SPORT E DIRITTI UMANI: IL RUOLO DELLA DONNA NELL’ATLETICA LEGGERA

For many centuries, there has been talk of women's struggle for human rights in all fields, from work to sports. Many women have succeeded in affirming their value as human beings and deserving of rights through physical activity. The aim of this thesis is to retrace the history of women's struggle for human rights and their emancipation through sports. To do this, a bibliographical and sitographic research was carried out, paying particular attention to the world of Track and Field and the history of several athletes, including two champions whose names stand out as Olympic winners: Ondina Valla (80-meter hurdles, in Berlin 1936) and Sara Simeoni (High Jump, in Moscow 1980). Not too many years of discrepancy between the two, but very different historical times, the first lived during the fascist regime, the second in the post-war period. How were these two girls seen? Did they have the opportunity to train and compete, and therefore dedicate themselves to their sport, freely? Both female training and results for years, in proportion, have been far inferior to those of men. Most likely, women did not have the right means to train and improve. The obstacles and closed doors they encountered along the way certainly did not leave a full possibility of increasing performance. Nowadays, women are capable of achieving results and successes that years ago could not even be dreamed of. However, discrimination against female athletes still exists at a salary and management level: women are paid less than their male colleagues and are less present at an organizational level. Unfortunately, episodes of abuse and insults are still frequent. In this regard, the Italian Referees Association (AIA) has actually managed to achieve true equality: during participation in an event organized in Este in March 2025, representatives of the AIA tell how when choosing a referee for a specific match, they do not look at the sex of the referee but at the characteristics that distinguish him/her. Despite the effort and dedication they put into their sports every day, women are still not given the same attention that distinguishes the male sports world. Many associations were born in favor of women and continue to fight so that the gap between genders no longer exists.

Da molti secoli si parla di lotta delle donne per i diritti umani in tutti i campi, dal lavoro allo sport. Molte donne attraverso l’attività fisica sono riuscite ad affermare il loro valore come esseri umani e meritevoli di diritti. L’obiettivo di questa tesi è quello di ripercorre la storia della lotta femminile per i diritti umani e la loro emancipazione attraverso lo sport. Per fare questo si è svolta una ricerca bibliografica e sitografica ponendo particolare attenzione al mondo dell’Atletica Leggera ed alla storia di diverse atlete tra le quali due campionesse i cui nomi spiccano come vincitrici delle Olimpiadi: Ondina Valla (negli 80 metri ad ostacoli, a Berlino 1936) e Sara Simeoni (nel Salto in Alto, a Mosca 1980). Non troppi anni di discrepanza tra le due ma tempi storici assai differenti, la prima vissuta durante il regime fascista, la seconda nel dopoguerra. Come erano viste queste due ragazze? Avevano la possibilità di allenarsi e gareggiare, quindi dedicarsi al loro sport, liberamente? Sia gli allenamenti che i risultati femminili per anni, in proporzione, sono stati di gran lunga inferiori a quelli maschili. Molto probabilmente le donne non avevano i mezzi adatti per allenarsi e migliorare. Gli ostacoli e le porte chiuse che hanno trovato lungo il cammino sicuramente non lasciavano una piena possibilità di incremento delle prestazioni. Ai giorni nostri, le donne sono capaci di arrivare a risultati e successi che anni fa non si potevano nemmeno sognare. Tuttavia sussistono ancora discriminazioni nei confronti delle donne sportive a livello salariale e dirigenziale: le donne vengono pagate meno rispetto ai colleghi maschi e sono meno presenti a livello organizzativo. Purtroppo ancora frequenti sono gli episodi di abusi e insulti. L’Associazione Italiana Arbitri (AIA) a tal proposito è riuscita in realtà ad arrivare ad una vera parità: durante la partecipazione ad un evento organizzato ad Este nel marzo 2025, i rappresentanti dell’AIA raccontano come nella scelta di un arbitro per una determinata partita non si guardi al sesso dello stesso ma alle caratteristiche che lo contraddistinguono. Alle donne, nonostante la fatica e la dedizione che ripongono ogni giorno nelle loro discipline sportive non viene ancora data la stessa attenzione che invece contraddistingue il mondo sportivo maschile. Molte associazioni sono nate a favore delle donne e continuano a lottare perché il divario tra i generi non esista più.