La contrattazione integrativa nel pubblico impiego è stata soggetta, a partire dagli anni ’90, a numerosi interventi di riforma. Da una iniziale valorizzazione via via sempre più rilevante di questo istituto, dai primi anni 2000 si erano attuati degli interventi in senso restrittivo sia delle capacità regolatorie della contrattazione decentrata, sia delle risorse economiche, nonché la realizzazione di un legame più stretto tra stanziamenti finanziari e valorizzazione delle performance. Al di là delle modifiche apportate dai Decreti Legislativi 74/2017 e 75/2017, il ruolo della contrattazione integrativa restava pur sempre limitato. La stipula del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, uno dei primi atti del Governo Draghi, aveva stabilito, di concerto con le organizzazioni sindacali, di procedere ad una valorizzazione della contrattazione integrativa nella nuova tornata contrattuale 2019-2021. Questo potenziamento, individuato come punto primario di intervento, sarebbe stato integrato all’interno di un più vasto processo di revisione e ammodernamento della pubblica amministrazione, resosi necessario dal vasto programma di investimenti definito dal Next Generation UE. La contrattazione collettiva, e in special modo quella integrativa, avrebbe quindi dovuto riassumere una maggior centralità nel contesto del pubblico impiego rispetto al periodo precedente. Ciò non sarebbe potuto avvenire se non in un contesto di ridefinizione dei parametri normativi, contrattuali ed economici, come sottolineato dallo stesso punto 1 del Patto per l’innovazione. Focus del nostro elaborato è stato quindi quello di analizzare eventuali modifiche normative, i contratti collettivi nazionali di comparto e quelli integrativi nazionali per cercare di comprendere se i contratti stipulati nella tornata contrattuale 2019-2021 del comparto Funzioni Centrali avessero realmente proceduto ad un potenziamento dell’istituto rispetto a quelli stipulati nella tornata contrattuale 2016-2018 (quella precedente alla stipula del Patto), sia dal punto di vista normativo che economico, o se, come effettivamente sospettavamo, non si sarebbero attuati particolari interventi in tal senso, riconfermando di conseguenza una concezione restrittiva della contrattazione integrativa in linea con una visione di lungo periodo di contenimento dei costi degli apparati pubblici. Come dimostra la nostra analisi dei contratti infatti si era proceduto più che altro ad un ulteriore taglio dei fondi risorse decentrate destinati al trattamento dei salari accessori, ad un mantenimento pressoché eguale delle clausole definite dai precedenti contratti e ad una mancata regolazione integrativa delle nuove materie definite dai contratti collettivi del comparto Funzioni Centrali. Lo stesso Art. 23 comma 2 D.lgs. 75/2017 non era stato modificato, riconfermando, al di là di quanto negoziato nel Patto, la mancata revisione del superamento del limite per il 2016 dell’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio e quindi anche una mancata volontà politica di perseguire quanto stabilito nel Patto.

CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA E PATTO PER L'INNOVAZIONE DEL LAVORO PUBBLICO E LA COESIONE SOCIALE. Nuove opportunità o aperture disattese?

NERVO, DANIEL
2024/2025

Abstract

La contrattazione integrativa nel pubblico impiego è stata soggetta, a partire dagli anni ’90, a numerosi interventi di riforma. Da una iniziale valorizzazione via via sempre più rilevante di questo istituto, dai primi anni 2000 si erano attuati degli interventi in senso restrittivo sia delle capacità regolatorie della contrattazione decentrata, sia delle risorse economiche, nonché la realizzazione di un legame più stretto tra stanziamenti finanziari e valorizzazione delle performance. Al di là delle modifiche apportate dai Decreti Legislativi 74/2017 e 75/2017, il ruolo della contrattazione integrativa restava pur sempre limitato. La stipula del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, uno dei primi atti del Governo Draghi, aveva stabilito, di concerto con le organizzazioni sindacali, di procedere ad una valorizzazione della contrattazione integrativa nella nuova tornata contrattuale 2019-2021. Questo potenziamento, individuato come punto primario di intervento, sarebbe stato integrato all’interno di un più vasto processo di revisione e ammodernamento della pubblica amministrazione, resosi necessario dal vasto programma di investimenti definito dal Next Generation UE. La contrattazione collettiva, e in special modo quella integrativa, avrebbe quindi dovuto riassumere una maggior centralità nel contesto del pubblico impiego rispetto al periodo precedente. Ciò non sarebbe potuto avvenire se non in un contesto di ridefinizione dei parametri normativi, contrattuali ed economici, come sottolineato dallo stesso punto 1 del Patto per l’innovazione. Focus del nostro elaborato è stato quindi quello di analizzare eventuali modifiche normative, i contratti collettivi nazionali di comparto e quelli integrativi nazionali per cercare di comprendere se i contratti stipulati nella tornata contrattuale 2019-2021 del comparto Funzioni Centrali avessero realmente proceduto ad un potenziamento dell’istituto rispetto a quelli stipulati nella tornata contrattuale 2016-2018 (quella precedente alla stipula del Patto), sia dal punto di vista normativo che economico, o se, come effettivamente sospettavamo, non si sarebbero attuati particolari interventi in tal senso, riconfermando di conseguenza una concezione restrittiva della contrattazione integrativa in linea con una visione di lungo periodo di contenimento dei costi degli apparati pubblici. Come dimostra la nostra analisi dei contratti infatti si era proceduto più che altro ad un ulteriore taglio dei fondi risorse decentrate destinati al trattamento dei salari accessori, ad un mantenimento pressoché eguale delle clausole definite dai precedenti contratti e ad una mancata regolazione integrativa delle nuove materie definite dai contratti collettivi del comparto Funzioni Centrali. Lo stesso Art. 23 comma 2 D.lgs. 75/2017 non era stato modificato, riconfermando, al di là di quanto negoziato nel Patto, la mancata revisione del superamento del limite per il 2016 dell’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio e quindi anche una mancata volontà politica di perseguire quanto stabilito nel Patto.
2024
THE INTEGRATIVE BARGAINING AND THE PACT FOR INNOVATION IN PUBLIC WORK AND SOCIAL COHESION. New opportunities or unfulfilled openings?
Lavoro pubblico
Integrativa
Funzioni Centrali
Riforma Madia
Rinnovi contrattuali
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/82109