Quando nel 1872 il critico Philippe Burty coniò il termine Japonisme per identificare la nuova e travolgente moda giapponista nelle arti figurative, che dalla Francia si diffuse in gran parte d’Europa tra Otto e Novecento, in Italia questo fenomeno risultò essere – almeno in apparenza - quanto mai oscuro e lontano. È pur vero che il Paese non vantò mai di un clima all’avanguardia come quello francese; tuttavia, grazie alle ricerche condotte negli ultimi vent’anni, non solo si è riusciti a dimostrare l’effettiva esistenza di un Giapponismo italiano, ma di come quest'ultimo risultò essere molto più complesso e articolato. Seguendo questo importante filone, il presente elaborato riflette su uno degli aspetti più affascinanti di questo fenomeno: dimostrare se (e come) le stampe Ukiyo-e – uno dei generi artistici più conosciuti della storia dell'arte giapponese – influenzarono e condizionarono la pittura italiana tra Otto e Novecento, rinnovando, di conseguenza, anche l'interesse critico-letterario. L'intero processo è stato affiancato da un delicato recupero di carteggi, riviste, documenti d’epoca e da un confronto mirato tra le opere italiane e quelle giapponesi. Suggerendo diverse interpretazioni di lettura per alcune opere (dal Divisionismo ai macchiaioli, dalla scuola romano-napoletana fino al linguaggio Liberty), ciò ha permesso di ricostruire volti, relazioni e contesti estremamente interessanti, ridimensionando (almeno in parte) l'idea di un Paese completamente all’oscuro dai nuovi fermenti culturali.
Giapponismo in Italia, fra spunti pittorici, esposizioni e mozioni critiche: possibili percorsi otto-novecenteschi
BUSATO, ELENA
2023/2024
Abstract
Quando nel 1872 il critico Philippe Burty coniò il termine Japonisme per identificare la nuova e travolgente moda giapponista nelle arti figurative, che dalla Francia si diffuse in gran parte d’Europa tra Otto e Novecento, in Italia questo fenomeno risultò essere – almeno in apparenza - quanto mai oscuro e lontano. È pur vero che il Paese non vantò mai di un clima all’avanguardia come quello francese; tuttavia, grazie alle ricerche condotte negli ultimi vent’anni, non solo si è riusciti a dimostrare l’effettiva esistenza di un Giapponismo italiano, ma di come quest'ultimo risultò essere molto più complesso e articolato. Seguendo questo importante filone, il presente elaborato riflette su uno degli aspetti più affascinanti di questo fenomeno: dimostrare se (e come) le stampe Ukiyo-e – uno dei generi artistici più conosciuti della storia dell'arte giapponese – influenzarono e condizionarono la pittura italiana tra Otto e Novecento, rinnovando, di conseguenza, anche l'interesse critico-letterario. L'intero processo è stato affiancato da un delicato recupero di carteggi, riviste, documenti d’epoca e da un confronto mirato tra le opere italiane e quelle giapponesi. Suggerendo diverse interpretazioni di lettura per alcune opere (dal Divisionismo ai macchiaioli, dalla scuola romano-napoletana fino al linguaggio Liberty), ciò ha permesso di ricostruire volti, relazioni e contesti estremamente interessanti, ridimensionando (almeno in parte) l'idea di un Paese completamente all’oscuro dai nuovi fermenti culturali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/73857