Il solfato di magnesio nella gestione del parto pretermine viene introdotto nelle maggiori linee guida dal 2015, come agente neuroprotettivo fetale. L’obiettivo è quello di verificare l’uso del magnesio solfato nella gestione del parto prematuro in Italia, valutare l’effetto neonatale attraverso l’analisi di alcuni outcome neonatali, in particolare del versante respiratorio e neurologico, valutare se ci siano settimane gestazionali che beneficino in modo maggiore della terapia. Il presente studio fa parte del PIN (Perinatal Italian Network) e prevede l’analisi di dati raccolti dal 2014 al 2019 provenienti da 17 ospedali italiani; sono state arruolate 3786 donne e relativi neonati che sono state selezionati in quanto hanno avuto un parto pretermine entro le 30 settimane e/o un neonato di peso inferiore ai 1800 g. Complessivamente le donne trattate con solo magnesio solfato sono 22, quelle che hanno ricevuto almeno un farmaco tra magnesio solfato e corticosteroide sono 3340, quelle che hanno ricevuto sia magnesio solfato che corticosteroide sono 862, le donne non trattate con nessuno dei due farmaci sono invece 356; è stata eseguita una valutazione descrittiva delle caratteristiche della madre, della gravidanza, del parto e del neonato; per valutare l'associazione tra l'esposizione al trattamento e gli esiti neonatali, è stato implementato un modello di regressione logistica multivariata. Poiché si è deciso di considerare l'effetto di genere del neonato, gestazione multipla e IUGR, e poiché la prevalenza di alcuni esiti è risultata bassa, è stato ritenuto opportuno utilizzare la metodologia del propensity score (PS) Dal 2014 al 2019 l’uso di questo farmaco è progressivamente aumentato, passando da un 17%di donne trattate nel 2014 a un 33% nel 2019. Confrontando il gruppo trattato con entrambi i farmaci rispetto a quelli non trattati, si vede che la combinata (corticosteroide e magnesio solfato) permette una maggior protezione rispetto all’insorgenza dell’emorragia periventricolare-interventricolare a qualunque stadio, della mortalità in sala parto ed entro le 12 h di accesso in NICU, di intubazione endotracheale, mentre risulta non protettivo per quanto riguarda l’uso di ventilazione con maschera facciale, di ossigeno durante la rianimazione iniziale. Stratificando la popolazione per età gestazionale, emerge un interessante vantaggio nell’uso della terapia combinata che viene tratto in particolar modo da neonati tra 26-28 sg rispetto ai minori di 25 sg e maggiori di 28 sg per quanto riguarda l’insorgenza di emorragia periventricolare/interventricolare; in quest’ultimo gruppo l’analisi statistica indicherebbe un effetto svantaggioso seppur non statisticamente significativo rispetto a quest’outcome. In conclusione, non potendo dirimere quanto l’effetto dell’uno o dell’altro farmaco sia preponderante nell’outcome neonatale analizzato, si evince che la combinata dei farmaci risulta essere vantaggiosa in molti outcome analizzati, e in generale migliora la sopravvivenza neonatale dei neonati prematuri, in particolare nella fascia di età tra le 25 e 28 settimane.
Introduzione del solfato di magnesio nella gestione del parto pretermine: esperienza di una raccolta multicentrica italiana
CHIN, GIOVANNA MIRANDA
2022/2023
Abstract
Il solfato di magnesio nella gestione del parto pretermine viene introdotto nelle maggiori linee guida dal 2015, come agente neuroprotettivo fetale. L’obiettivo è quello di verificare l’uso del magnesio solfato nella gestione del parto prematuro in Italia, valutare l’effetto neonatale attraverso l’analisi di alcuni outcome neonatali, in particolare del versante respiratorio e neurologico, valutare se ci siano settimane gestazionali che beneficino in modo maggiore della terapia. Il presente studio fa parte del PIN (Perinatal Italian Network) e prevede l’analisi di dati raccolti dal 2014 al 2019 provenienti da 17 ospedali italiani; sono state arruolate 3786 donne e relativi neonati che sono state selezionati in quanto hanno avuto un parto pretermine entro le 30 settimane e/o un neonato di peso inferiore ai 1800 g. Complessivamente le donne trattate con solo magnesio solfato sono 22, quelle che hanno ricevuto almeno un farmaco tra magnesio solfato e corticosteroide sono 3340, quelle che hanno ricevuto sia magnesio solfato che corticosteroide sono 862, le donne non trattate con nessuno dei due farmaci sono invece 356; è stata eseguita una valutazione descrittiva delle caratteristiche della madre, della gravidanza, del parto e del neonato; per valutare l'associazione tra l'esposizione al trattamento e gli esiti neonatali, è stato implementato un modello di regressione logistica multivariata. Poiché si è deciso di considerare l'effetto di genere del neonato, gestazione multipla e IUGR, e poiché la prevalenza di alcuni esiti è risultata bassa, è stato ritenuto opportuno utilizzare la metodologia del propensity score (PS) Dal 2014 al 2019 l’uso di questo farmaco è progressivamente aumentato, passando da un 17%di donne trattate nel 2014 a un 33% nel 2019. Confrontando il gruppo trattato con entrambi i farmaci rispetto a quelli non trattati, si vede che la combinata (corticosteroide e magnesio solfato) permette una maggior protezione rispetto all’insorgenza dell’emorragia periventricolare-interventricolare a qualunque stadio, della mortalità in sala parto ed entro le 12 h di accesso in NICU, di intubazione endotracheale, mentre risulta non protettivo per quanto riguarda l’uso di ventilazione con maschera facciale, di ossigeno durante la rianimazione iniziale. Stratificando la popolazione per età gestazionale, emerge un interessante vantaggio nell’uso della terapia combinata che viene tratto in particolar modo da neonati tra 26-28 sg rispetto ai minori di 25 sg e maggiori di 28 sg per quanto riguarda l’insorgenza di emorragia periventricolare/interventricolare; in quest’ultimo gruppo l’analisi statistica indicherebbe un effetto svantaggioso seppur non statisticamente significativo rispetto a quest’outcome. In conclusione, non potendo dirimere quanto l’effetto dell’uno o dell’altro farmaco sia preponderante nell’outcome neonatale analizzato, si evince che la combinata dei farmaci risulta essere vantaggiosa in molti outcome analizzati, e in generale migliora la sopravvivenza neonatale dei neonati prematuri, in particolare nella fascia di età tra le 25 e 28 settimane.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/76228