Nella storiografia pedagogica contemporanea il nome di Friedrich Nietzsche è quasi assente; vi sono solo scritti occasionali. Il motivo dello scarso interesse per le ‘’idee educative’’ di Nietzsche risente della problematicità del suo stesso pensiero. Eppure, non è difficile cogliere tra le tante ramificazioni del suo pensiero la presenza di una problematicità educativa: egli svela la reale natura dei sistemi educativi moderni, i quali sono votati all’omologazione. Per Nietzsche il termine ‘’educazione’’ era sempre stato solo il nome dato ad un tentativo di inculcare nelle menti degli uomini illusioni che si contrapponessero alla legge interna alla natura. Ma, con l’evoluzione del suo pensiero, si arriva alla conclusione che il fine di ogni educazione dovrà essere la nascita del ‘’genio’’, che egli identifica nella figura del superuomo. Educare, quindi, significa: porre rimedio all’irragionevolezza della natura, mettendosi al servizio del concetto di oltrepassare quella che egli considera la deforme umanità moderna, in vista di una nuova specie di uomini, ossia i superuomini, capaci di una vita eroica. Nell’educazione, quindi, Nietzsche vede un processo di liberazione, perché più che riempire di contenuti essa deve rendere consapevoli dell’unicità di ogni singolo uomo e permettere a ciascuno di realizzare tale unicità. L’educatore, quindi, si fa liberatore e apre le porte verso il superuomo. È sorprendente quanto questo pensiero sia in realtà attuale e affine a molte teorie e approcci pedagogici che stanno nascendo negli ultimi anni: la visione dell’educazione odierna non è più adultocentrica, ma tende sempre di più a rispettare l’educando come individuo autonomo e portatore di bisogni e diritti propri. L’educazione non è un mero riempimento di contenitori vuoti, ma un processo di liberazione ed espressione delle insiste capacità dell’educando. I principali protagonisti di questo processo sono, oltre all’educando, gli educatori e i genitori; questi tre soggetti, in modo particolare gli ultimi due, devono collaborare in armonia tra di loro, perché altrimenti il processo non solo non si compirà, ma anche dovesse compiersi, non avrà lo stesso valore.
Friedrich Nietzsche: una riflessione pedagogica sulla collaborazione scuola-famiglia
PALAZZOLI, GIULIA
2022/2023
Abstract
Nella storiografia pedagogica contemporanea il nome di Friedrich Nietzsche è quasi assente; vi sono solo scritti occasionali. Il motivo dello scarso interesse per le ‘’idee educative’’ di Nietzsche risente della problematicità del suo stesso pensiero. Eppure, non è difficile cogliere tra le tante ramificazioni del suo pensiero la presenza di una problematicità educativa: egli svela la reale natura dei sistemi educativi moderni, i quali sono votati all’omologazione. Per Nietzsche il termine ‘’educazione’’ era sempre stato solo il nome dato ad un tentativo di inculcare nelle menti degli uomini illusioni che si contrapponessero alla legge interna alla natura. Ma, con l’evoluzione del suo pensiero, si arriva alla conclusione che il fine di ogni educazione dovrà essere la nascita del ‘’genio’’, che egli identifica nella figura del superuomo. Educare, quindi, significa: porre rimedio all’irragionevolezza della natura, mettendosi al servizio del concetto di oltrepassare quella che egli considera la deforme umanità moderna, in vista di una nuova specie di uomini, ossia i superuomini, capaci di una vita eroica. Nell’educazione, quindi, Nietzsche vede un processo di liberazione, perché più che riempire di contenuti essa deve rendere consapevoli dell’unicità di ogni singolo uomo e permettere a ciascuno di realizzare tale unicità. L’educatore, quindi, si fa liberatore e apre le porte verso il superuomo. È sorprendente quanto questo pensiero sia in realtà attuale e affine a molte teorie e approcci pedagogici che stanno nascendo negli ultimi anni: la visione dell’educazione odierna non è più adultocentrica, ma tende sempre di più a rispettare l’educando come individuo autonomo e portatore di bisogni e diritti propri. L’educazione non è un mero riempimento di contenitori vuoti, ma un processo di liberazione ed espressione delle insiste capacità dell’educando. I principali protagonisti di questo processo sono, oltre all’educando, gli educatori e i genitori; questi tre soggetti, in modo particolare gli ultimi due, devono collaborare in armonia tra di loro, perché altrimenti il processo non solo non si compirà, ma anche dovesse compiersi, non avrà lo stesso valore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/58960