La tesi si basa sullo studio condotto sul campo presso la Comunità di Etica Vivente, comunità intenzionale spirituale fondata a Città della Pieve nel 1981 dal medico e psicosintetista Sergio Bartoli. Lo scopo della ricerca è quello di comprendere il senso profondo e le ragioni del progetto comunitario, ed in particolare il ruolo giocato dal sistema di credenze spirituali nella sua attuazione. La metodologia di ricerca si è incentrata sull’osservazione partecipante e su interviste discorsive, rivolte a 30 membri della Comunità, per una permanenza sul campo della durata di tre mesi. La Comunità di Etica Vivente si definisce in primo luogo come uno stato di coscienza, e formula il suo scopo come collaborazione con quelle entità spirituali che guidano il pianeta, al fine di portare in manifestazione la Nuova Era dell’umanità. Si tratta di un proposito strettamente ancorato al sistema di insegnamenti adottato dalla Comunità, di matrice teosofica e psico-spirituale: gli scritti di Alice Bailey, l'Agni Yoga dei coniugi Helena e Nicholas Roerich, la psicosintesi e la meditazione creativa di Roberto Assagioli. Dopo aver contestualizzato storicamente e tipologicamente, attraverso un'analisi della letteratura, le categorie di "comunità intenzionale" e "comunità spirituale", la tesi restituisce un quadro dell'organizzazione materiale e simbolica della Comunità. Viene dunque approfondito il concetto di "servizio", punto di congiunzione tra gli insegnamenti e la prassi comunitaria, in particolare nella prospettiva dei meccanismi di commitment a cui esso è legato, e di come questi siano messi in discussione dal processo di ricambio generazionale in atto. Ciò che emerge è che fare comunità significa innanzitutto legarsi ad altri individui mediante un vincolo solidale in vista di uno scopo comune. Il proposito non indica solo un “perché” ma anche un “come”: i mezzi simbolici attraggono, dirigono, informano i mezzi materiali dell’attuazione del progetto comunitario; rendendo possibile il reperimento delle risorse economiche ed umane, nonché fondando le pratiche di governance, di collaborazione e di coesione. Tali mezzi, però, possono entrare in crisi all’arrivo di una nuova componente, in una fase diversa della vita della Comunità e in un mutato momento storico, imponendo alla stessa di mettere in discussione alcuni paradigmi.
“La Comunità è uno stato di coscienza”. Il ruolo della credenza nella costruzione di una comunità intenzionale spirituale: il caso della Comunità di Etica Vivente di Città della Pieve
BRUSCOLI, CRISTINA
2022/2023
Abstract
La tesi si basa sullo studio condotto sul campo presso la Comunità di Etica Vivente, comunità intenzionale spirituale fondata a Città della Pieve nel 1981 dal medico e psicosintetista Sergio Bartoli. Lo scopo della ricerca è quello di comprendere il senso profondo e le ragioni del progetto comunitario, ed in particolare il ruolo giocato dal sistema di credenze spirituali nella sua attuazione. La metodologia di ricerca si è incentrata sull’osservazione partecipante e su interviste discorsive, rivolte a 30 membri della Comunità, per una permanenza sul campo della durata di tre mesi. La Comunità di Etica Vivente si definisce in primo luogo come uno stato di coscienza, e formula il suo scopo come collaborazione con quelle entità spirituali che guidano il pianeta, al fine di portare in manifestazione la Nuova Era dell’umanità. Si tratta di un proposito strettamente ancorato al sistema di insegnamenti adottato dalla Comunità, di matrice teosofica e psico-spirituale: gli scritti di Alice Bailey, l'Agni Yoga dei coniugi Helena e Nicholas Roerich, la psicosintesi e la meditazione creativa di Roberto Assagioli. Dopo aver contestualizzato storicamente e tipologicamente, attraverso un'analisi della letteratura, le categorie di "comunità intenzionale" e "comunità spirituale", la tesi restituisce un quadro dell'organizzazione materiale e simbolica della Comunità. Viene dunque approfondito il concetto di "servizio", punto di congiunzione tra gli insegnamenti e la prassi comunitaria, in particolare nella prospettiva dei meccanismi di commitment a cui esso è legato, e di come questi siano messi in discussione dal processo di ricambio generazionale in atto. Ciò che emerge è che fare comunità significa innanzitutto legarsi ad altri individui mediante un vincolo solidale in vista di uno scopo comune. Il proposito non indica solo un “perché” ma anche un “come”: i mezzi simbolici attraggono, dirigono, informano i mezzi materiali dell’attuazione del progetto comunitario; rendendo possibile il reperimento delle risorse economiche ed umane, nonché fondando le pratiche di governance, di collaborazione e di coesione. Tali mezzi, però, possono entrare in crisi all’arrivo di una nuova componente, in una fase diversa della vita della Comunità e in un mutato momento storico, imponendo alla stessa di mettere in discussione alcuni paradigmi.File | Dimensione | Formato | |
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