La prematurità è un fenomeno mondiale in crescita, che interessa bambini nati prima della fisiologica conclusione della gravidanza e, in questo modo, esposti a numerosi potenziali fattori di rischio per successive sequele negative. Tra queste rientrano alterazioni sui piani cognitivo, motorio, comportamentale, scolastico e sociale, aspetti che spesso consentono di includere l’individuo all’interno di specifiche categorie diagnostiche, riconosciute dai principali sistemi di classificazione internazionale. A livello clinico, le diagnosi psicopatologiche più frequenti per l’età evolutiva sono quelle di disturbi del neurosviluppo, un insieme di condizioni che emergono nel periodo precoce dello sviluppo e che caratterizzano il funzionamento dell’individuo in una prospettiva lifespan, presente cioè per l’intero arco di vita. Uno dei disturbi neuroevolutivi più diffusi nella fascia di età tra i 6 ed i 17 anni è il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ADHD), che si caratterizza per alterazioni a livello cognitivo e comportamentale, con influenze sul funzionamento dell’individuo in vari contesti di vita. Le manifestazioni sintomatologiche di ADHD più frequentemente osservabili riguardano la mancanza di attenzione, le difficoltà a concentrarsi, l’iperattività motoria e verbale, e le condotte impulsive. Secondo modelli teorici accreditati in letteratura, i deficit presenti nell’ADHD possono essere spiegati alla luce di malfunzionamenti nelle funzioni esecutive, termine che indica quell’insieme di abilità che consentono di controllare i comportamenti in vista di un obiettivo, e che si legano all’attività di aree cerebrali corticali e sottocorticali. Ad oggi, la ricerca scientifica riconosce una stretta associazione tra la prematurità e l’ADHD, che presentano tra loro somiglianze e differenze: in particolare, in entrambe le condizioni sarebbero presenti deficit a carico delle funzioni esecutive. Pertanto, il presente elaborato di tesi ha avuto come quesito principale quello di individuare l’esistenza di possibili differenze nelle funzioni esecutive di individui con diagnosi di ADHD nati a termine e pretermine. Infatti, conoscere questi aspetti potrebbe essere clinicamente interessante sia per individuare precocemente indicatori di ADHD in bambini prematuri, sia per impostare interventi clinico-psicologici ad hoc sulle specifiche caratteristiche alterate nel disturbo dei bambini pretermine rispetto ai nati a termine. PAROLE CHIAVE: prematurità, ADHD, funzioni esecutive, FE, controllo cognitivo adattivo, età evolutiva.
Possibili differenze nelle funzioni esecutive di bambini con ADHD nati a termine e pretermine
RAGGI, GIORGIA
2023/2024
Abstract
La prematurità è un fenomeno mondiale in crescita, che interessa bambini nati prima della fisiologica conclusione della gravidanza e, in questo modo, esposti a numerosi potenziali fattori di rischio per successive sequele negative. Tra queste rientrano alterazioni sui piani cognitivo, motorio, comportamentale, scolastico e sociale, aspetti che spesso consentono di includere l’individuo all’interno di specifiche categorie diagnostiche, riconosciute dai principali sistemi di classificazione internazionale. A livello clinico, le diagnosi psicopatologiche più frequenti per l’età evolutiva sono quelle di disturbi del neurosviluppo, un insieme di condizioni che emergono nel periodo precoce dello sviluppo e che caratterizzano il funzionamento dell’individuo in una prospettiva lifespan, presente cioè per l’intero arco di vita. Uno dei disturbi neuroevolutivi più diffusi nella fascia di età tra i 6 ed i 17 anni è il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ADHD), che si caratterizza per alterazioni a livello cognitivo e comportamentale, con influenze sul funzionamento dell’individuo in vari contesti di vita. Le manifestazioni sintomatologiche di ADHD più frequentemente osservabili riguardano la mancanza di attenzione, le difficoltà a concentrarsi, l’iperattività motoria e verbale, e le condotte impulsive. Secondo modelli teorici accreditati in letteratura, i deficit presenti nell’ADHD possono essere spiegati alla luce di malfunzionamenti nelle funzioni esecutive, termine che indica quell’insieme di abilità che consentono di controllare i comportamenti in vista di un obiettivo, e che si legano all’attività di aree cerebrali corticali e sottocorticali. Ad oggi, la ricerca scientifica riconosce una stretta associazione tra la prematurità e l’ADHD, che presentano tra loro somiglianze e differenze: in particolare, in entrambe le condizioni sarebbero presenti deficit a carico delle funzioni esecutive. Pertanto, il presente elaborato di tesi ha avuto come quesito principale quello di individuare l’esistenza di possibili differenze nelle funzioni esecutive di individui con diagnosi di ADHD nati a termine e pretermine. Infatti, conoscere questi aspetti potrebbe essere clinicamente interessante sia per individuare precocemente indicatori di ADHD in bambini prematuri, sia per impostare interventi clinico-psicologici ad hoc sulle specifiche caratteristiche alterate nel disturbo dei bambini pretermine rispetto ai nati a termine. PAROLE CHIAVE: prematurità, ADHD, funzioni esecutive, FE, controllo cognitivo adattivo, età evolutiva.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/66637