L’obiettivo dello studio è indagare con la VMD geriatrica se vi siano altri ambiti, oltre quello cognitivo, nei quali si registra un miglioramento o una stabilità dopo l’introduzione di terapia farmacologica e non, e se vi siano differenze tra il tipo di trattamento impiegato. Materiale e metodi. Sono stati arruolati randomicamente 77 soggetti con MCI o demenza di grado lieve o moderato. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: 1-coloro che iniziavano terapia farmacologica per il disturbo neurocognitivo e 2-coloro che venivano trattati con un ciclo di stimolazione cognitiva. Ai pazienti selezionati è stata somministrata la Valutazione Multidimensionale Geriatrica al tempo zero (T0), prima di iniziare il trattamento, e a tre mesi (T1). Tra i test somministrati: raccolta dei dati anamnestici e indici antropometrici; comorbidità (CIRS); stato funzionale (ADL, IADL, ESS); stato nutrizionale (MNA); ambito cognitivo-affettivo (SPMSQ, GDS, Cornell scale); indice di mortalità (MPI); performance fisica (SPPB, velocità al cammino, TUG); fragilità (Fraility scale, Fraility index); equilibrio e stabilità posturale (scala Tinetti e Biodex Balance System - BBS); stress percepito dal caregiver (CBI). Risultati. Il confronto tra i due gruppi di pazienti ha rivelato differenze significative in vari aspetti generali come età e scolarità, ma anche in merito all’MMSE (gruppo 1: 20,1 ± 4 vs gruppo 2: 24,3 ± 2,7; p<0,001), all’MNA (gruppo 1: 21,5 ± 2,7 vs gruppo 2: 24,0 ± 1,9; p<0,001), nelle ADL (gruppo 1: 4,9 ± 1,6 vs gruppo 2: 5,4 ± 1,01; p<0,045) e nelle IADL (gruppo 1: 38,5 ± 31 vs gruppo 2: 69,0 ± 28,8; p<0,001), alla Clinical Frailty Scale (gruppo 1: 4,3 ± 1,25 vs gruppo 2: 3,5 ± 0,93; p<0,005) e alla performance fisica e dell’equilibrio in tutte le prove utilizzate durante la testistica, oltre che un minore stress percepito dal caregiver con il CBI (gruppo 1: 29,6 ± 18,3 vs gruppo 2: 15,8 ± 18,4; p<0,005). La stimolazione cognitiva ha portato, dopo tre mesi di follow-up, un miglioramento nella funzione cognitiva, nelle autonomie e nel benessere del caregiver, mentre la terapia farmacologica ha mostrato una stabilizzazione cognitiva e un lieve miglioramento dell'umore e sul piano nutrizionale, ma non ha avuto lo stesso impatto sulle autonomie. L’analisi dell’intero campione, ha mostrato correlazioni statisticamente significative tra MMSE e SPMSQ con la circonferenza vita (r=-0,282; p<0,020) e MNA (r=0,269; p<0,025), con diversi item dell’SPPB e con la velocità al cammino (r=-0,292; p<0,020), con la Tinetti Scale (r=0,253; p<0,035) e con alcuni valori misurati alla BBS. Il tono dell’umore correlava con il BMI (r=0,347; p<0,005), con l’Handgrip (r=0,242; p<0,040) e con la Tinetti Scale (r=-0,24 p<0,045). Sempre in merito al tono dell’umore non sono state osservate correlazioni statisticamente significative della GDS con gli altri items, se non con alcuni valori misurati con la Bilancia Stabilometrica. Alcune di queste variabili potrebbero, inoltre, predire la risposta al trattamento. Per la performance cognitiva, le variabili associate sono state la velocità del cammino al T1 e il sesso (R2 0,22) e l'SPPB tandem al T1 (R2 0,13), mentre per il tono dell'umore il BMI, la Tinetti Scale al T1 e l'Hangrip (R2 0,26). Infine, abbiamo osservato una correlazione significativa tra la scolarità dei partecipanti e il SPSMQ (r=-0,296; p<0,010). Conclusioni. Lo studio sottolinea l'importanza di un approccio multidimensionale nella presa in cura delle persone affette da disturbo neurocognitivo maggiore di grado lieve e moderato. I risultati evidenziano una forte interconnessione tra performance cognitiva e performance fisica, funzionale e stato nutrizionale, suggerendo che una valutazione iniziale di alcuni di questi parametri potrebbe aiutare a predire la risposta alla terapia somministrata.
La Valutazione Multidimensionale Geriatrica nel paziente con decadimento cognitivo: studio longitudinale di confronto tra terapia farmacologica e stimolazione cognitiva
PISETTA, ANNACHIARA
2022/2023
Abstract
L’obiettivo dello studio è indagare con la VMD geriatrica se vi siano altri ambiti, oltre quello cognitivo, nei quali si registra un miglioramento o una stabilità dopo l’introduzione di terapia farmacologica e non, e se vi siano differenze tra il tipo di trattamento impiegato. Materiale e metodi. Sono stati arruolati randomicamente 77 soggetti con MCI o demenza di grado lieve o moderato. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: 1-coloro che iniziavano terapia farmacologica per il disturbo neurocognitivo e 2-coloro che venivano trattati con un ciclo di stimolazione cognitiva. Ai pazienti selezionati è stata somministrata la Valutazione Multidimensionale Geriatrica al tempo zero (T0), prima di iniziare il trattamento, e a tre mesi (T1). Tra i test somministrati: raccolta dei dati anamnestici e indici antropometrici; comorbidità (CIRS); stato funzionale (ADL, IADL, ESS); stato nutrizionale (MNA); ambito cognitivo-affettivo (SPMSQ, GDS, Cornell scale); indice di mortalità (MPI); performance fisica (SPPB, velocità al cammino, TUG); fragilità (Fraility scale, Fraility index); equilibrio e stabilità posturale (scala Tinetti e Biodex Balance System - BBS); stress percepito dal caregiver (CBI). Risultati. Il confronto tra i due gruppi di pazienti ha rivelato differenze significative in vari aspetti generali come età e scolarità, ma anche in merito all’MMSE (gruppo 1: 20,1 ± 4 vs gruppo 2: 24,3 ± 2,7; p<0,001), all’MNA (gruppo 1: 21,5 ± 2,7 vs gruppo 2: 24,0 ± 1,9; p<0,001), nelle ADL (gruppo 1: 4,9 ± 1,6 vs gruppo 2: 5,4 ± 1,01; p<0,045) e nelle IADL (gruppo 1: 38,5 ± 31 vs gruppo 2: 69,0 ± 28,8; p<0,001), alla Clinical Frailty Scale (gruppo 1: 4,3 ± 1,25 vs gruppo 2: 3,5 ± 0,93; p<0,005) e alla performance fisica e dell’equilibrio in tutte le prove utilizzate durante la testistica, oltre che un minore stress percepito dal caregiver con il CBI (gruppo 1: 29,6 ± 18,3 vs gruppo 2: 15,8 ± 18,4; p<0,005). La stimolazione cognitiva ha portato, dopo tre mesi di follow-up, un miglioramento nella funzione cognitiva, nelle autonomie e nel benessere del caregiver, mentre la terapia farmacologica ha mostrato una stabilizzazione cognitiva e un lieve miglioramento dell'umore e sul piano nutrizionale, ma non ha avuto lo stesso impatto sulle autonomie. L’analisi dell’intero campione, ha mostrato correlazioni statisticamente significative tra MMSE e SPMSQ con la circonferenza vita (r=-0,282; p<0,020) e MNA (r=0,269; p<0,025), con diversi item dell’SPPB e con la velocità al cammino (r=-0,292; p<0,020), con la Tinetti Scale (r=0,253; p<0,035) e con alcuni valori misurati alla BBS. Il tono dell’umore correlava con il BMI (r=0,347; p<0,005), con l’Handgrip (r=0,242; p<0,040) e con la Tinetti Scale (r=-0,24 p<0,045). Sempre in merito al tono dell’umore non sono state osservate correlazioni statisticamente significative della GDS con gli altri items, se non con alcuni valori misurati con la Bilancia Stabilometrica. Alcune di queste variabili potrebbero, inoltre, predire la risposta al trattamento. Per la performance cognitiva, le variabili associate sono state la velocità del cammino al T1 e il sesso (R2 0,22) e l'SPPB tandem al T1 (R2 0,13), mentre per il tono dell'umore il BMI, la Tinetti Scale al T1 e l'Hangrip (R2 0,26). Infine, abbiamo osservato una correlazione significativa tra la scolarità dei partecipanti e il SPSMQ (r=-0,296; p<0,010). Conclusioni. Lo studio sottolinea l'importanza di un approccio multidimensionale nella presa in cura delle persone affette da disturbo neurocognitivo maggiore di grado lieve e moderato. I risultati evidenziano una forte interconnessione tra performance cognitiva e performance fisica, funzionale e stato nutrizionale, suggerendo che una valutazione iniziale di alcuni di questi parametri potrebbe aiutare a predire la risposta alla terapia somministrata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/81693