L’intenzione con questo lavoro è di indagare la rappresentazione del regime totalitario dittatoriale nella letteratura, in particolare, ci si vuole soffermare sul caso cileno, ossia la dittatura militare di Augusto Pinochet, durata dal 1973 al 1990. Per letteratura si intende specificamente la produzione letteraria di autori latinoamericani, che hanno vissuto quella stessa dittatura e l’hanno trasposta su carta, sedimentando così la loro personale percezione del regime nel patrimonio culturale del proprio paese. Nel primo capitolo si vuole iniziare da una breve introduzione sulla nozione di dittatura, per poi analizzare la situazione cilena e, in particolare, il passaggio subitaneo dalla presidenza di Salvador Allende, socialista eletto dal popolo cileno, a quella imposta militarmente di Augusto Pinochet. Con i capitoli seguenti ci si soffermerà su tre libri di autori latinoamericani e di come viene rappresentata in ciascuno di essi la dittatura di Augusto Pinochet. Per fare questo, si prendono in considerazione quattro grandi temi: la famiglia, la violenza, la memoria, e il rapporto con le forze armate cilene. Il primo libro, di cui si parla nel secondo capitolo, si intitola Le avventure di Miguel Littín, clandestino in Cile (1986) di Gabriel García Márquez. L’autore colombiano racconta la vera esperienza del regista cileno Miguel Littín, il quale, era fuggito dal proprio paese subito dopo l’instaurazione del regime. Vi ritorna sotto mentite spoglie, rischiando la propria vita, per girare un documentario sul regime di Pinochet, e diffonderlo globalmente. Nel terzo capitolo viene analizzata l’opera di Roberto Bolaño, Stella distante (1996). Riguarda un gruppo di poeti di Concepción e inizia poco prima dell’instaurazione della dittatura di Pinochet. Un membro del gruppo, Carlos Wieder, acquisisce fama nel regime sia come pilota di aerei da esibizione, sia come poeta. Tuttavia, egli è colpevole degli omicidi di vari membri del gruppo, perpetrati dopo l’inizio del regime. Il terzo libro, al centro del quarto capitolo, è Mapocho (2002) di Nona Fernández, la cui protagonista è la Bionda, scappata in Europa da bambina con la madre e il fratello, alla morte del padre. Alla morte della madre, la Bionda torna in Cile, alla ricerca del fratello. Non sa che, in realtà, il padre non è morto, invece, è stato assoldato dal regime per riscrivere la storia del Cile, cancellando fatti spiacevoli realmente accaduti. Con la pubblicazione di questi tre romanzi, gli autori hanno dimostrato il carattere intrinsecamente politico dell’arte. Non solo, hanno permesso anche di osservare il regime militare di Augusto Pinochet da una prospettiva diversa, più personale e soggettiva. È importante l’esistenza di altri mezzi, rispetto ai libri di testo, per poter apprendere eventi storici tragici, che non si devono ripetere, per potere imparare dal passato, dal punto di vista di chi l’ha vissuto.
La dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990) nella letteratura latinoamericana
LUISE, ANNA
2024/2025
Abstract
L’intenzione con questo lavoro è di indagare la rappresentazione del regime totalitario dittatoriale nella letteratura, in particolare, ci si vuole soffermare sul caso cileno, ossia la dittatura militare di Augusto Pinochet, durata dal 1973 al 1990. Per letteratura si intende specificamente la produzione letteraria di autori latinoamericani, che hanno vissuto quella stessa dittatura e l’hanno trasposta su carta, sedimentando così la loro personale percezione del regime nel patrimonio culturale del proprio paese. Nel primo capitolo si vuole iniziare da una breve introduzione sulla nozione di dittatura, per poi analizzare la situazione cilena e, in particolare, il passaggio subitaneo dalla presidenza di Salvador Allende, socialista eletto dal popolo cileno, a quella imposta militarmente di Augusto Pinochet. Con i capitoli seguenti ci si soffermerà su tre libri di autori latinoamericani e di come viene rappresentata in ciascuno di essi la dittatura di Augusto Pinochet. Per fare questo, si prendono in considerazione quattro grandi temi: la famiglia, la violenza, la memoria, e il rapporto con le forze armate cilene. Il primo libro, di cui si parla nel secondo capitolo, si intitola Le avventure di Miguel Littín, clandestino in Cile (1986) di Gabriel García Márquez. L’autore colombiano racconta la vera esperienza del regista cileno Miguel Littín, il quale, era fuggito dal proprio paese subito dopo l’instaurazione del regime. Vi ritorna sotto mentite spoglie, rischiando la propria vita, per girare un documentario sul regime di Pinochet, e diffonderlo globalmente. Nel terzo capitolo viene analizzata l’opera di Roberto Bolaño, Stella distante (1996). Riguarda un gruppo di poeti di Concepción e inizia poco prima dell’instaurazione della dittatura di Pinochet. Un membro del gruppo, Carlos Wieder, acquisisce fama nel regime sia come pilota di aerei da esibizione, sia come poeta. Tuttavia, egli è colpevole degli omicidi di vari membri del gruppo, perpetrati dopo l’inizio del regime. Il terzo libro, al centro del quarto capitolo, è Mapocho (2002) di Nona Fernández, la cui protagonista è la Bionda, scappata in Europa da bambina con la madre e il fratello, alla morte del padre. Alla morte della madre, la Bionda torna in Cile, alla ricerca del fratello. Non sa che, in realtà, il padre non è morto, invece, è stato assoldato dal regime per riscrivere la storia del Cile, cancellando fatti spiacevoli realmente accaduti. Con la pubblicazione di questi tre romanzi, gli autori hanno dimostrato il carattere intrinsecamente politico dell’arte. Non solo, hanno permesso anche di osservare il regime militare di Augusto Pinochet da una prospettiva diversa, più personale e soggettiva. È importante l’esistenza di altri mezzi, rispetto ai libri di testo, per poter apprendere eventi storici tragici, che non si devono ripetere, per potere imparare dal passato, dal punto di vista di chi l’ha vissuto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/82104