È stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo raccogliendo i dati clinici e bioumorali di 39 pazienti consecutivi sottoposti a procedure cardiologiche invasive ad elevato rischio di contrast-induced acute kidney injury (CI-AKI) per la presenza di malattia renale cronica (chronic kidney disease, CKD) dallo stadio G3 allo stadio G5 e almeno un altro fattore di rischio associato (diabete mellito, ipertensione arteriosa, vasculopatia, scompenso cardiaco, precedente somministrazione di mdc, somministrazione di farmaci nefrotossici, sarcopenia, patologia oncologica, mieloma multiplo o epatopatia). Il 38% dei pazienti ha sviluppato CI-AKI, secondo la definizione delle linee guida KDIGO 2012, di questi il 42% ha avuto necessità di KRT, l'86% ha poi avuto una renal recovery mantenuta anche a distanza di 30 giorni. La quantità di mezzo di contrasto (mdc) iodato somministrata correla positivamente con lo stadio di AKI e la diuresi misurata al giorno 0, ovvero quello della procedura, correla negativamente con lo stadio di AKI. Non è stata riscontrata una differenza statisticamente significativa tra i pazienti che hanno sviluppato AKI e quelli che non l'hanno sviluppata in relazione al numero dei fattori di rischio, al tipo di procedura cui si sono sottoposti (PCI versus TAVI) o al tipo di accesso vascolare usato per la procedura (radiale versus femorale). I pazienti con mieloma multiplo e con patologia oncologica hanno presentato un rischio aumentato di sviluppo di CI-AKI in modo significativo, nessun altro fattore di rischio è risultato essere più presente nei pazienti che hanno sviluppato CI-AKI, verosimilmente per la ridotta numerosità campionaria e per l’elevata selezione del campione. Sono necessari ulteriori studi di tipo prospettico e con numerosità più elevata per approfondire gli aspetti mancanti.

Danno renale acuto indotto dal mezzo di contrasto in pazienti ad elevato rischio sottoposti a procedure cardiologiche invasive: l’esperienza padovana

LERCO, SILVIA
2021/2022

Abstract

È stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo raccogliendo i dati clinici e bioumorali di 39 pazienti consecutivi sottoposti a procedure cardiologiche invasive ad elevato rischio di contrast-induced acute kidney injury (CI-AKI) per la presenza di malattia renale cronica (chronic kidney disease, CKD) dallo stadio G3 allo stadio G5 e almeno un altro fattore di rischio associato (diabete mellito, ipertensione arteriosa, vasculopatia, scompenso cardiaco, precedente somministrazione di mdc, somministrazione di farmaci nefrotossici, sarcopenia, patologia oncologica, mieloma multiplo o epatopatia). Il 38% dei pazienti ha sviluppato CI-AKI, secondo la definizione delle linee guida KDIGO 2012, di questi il 42% ha avuto necessità di KRT, l'86% ha poi avuto una renal recovery mantenuta anche a distanza di 30 giorni. La quantità di mezzo di contrasto (mdc) iodato somministrata correla positivamente con lo stadio di AKI e la diuresi misurata al giorno 0, ovvero quello della procedura, correla negativamente con lo stadio di AKI. Non è stata riscontrata una differenza statisticamente significativa tra i pazienti che hanno sviluppato AKI e quelli che non l'hanno sviluppata in relazione al numero dei fattori di rischio, al tipo di procedura cui si sono sottoposti (PCI versus TAVI) o al tipo di accesso vascolare usato per la procedura (radiale versus femorale). I pazienti con mieloma multiplo e con patologia oncologica hanno presentato un rischio aumentato di sviluppo di CI-AKI in modo significativo, nessun altro fattore di rischio è risultato essere più presente nei pazienti che hanno sviluppato CI-AKI, verosimilmente per la ridotta numerosità campionaria e per l’elevata selezione del campione. Sono necessari ulteriori studi di tipo prospettico e con numerosità più elevata per approfondire gli aspetti mancanti.
2021
Contrast-induced acute kidney injury in high-risk patients in interventional cardiology procedures: our experience in Padua
CI-AKI
danno renale acuto
cardiologia
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