Introduzione: La medicina del territorio rappresenta uno dei pilastri su cui si sostiene il Servizio Sanitario Nazionale. Negli anni recenti, la pandemia da COVID-19 ha messo a dura prova la tenuta di tutto il Sistema di cure portando in evidenza come la risposta migliore si sia registrata dove era attiva una rete territoriale maggiormente strutturata. Alla luce di tale considerazione, il Governo ha emanato una riforma dell’organizzazione della medicina territoriale impostando un nuovo modello avente al centro le Case di Comunità e l’assistenza domiciliare. Scopo dello studio e metodi: Al fine di suggerire un miglioramento ai modelli organizzativi futuri della medicina territoriale, si è proceduto ipotizzando dalle tipologie di accessi presso il Pronto Soccorso dell’ospedale HUB dell’ULSS3, quali siano i bisogni di salute che non trovano ad oggi risposta efficace nel territorio. Risultati: E’ emerso che il 72,5% degli accessi vengano classificati come a bassa priorità (codice verde 12,3% e bianco 60,2%), soprattutto legati a traumatismi superficiali (16,12% del totale) o a sintomi minori (dolore generico nel 2,17% dei casi), avvengano nelle prime ore del mattino, non dipendano dalla forma associativa del curante e risultino solo in ridotta parte associati all’etnia della popolazione (24,3% riferibili a cittadini stranieri). Appare invece presente un’associazione tra la numerosità degli accessi e la localizzazione geografica dei servizi (21% degli accessi di residenti nella Municipalità di Mestre centro, solo il 5% da Favaro), con l’età dell’utenza non implicando un aumento della frequenza all’aumentare dell’età (più frequenti gli accessi per gli utenti nelle fasce di età 25-44 e 45-65). Rilevante anche l’analisi circa il numero di utenti ospiti nei Centri Servizi o in carico all’ADI con accessi al Pronto Soccorso (rispettivamente il 18,74% ed il 65%). Conclusioni: Alla luce dello studio si può dedurre come oggi un numero di utenti rilevante si rivolga al Pronto Soccorso per far fronte a condizioni (traumatismi superficiali, dolori di bassa-media intensità, febbri e infezioni non specifiche) per le quali è opportuno che le stesse possano trovare una definizione e un trattamento corretto a livello di territorio, a maggior ragione nell’ipotesi che siano recrudescenze di patologie croniche note. Non solo utenti anziani, ma anche giovani e adulti si recano al Pronto Soccorso per condizioni non di urgenza generando accessi che potrebbero essere evitati con una corretta educazione sanitaria ed una più celere diretta assistenza territoriale. Sarà inoltre necessario che la popolazione avverta “vicine” le nuove strutture sanitarie (avendo appurato che la prossimità riveste un ruolo importante nelle scelte dell’utenza) e che le stesse possano fornire un’assistenza veloce, completa e multidisciplinare scongiurando il rischio che divengano solamente un secondo binario parallelo agli esistenti ambulatori dei MMG/PLS coi quali occorre potenziare la collaborazione prevenendo il rischio di sacrificare le periferie o le aree rurali/montane. Si è evidenziato come un’assistenza domiciliare maggiormente presente ed efficace possa consentire un miglioramento della qualità di salute dell’utenza, indipendentemente dalla fase di vita, prevenendo altresì il verificarsi di accessi nelle strutture ospedaliere per prestazioni non indispensabili. Anche l’assistenza domiciliare presso i Centri Servizi per anziani appare meritevole di potenziamento. Capitolo importante potrà essere ricoperto dalle innovazioni tecnologiche che, se impiegate correttamente, potranno aiutare a portare la salute “vicina” anche nelle aree più disagiate.
L'assistenza territoriale: ipotesi di modelli organizzativi da dati di real world dell'AULSS 3 Serenissima
FAVARETTO, JOSHUA
2022/2023
Abstract
Introduzione: La medicina del territorio rappresenta uno dei pilastri su cui si sostiene il Servizio Sanitario Nazionale. Negli anni recenti, la pandemia da COVID-19 ha messo a dura prova la tenuta di tutto il Sistema di cure portando in evidenza come la risposta migliore si sia registrata dove era attiva una rete territoriale maggiormente strutturata. Alla luce di tale considerazione, il Governo ha emanato una riforma dell’organizzazione della medicina territoriale impostando un nuovo modello avente al centro le Case di Comunità e l’assistenza domiciliare. Scopo dello studio e metodi: Al fine di suggerire un miglioramento ai modelli organizzativi futuri della medicina territoriale, si è proceduto ipotizzando dalle tipologie di accessi presso il Pronto Soccorso dell’ospedale HUB dell’ULSS3, quali siano i bisogni di salute che non trovano ad oggi risposta efficace nel territorio. Risultati: E’ emerso che il 72,5% degli accessi vengano classificati come a bassa priorità (codice verde 12,3% e bianco 60,2%), soprattutto legati a traumatismi superficiali (16,12% del totale) o a sintomi minori (dolore generico nel 2,17% dei casi), avvengano nelle prime ore del mattino, non dipendano dalla forma associativa del curante e risultino solo in ridotta parte associati all’etnia della popolazione (24,3% riferibili a cittadini stranieri). Appare invece presente un’associazione tra la numerosità degli accessi e la localizzazione geografica dei servizi (21% degli accessi di residenti nella Municipalità di Mestre centro, solo il 5% da Favaro), con l’età dell’utenza non implicando un aumento della frequenza all’aumentare dell’età (più frequenti gli accessi per gli utenti nelle fasce di età 25-44 e 45-65). Rilevante anche l’analisi circa il numero di utenti ospiti nei Centri Servizi o in carico all’ADI con accessi al Pronto Soccorso (rispettivamente il 18,74% ed il 65%). Conclusioni: Alla luce dello studio si può dedurre come oggi un numero di utenti rilevante si rivolga al Pronto Soccorso per far fronte a condizioni (traumatismi superficiali, dolori di bassa-media intensità, febbri e infezioni non specifiche) per le quali è opportuno che le stesse possano trovare una definizione e un trattamento corretto a livello di territorio, a maggior ragione nell’ipotesi che siano recrudescenze di patologie croniche note. Non solo utenti anziani, ma anche giovani e adulti si recano al Pronto Soccorso per condizioni non di urgenza generando accessi che potrebbero essere evitati con una corretta educazione sanitaria ed una più celere diretta assistenza territoriale. Sarà inoltre necessario che la popolazione avverta “vicine” le nuove strutture sanitarie (avendo appurato che la prossimità riveste un ruolo importante nelle scelte dell’utenza) e che le stesse possano fornire un’assistenza veloce, completa e multidisciplinare scongiurando il rischio che divengano solamente un secondo binario parallelo agli esistenti ambulatori dei MMG/PLS coi quali occorre potenziare la collaborazione prevenendo il rischio di sacrificare le periferie o le aree rurali/montane. Si è evidenziato come un’assistenza domiciliare maggiormente presente ed efficace possa consentire un miglioramento della qualità di salute dell’utenza, indipendentemente dalla fase di vita, prevenendo altresì il verificarsi di accessi nelle strutture ospedaliere per prestazioni non indispensabili. Anche l’assistenza domiciliare presso i Centri Servizi per anziani appare meritevole di potenziamento. Capitolo importante potrà essere ricoperto dalle innovazioni tecnologiche che, se impiegate correttamente, potranno aiutare a portare la salute “vicina” anche nelle aree più disagiate.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/81372