La depressione, considerata una delle principali cause di disabilità al mondo, impatta negativamente sul funzionamento di vita di chi ne è affetto, configurandosi come un disturbo mentale estremamente invalidante e debilitante. Date queste premesse, risulta di fondamentale importanza ricercare le variabili coinvolte nello sviluppo, nel decorso e nel mantenimento della sintomatologia depressiva, in virtù di promuovere interventi precoci o di prevenzione per gli individui a rischio di svilupparla. Un potenziale meccanismo di vulnerabilità potrebbe risiedere nel modo in cui gli individui elaborano gli stimoli affettivi. Come descritto precedentemente, infatti, le persone con depressione o a rischio di svilupparla sembrano essere caratterizzate da una ridotta elaborazione degli stimoli piacevoli e spiacevoli, in linea con gli assunti espressi dal modello dell'insensibilità al contesto emozionale (ECI), che prevede una ridotta risposta ed elaborazione di tutti gli stimoli emozionali (piacevoli e spiacevoli), a livello soggettivo, comportamentale e fisiologico. Questa caratteristica è stata riscontrata anche in alcuni individui a rischio di depressione, suggerendo che una ridotta elaborazione degli stimoli emotigeni possa rappresentare un importante indicatore precoce di vulnerabilità per lo sviluppo di questo disturbo. Considerati questi presupposti, l’obiettivo di questa ricerca era di indagare i processi di anticipazione e di elaborazione emozionale, attraverso l’analisi dei potenziali evento-relati Cue-P300, SPN e P300/LPP, come potenziali correlati di vulnerabilità alla depressione, in un campione di giovani adulti con familiarità per la depressione, noto fattore di rischio, e in un gruppo di giovani adulti senza familiarità per questo disturbo. Per farlo, i soggetti sperimentali sono stati sottoposti ad un EEG, durante un compito S1-S2 di immagini emozionali (piacevoli, neutre, spiacevoli). Un totale di 37 studenti universitari hanno preso parte volontariamente allo studio. Dai risultati è emerso che entrambi i gruppi manifestavano una maggiore ampiezza della Cue-P300 e del complesso P300/LPP per le immagini emozionali (piacevoli e spiacevoli), rispetto a quelle neutre. Ciononostante, gli individui con familiarità per la depressione, rispetto ai controlli, manifestavano una ridotta Cue-P300 in tutti i trial, indipendentemente dalla valenza (piacevole, neutra, spiacevole) e una ridotta ampiezza del complesso P300/LPP per le immagini piacevoli, ma non per quelle spiacevoli. Non è stato riscontrato, tuttavia, alcun effetto significativo nell’ampiezza dell’SPN. La valutazione psicofisiologica, inclusa l’analisi degli ERPs, potrebbe rappresentare uno strumento utile per l’identificazione precoce dei correlati di vulnerabilità alla depressione, con lo scopo di adottare misure preventive e di intervento precoce.

Elaborazione emozionale e familiarità per la depressione: uno studio ERP

ARMELLIN, GLORIA
2023/2024

Abstract

La depressione, considerata una delle principali cause di disabilità al mondo, impatta negativamente sul funzionamento di vita di chi ne è affetto, configurandosi come un disturbo mentale estremamente invalidante e debilitante. Date queste premesse, risulta di fondamentale importanza ricercare le variabili coinvolte nello sviluppo, nel decorso e nel mantenimento della sintomatologia depressiva, in virtù di promuovere interventi precoci o di prevenzione per gli individui a rischio di svilupparla. Un potenziale meccanismo di vulnerabilità potrebbe risiedere nel modo in cui gli individui elaborano gli stimoli affettivi. Come descritto precedentemente, infatti, le persone con depressione o a rischio di svilupparla sembrano essere caratterizzate da una ridotta elaborazione degli stimoli piacevoli e spiacevoli, in linea con gli assunti espressi dal modello dell'insensibilità al contesto emozionale (ECI), che prevede una ridotta risposta ed elaborazione di tutti gli stimoli emozionali (piacevoli e spiacevoli), a livello soggettivo, comportamentale e fisiologico. Questa caratteristica è stata riscontrata anche in alcuni individui a rischio di depressione, suggerendo che una ridotta elaborazione degli stimoli emotigeni possa rappresentare un importante indicatore precoce di vulnerabilità per lo sviluppo di questo disturbo. Considerati questi presupposti, l’obiettivo di questa ricerca era di indagare i processi di anticipazione e di elaborazione emozionale, attraverso l’analisi dei potenziali evento-relati Cue-P300, SPN e P300/LPP, come potenziali correlati di vulnerabilità alla depressione, in un campione di giovani adulti con familiarità per la depressione, noto fattore di rischio, e in un gruppo di giovani adulti senza familiarità per questo disturbo. Per farlo, i soggetti sperimentali sono stati sottoposti ad un EEG, durante un compito S1-S2 di immagini emozionali (piacevoli, neutre, spiacevoli). Un totale di 37 studenti universitari hanno preso parte volontariamente allo studio. Dai risultati è emerso che entrambi i gruppi manifestavano una maggiore ampiezza della Cue-P300 e del complesso P300/LPP per le immagini emozionali (piacevoli e spiacevoli), rispetto a quelle neutre. Ciononostante, gli individui con familiarità per la depressione, rispetto ai controlli, manifestavano una ridotta Cue-P300 in tutti i trial, indipendentemente dalla valenza (piacevole, neutra, spiacevole) e una ridotta ampiezza del complesso P300/LPP per le immagini piacevoli, ma non per quelle spiacevoli. Non è stato riscontrato, tuttavia, alcun effetto significativo nell’ampiezza dell’SPN. La valutazione psicofisiologica, inclusa l’analisi degli ERPs, potrebbe rappresentare uno strumento utile per l’identificazione precoce dei correlati di vulnerabilità alla depressione, con lo scopo di adottare misure preventive e di intervento precoce.
2023
Affective processing in familial risk for depression: an ERP study
ERP
Vulnerabilità
Depressione
Emozione
Psicofisiologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/79336