Background-Le attività subacquee, SCUBA diving ed apnea (BHD), determinano una serie di cambiamenti fisiologici. Il principale adattamento all’immersione è il “diving reflex”, condiviso da tutti i mammiferi. Consiste in bradicardia, contrazione della milza e vasocostrizione periferica con conseguente pooling del sangue al torace e circolo cerebrale, aumento delle resistenze periferiche e ipertensione. Meccanismi potenziati da acqua fredda, specie per contatto con il volto. In questi contesti ambientali estremi, i polmoni vengono sottoposti a stress elevati, potenzialmente sviluppando quadri patologici minori o emergenziali, come l’Immersion Pulmonary Edema (IPE), forma di edema polmonare (EP) acuto tipica di questo setting specifico, che si presenta con dispnea, tosse, emottisi, fino a distress respiratorio ed insufficienza respiratoria. In letteratura ha incidenza tra 0,01%-26,7%, colpisce soprattutto giovani maschi atletici ed in buone condizioni di salute, spesso reclute militari o triatleti, ma vi sono casi in donne di mezza età in subacquea ricreativa. IPE può avere esito letale, come dimostra il DAN Annual Diving Report, quindi di rilievo in ambito medico Hypothesis-L’IPE vede come fattori di rischio l’apnea, l’esposizione ad acqua fredda e sforzi fisici eccessivi durante l’attività subacquea. In letteratura si riporta una correlazione con preesistenti patologie di natura cardiovascolare. Inoltre il follow-up di quei soggetti in apparente buono stato di salute rivela in alcuni l’insorgenza di patologie di natura cardiovascolare a lungo termine. L’ipotesi è che l’ecografia toracica possa dimostrarsi un valido strumento per la diagnosi precoce di edema polmonare da immersione, andando ad individuare soggetti a rischio anche in quadri subclinici Goals-Lo scopo di queste analisi è valutare la presenza di segni precoci di EP all’ecografia, anche in soggetti asintomatici, e correlarli con alterazioni negli scambi gassosi da prelievi arteriosi. Questo studio può rivelarsi utile a meglio definire futuri percorsi gestionali e possibili atteggiamenti preventivi utili al medico che si trovi a prestare assistenza sanitaria in questi contesti di medicina d’emergenza preospedaliera, oppure per individuare tra i militari in addestramento i soggetti a cui indicare uno stop attività giornaliero preventivo, onde non incorrere in edema polmonare Methods-Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico del Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Padova, e finanziato dall’Office for Naval Research (US Navy). Lo studio include 6 SCUBA divers e 8 BHD. Secondo protocolli standard, i BHD hanno effettuato 4 immersioni di prova prima dell’immersione target (a 15 metri o a 25 metri), durante cui sono stati effettuati: ecografia toracica (pre-post immersione) e prelievi emogasanalitici (EGA) sia in superficie (pre-post) che subacquei sul fondo. Gli SCUBA hanno effettuato una immersione a 42 o a 15 metri; raggiunta la profondità hanno effettuato pedalata di 10 minuti, per poi riemergere. L’ecografia toracica è stata effettuata in superficie (pre-post), i prelievi EGA in superficie (pre-post), e in concomitanza della pedalata subacquea (pre-post) Results-I dati preliminari a disposizione hanno evidenziato una ipossiemia paradossa in profondità in 2 BHD, in cui si è registrato un quadro ecografico di linee B diffuse ed alcune irregolarità pleuriche di ipotizzato significato atelettasico. In generale segni di edema interstiziale polmonare sono risultati più frequenti e diffusi nei BHD rispetto agli SCUBA, che hanno invece mostrato un relativo risparmio da questi fenomeni, in quanto l’aria respirata a pressione sott’acqua contribuisce a prevenire il collasso polmonare. Una spiegazione del fenomeno può essere cercata nello stress meccanico da ripetute immersioni a cui sono sottoposti i polmoni dei BHD, di molto attenuato in SCUBA
Il ruolo dell’ecografia polmonare nel monitoraggio e nella prevenzione dell’edema polmonare acuto negli apneisti e SCUBA divers
ZUCCHI, LORENZO
2022/2023
Abstract
Background-Le attività subacquee, SCUBA diving ed apnea (BHD), determinano una serie di cambiamenti fisiologici. Il principale adattamento all’immersione è il “diving reflex”, condiviso da tutti i mammiferi. Consiste in bradicardia, contrazione della milza e vasocostrizione periferica con conseguente pooling del sangue al torace e circolo cerebrale, aumento delle resistenze periferiche e ipertensione. Meccanismi potenziati da acqua fredda, specie per contatto con il volto. In questi contesti ambientali estremi, i polmoni vengono sottoposti a stress elevati, potenzialmente sviluppando quadri patologici minori o emergenziali, come l’Immersion Pulmonary Edema (IPE), forma di edema polmonare (EP) acuto tipica di questo setting specifico, che si presenta con dispnea, tosse, emottisi, fino a distress respiratorio ed insufficienza respiratoria. In letteratura ha incidenza tra 0,01%-26,7%, colpisce soprattutto giovani maschi atletici ed in buone condizioni di salute, spesso reclute militari o triatleti, ma vi sono casi in donne di mezza età in subacquea ricreativa. IPE può avere esito letale, come dimostra il DAN Annual Diving Report, quindi di rilievo in ambito medico Hypothesis-L’IPE vede come fattori di rischio l’apnea, l’esposizione ad acqua fredda e sforzi fisici eccessivi durante l’attività subacquea. In letteratura si riporta una correlazione con preesistenti patologie di natura cardiovascolare. Inoltre il follow-up di quei soggetti in apparente buono stato di salute rivela in alcuni l’insorgenza di patologie di natura cardiovascolare a lungo termine. L’ipotesi è che l’ecografia toracica possa dimostrarsi un valido strumento per la diagnosi precoce di edema polmonare da immersione, andando ad individuare soggetti a rischio anche in quadri subclinici Goals-Lo scopo di queste analisi è valutare la presenza di segni precoci di EP all’ecografia, anche in soggetti asintomatici, e correlarli con alterazioni negli scambi gassosi da prelievi arteriosi. Questo studio può rivelarsi utile a meglio definire futuri percorsi gestionali e possibili atteggiamenti preventivi utili al medico che si trovi a prestare assistenza sanitaria in questi contesti di medicina d’emergenza preospedaliera, oppure per individuare tra i militari in addestramento i soggetti a cui indicare uno stop attività giornaliero preventivo, onde non incorrere in edema polmonare Methods-Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico del Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Padova, e finanziato dall’Office for Naval Research (US Navy). Lo studio include 6 SCUBA divers e 8 BHD. Secondo protocolli standard, i BHD hanno effettuato 4 immersioni di prova prima dell’immersione target (a 15 metri o a 25 metri), durante cui sono stati effettuati: ecografia toracica (pre-post immersione) e prelievi emogasanalitici (EGA) sia in superficie (pre-post) che subacquei sul fondo. Gli SCUBA hanno effettuato una immersione a 42 o a 15 metri; raggiunta la profondità hanno effettuato pedalata di 10 minuti, per poi riemergere. L’ecografia toracica è stata effettuata in superficie (pre-post), i prelievi EGA in superficie (pre-post), e in concomitanza della pedalata subacquea (pre-post) Results-I dati preliminari a disposizione hanno evidenziato una ipossiemia paradossa in profondità in 2 BHD, in cui si è registrato un quadro ecografico di linee B diffuse ed alcune irregolarità pleuriche di ipotizzato significato atelettasico. In generale segni di edema interstiziale polmonare sono risultati più frequenti e diffusi nei BHD rispetto agli SCUBA, che hanno invece mostrato un relativo risparmio da questi fenomeni, in quanto l’aria respirata a pressione sott’acqua contribuisce a prevenire il collasso polmonare. Una spiegazione del fenomeno può essere cercata nello stress meccanico da ripetute immersioni a cui sono sottoposti i polmoni dei BHD, di molto attenuato in SCUBAFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/77630