della vita e delle gesta eroiche” della regina madre. In aggiunta dovevano essere presenti, ma non furono mai realizzate, raffigurazioni di battaglie e trionfi del defunto marito Enrico IV, che sarebbero state esposte nell'ala ovest del palazzo. Era inconsueto per quel periodo che un ciclo pittorico di tale rilevanza fosse commissionato direttamente da una regina e non, come era invece solito avvenisse, dal marito. Nel corso del seguente elaborato attraverso la singola analisi, sia dal punto di vista iconografico che iconologico, delle ventiquattro tele un tempo commissionate per il palazzo del Lussemburgo ed oggi conservate al Museo del Louvre nella Sala 18 del secondo piano (Aile Richelieu), verrà rivelato come l’iconografia racconti di una regina desiderosa di riconciliarsi con il figlio, mentre la corrispettiva analisi iconologica illustri l’effettivo desiderio della committente di denunciare la politica di Luigi XIII, mostrando una Maria determinata a riconquistare l’influenza e il potere precedentemente acquisito come reggente. Maria de’ Medici utilizzò questo espediente per poter raccontare la turbolenta storia della sua vita e denunciare le ingiustizie subite nel corso della sua permanenza alla corte francese, senza rischiare di destare troppo scalpore ed offendere la corte stessa. Dunque racchiuso nella serie delle ventiquattro tele vi era un messaggio nascosto che solo pochi eletti avrebbero dovuto cogliere. Fonte bibliografica principale e scheletro di questa analisi è il volume “Heroic deeds and mystic figures” di Ronald Forsyth Millen e Robert Erich Wolf, poiché esaustivo e chiaro nella narrazione e analisi delle tele, ma è a sua volta supportato da una bibliografia integrativa per mezzo della quale è stato possibile introdurre possibili confronti, ulteriori argomentazioni e nozioni di carattere storico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/49489