Nel giugno 2015 Donald Trump annunciò la propria candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, descrivendo una nazione sull’orlo del baratro, rovinata dalla propria classe politica, ingiusti accordi commerciali e piegata dal fenomeno dell’immigrazione messicana. Fecero discutere tanto i toni aggressivi e offensivi, quanto l’inconsistenza e il populismo della proposta politica. Le posizioni del candidato repubblicano vennero giudicate troppo estremiste per puntare alla conquista della Casa Bianca. In particolare quelle in merito ai messicani, descritti come criminali e stupratori, evidenziarono un complesso di idee chiaramente dominato da una visione razzista. Ma, un anno e mezzo dopo, Trump venne eletto Presidente degli Stati Uniti, provocando lo stupore di analisti e giornalisti che avevano scommesso sulla sua sconfitta. L’obiettivo di questo studio è dimostrare come l’elezione di Trump non abbia rappresentato un elemento di rottura nella storia statunitense, ma che anzi sia stata la conseguenza di una lunga tradizione di razzismo e xenofobia che ha caratterizzato la vita politica e culturale del paese fin dalla sua fondazione. Nello specifico, viene trattato il caso dei messicani, la cui migrazione verso gli Stati Uniti è stata favorita od ostacolata in base alle tendenze politiche, economiche e culturali in atto nel paese in cui speravano di trovare un futuro migliore. Analizzando lo sviluppo dell’immigrazione messicana nell’ultimo secolo e mezzo, sono emersi numerosi elementi di continuità con cui il mondo politico statunitense ha cercato di giustificare, tollerare, screditare o contrastare un fenomeno che ha rivestito un’importanza economica, politica e mediatica sempre maggiore, fino a diventare uno degli argomenti di punta della retorica trumpiana, le cui origini tuttavia vanno ricercate in una serie di pregiudizi, fanatismi e falsità antecedenti all’irruzione del magnate immobiliare sulla scena politica statunitense.

Tambien de otro lado hay mal sueño: l'immigrazione messicana negli Stati Uniti, la xenofobia e l'amministrazione Trump

NARDO, FRANCESCO
2022/2023

Abstract

Nel giugno 2015 Donald Trump annunciò la propria candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, descrivendo una nazione sull’orlo del baratro, rovinata dalla propria classe politica, ingiusti accordi commerciali e piegata dal fenomeno dell’immigrazione messicana. Fecero discutere tanto i toni aggressivi e offensivi, quanto l’inconsistenza e il populismo della proposta politica. Le posizioni del candidato repubblicano vennero giudicate troppo estremiste per puntare alla conquista della Casa Bianca. In particolare quelle in merito ai messicani, descritti come criminali e stupratori, evidenziarono un complesso di idee chiaramente dominato da una visione razzista. Ma, un anno e mezzo dopo, Trump venne eletto Presidente degli Stati Uniti, provocando lo stupore di analisti e giornalisti che avevano scommesso sulla sua sconfitta. L’obiettivo di questo studio è dimostrare come l’elezione di Trump non abbia rappresentato un elemento di rottura nella storia statunitense, ma che anzi sia stata la conseguenza di una lunga tradizione di razzismo e xenofobia che ha caratterizzato la vita politica e culturale del paese fin dalla sua fondazione. Nello specifico, viene trattato il caso dei messicani, la cui migrazione verso gli Stati Uniti è stata favorita od ostacolata in base alle tendenze politiche, economiche e culturali in atto nel paese in cui speravano di trovare un futuro migliore. Analizzando lo sviluppo dell’immigrazione messicana nell’ultimo secolo e mezzo, sono emersi numerosi elementi di continuità con cui il mondo politico statunitense ha cercato di giustificare, tollerare, screditare o contrastare un fenomeno che ha rivestito un’importanza economica, politica e mediatica sempre maggiore, fino a diventare uno degli argomenti di punta della retorica trumpiana, le cui origini tuttavia vanno ricercate in una serie di pregiudizi, fanatismi e falsità antecedenti all’irruzione del magnate immobiliare sulla scena politica statunitense.
2022
Tambien de otro lado hay mal sueño: Mexican Immigration to the United States, Nativism, and the Trump Administration
Immigrazione
Confine
Deportazione
Razzismo
Trump
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/49512