L’empatia può essere considerata un costrutto multi-componenziale (che coinvolge un dominio affettivo ed uno cognitivo) e transdiagnostico che si sviluppa precocemente secondo una serie di “passaggi” evolutivi con precisi correlati biologici, in stretta relazione a fattori ambientali. Il suo sviluppo risulta fondamentale per l’acquisizione di adeguate competenze socio-relazionali. Nella prima infanzia, deficit nelle competenze empatiche sono stati variabilmente associati a diverse condizioni cliniche (es disturbi del neurosviluppo) e nelle epoche successive possono declinarsi in vari disturbi, modificandone l’espressività clinica (es tratti calloso-anemozionali dei disturbi della condotta). Data l’importanza dell'empatia nella caratterizzazione dei principali disturbi psicopatologici è necessario valutarla precocemente con metodiche affidabili. Nella letteratura scientifica solo una minor parte dei questionari atti a valutare l’empatia sono dedicati all’età prescolare; tra questi il Griffith Empathy Measure (GEM), questionario parent-report con tre sottoscale (empatia totale, affettiva e cognitiva). Il presente studio esplorativo si propone di valutare, tramite la versione italiana del questionario GEM, le competenze empatiche in un campione di bambini prescolari giunti consecutivamente presso l’Unità Operativa Complessa di Psichiatria e Psicofarmacologica dell’IRCCS Stella Maris per disturbi emotivo-comportamentali. I 97 bambini hanno eseguito una valutazione psicopatologica completa costituita da raccolta anamnestica, osservazione clinica, valutazione neuropsicologica, somministrazione di interviste semistrutturate e questionari ai genitori. Le indagini psicometriche eseguite sul questionario GEM hanno mostrato buona validità e coerenza interna dello strumento, indicando che è uno strumento valido per valutare l’empatia anche nei prescolari con sviluppo atipico. Le analisi eseguite hanno inoltre consentito di definire il profilo empatico in relazione alle caratteristiche cliniche dei soggetti; nonostante emergano deficit empatici sia nei soggetti con disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività (ADHD) che con disturbo dello spettro autistico (ASD), si è evidenziata una stretta correlazione tra la dimensione socio-comunicativa e l’empatia cognitiva non moderata dalla presenza di sintomi iperattivo-impulsivi. Nel nostro campione, infatti, una maggiore compromissione a carico dell’empatia cognitiva è risultata strettamente correlata con peggiori competenze sociali, comunicative, autoregolative ed anche con maggiori disturbi internalizzanti ed esternalizzanti. L’empatia affettiva invece non ha mostrato una specifica differenziazione rispetto alle dimensioni psicopatologiche esplorate, ad eccezione dei disturbi del sonno. Appare quindi utile identificare eventuali deficit di empatia già in epoca precoce, per poter avviare interventi riabilitativi mirati a sostenere il bambino nello sviluppo adattivo e sociale e a ridurre il rischio di disturbi internalizzanti ed esternalizzanti.
Il ruolo dell'empatia nei disturbi psicopatologici in età prescolare: caratterizzazione clinica di un campione di prescolari con sintomatologia emotivo-comportamentale.
LAGHI, ELENA
2022/2023
Abstract
L’empatia può essere considerata un costrutto multi-componenziale (che coinvolge un dominio affettivo ed uno cognitivo) e transdiagnostico che si sviluppa precocemente secondo una serie di “passaggi” evolutivi con precisi correlati biologici, in stretta relazione a fattori ambientali. Il suo sviluppo risulta fondamentale per l’acquisizione di adeguate competenze socio-relazionali. Nella prima infanzia, deficit nelle competenze empatiche sono stati variabilmente associati a diverse condizioni cliniche (es disturbi del neurosviluppo) e nelle epoche successive possono declinarsi in vari disturbi, modificandone l’espressività clinica (es tratti calloso-anemozionali dei disturbi della condotta). Data l’importanza dell'empatia nella caratterizzazione dei principali disturbi psicopatologici è necessario valutarla precocemente con metodiche affidabili. Nella letteratura scientifica solo una minor parte dei questionari atti a valutare l’empatia sono dedicati all’età prescolare; tra questi il Griffith Empathy Measure (GEM), questionario parent-report con tre sottoscale (empatia totale, affettiva e cognitiva). Il presente studio esplorativo si propone di valutare, tramite la versione italiana del questionario GEM, le competenze empatiche in un campione di bambini prescolari giunti consecutivamente presso l’Unità Operativa Complessa di Psichiatria e Psicofarmacologica dell’IRCCS Stella Maris per disturbi emotivo-comportamentali. I 97 bambini hanno eseguito una valutazione psicopatologica completa costituita da raccolta anamnestica, osservazione clinica, valutazione neuropsicologica, somministrazione di interviste semistrutturate e questionari ai genitori. Le indagini psicometriche eseguite sul questionario GEM hanno mostrato buona validità e coerenza interna dello strumento, indicando che è uno strumento valido per valutare l’empatia anche nei prescolari con sviluppo atipico. Le analisi eseguite hanno inoltre consentito di definire il profilo empatico in relazione alle caratteristiche cliniche dei soggetti; nonostante emergano deficit empatici sia nei soggetti con disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività (ADHD) che con disturbo dello spettro autistico (ASD), si è evidenziata una stretta correlazione tra la dimensione socio-comunicativa e l’empatia cognitiva non moderata dalla presenza di sintomi iperattivo-impulsivi. Nel nostro campione, infatti, una maggiore compromissione a carico dell’empatia cognitiva è risultata strettamente correlata con peggiori competenze sociali, comunicative, autoregolative ed anche con maggiori disturbi internalizzanti ed esternalizzanti. L’empatia affettiva invece non ha mostrato una specifica differenziazione rispetto alle dimensioni psicopatologiche esplorate, ad eccezione dei disturbi del sonno. Appare quindi utile identificare eventuali deficit di empatia già in epoca precoce, per poter avviare interventi riabilitativi mirati a sostenere il bambino nello sviluppo adattivo e sociale e a ridurre il rischio di disturbi internalizzanti ed esternalizzanti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/81549