Uno degli strumenti più importanti di cui si sono avvalsi i regimi succedutisi nel corso della storia è senza dubbio la lingua: essa rappresenta un tema che abbraccia aspetti culturali, politici e antropologici. In particolare, durante la dittatura fascista italiana, la lingua è stata strumentalizzata con lo scopo di ottenere il controllo ideologico delle masse e la coesione di esse. Il regime di Mussolini, spinto dalla forte volontà di promuovere l’ideologia nazionalista, di imporre il proprio potere sulla popolazione e di uniformare quest’ultima sotto un’unica identità culturale, agì attraverso una politica linguistica ben precisa, accompagnata da dure campagne di sensibilizzazione e propaganda, tramite la stampa, le radio e altri mezzi di comunicazione. In questo modo, si intendeva “depurare” la lingua della nazione da tutti quei “barbarismi” e forestierismi. Attraverso un'analisi approfondita delle politiche linguistiche fasciste, emerge come il governo di Mussolini abbia implementato una serie di misure per italianizzare parole e nomi di origine straniera, bandire i dialetti e promuovere l'uso della lingua italiana standard in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata. Tramite questa ricerca si evidenzia come le politiche linguistiche fasciste abbiano avuto conseguenze durature sulla percezione dell'identità locale e nazionale, nonché sulle dinamiche di potere all'interno della società italiana odierna. In conclusione, la tesi dimostra che la questione della lingua durante il fascismo non fu semplicemente una questione di politica culturale, ma un elemento centrale della strategia fascista per il controllo sociale e ideologico e la costruzione di un'identità nazionale monolitica. Inoltre, lo studio contribuisce a una comprensione più profonda degli impatti antropologici delle politiche linguistiche, della loro eredità e delle implicazioni nella società contemporanea.
Il potere della lingua nella dittatura fascista
BASILE, SARA
2023/2024
Abstract
Uno degli strumenti più importanti di cui si sono avvalsi i regimi succedutisi nel corso della storia è senza dubbio la lingua: essa rappresenta un tema che abbraccia aspetti culturali, politici e antropologici. In particolare, durante la dittatura fascista italiana, la lingua è stata strumentalizzata con lo scopo di ottenere il controllo ideologico delle masse e la coesione di esse. Il regime di Mussolini, spinto dalla forte volontà di promuovere l’ideologia nazionalista, di imporre il proprio potere sulla popolazione e di uniformare quest’ultima sotto un’unica identità culturale, agì attraverso una politica linguistica ben precisa, accompagnata da dure campagne di sensibilizzazione e propaganda, tramite la stampa, le radio e altri mezzi di comunicazione. In questo modo, si intendeva “depurare” la lingua della nazione da tutti quei “barbarismi” e forestierismi. Attraverso un'analisi approfondita delle politiche linguistiche fasciste, emerge come il governo di Mussolini abbia implementato una serie di misure per italianizzare parole e nomi di origine straniera, bandire i dialetti e promuovere l'uso della lingua italiana standard in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata. Tramite questa ricerca si evidenzia come le politiche linguistiche fasciste abbiano avuto conseguenze durature sulla percezione dell'identità locale e nazionale, nonché sulle dinamiche di potere all'interno della società italiana odierna. In conclusione, la tesi dimostra che la questione della lingua durante il fascismo non fu semplicemente una questione di politica culturale, ma un elemento centrale della strategia fascista per il controllo sociale e ideologico e la costruzione di un'identità nazionale monolitica. Inoltre, lo studio contribuisce a una comprensione più profonda degli impatti antropologici delle politiche linguistiche, della loro eredità e delle implicazioni nella società contemporanea.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/75492