L’elaborato esplora la rappresentazione delle soggettività saffiche nel cinema all'interno di contesti dove la componente islamica è rilevante, con particolare attenzione a come il cinema possa fungere da spazio di visibilità e legittimazione per le identità LGBTQ+ femminili, frequentemente marginalizzate sia nei media che nella società. Attraverso l’analisi di quattro opere filmiche, dislocate per aree geografiche e composizioni socioculturali, ci si concentrerà sulle dinamiche che influenzano le rappresentazioni, esaminando come le norme dominanti, i valori tradizionali e le implicazioni religiose plasmino la percezione e la visibilità delle identità saffiche nelle società di riferimento. Si cercherà di esplorare come il Cinema Saffico in contesti dove la componente islamica è influente, si rapporti con questioni di invisibilità, resistenza nelle sfide affrontate dalla rappresentazione di soggettività queer di cui la dimensione saffica è parte. Adottando un approccio interdisciplinare che unisce gender studies, queer studies, film studies e prospettive postcoloniali e intersezionali, il lavoro si sviluppa a partire da una contestualizzazione socioculturale del tema per poi spostarsi verso un'analisi testuale dei quattro casi studio comprensiva delle provenienze e dei vissuti delle registe, emblematici di un orizzonte di mobilità transnazionali, e delle ricezioni dei film. La scelta dei titoli si è imposta a fronte della limitata disponibilità e accessibilità a opere filmiche che affrontano il tema all’interno dei singoli contesti nazionali monitorati. Il Libano, con Caramel, di Nadine Labaki – Sucaar el banat (2007), l’Iran, con Circumstance di Maryam Keshavarz (2011), la Palestina, con In Between- Bar Bahar, di Maysaloun Hamoud (2016), e il Kenya, con Rafiki di Wanuri Kahiu (2018), sono territori in cui l’Islam, seppur in misura diversa, gioca un ruolo rilevante nelle strutture sociali, culturali e politiche. L’analisi si sviluppa dunque a partire da un quadro in cui la religione costituisce un elemento strutturante e permeante il tessuto culturale di riferimento al di là della professione religiosa dei personaggi e/o delle realizzatrici; la sua influenza si manifesta sia a livello normativo- culturale sia nelle narrazioni delle protagoniste. L’intersezionalità si rivela una chiave di lettura imprescindibile per cogliere le stratificazioni di significato e le complessità che attraversano queste narrazioni. Ogni film viene esaminato per il modo in cui costruisce e rappresenta le identità saffiche, con un’attenzione particolare ai motivi narrativi e visivi utilizzati, operando in contesti di forte tensione con le norme religiose e sociali al fine di evidenziare le modalità e/o il costituirsi di tropi attraverso cui il cinema diventa un mezzo di resistenza, visibilità e riconoscimento per le soggettività in questione capaci di sfidare convenzioni, creare spazi di visibilità e apertura. Infine, l’elaborato ha anche una valenza personale. Essendo di origini marocchine e tunisine, ritengo fondamentale esplorare il modo in cui la religione e la cultura islamica influenzano le rappresentazioni dell’identità queer, anche in relazione alla mia esperienza e al mio vissuto.

Il cinema che svela: sguardi invisibili, desideri saffici e narrazioni di r/esistenza nel mondo islamico

OULED TOUMI, FADUA
2024/2025

Abstract

L’elaborato esplora la rappresentazione delle soggettività saffiche nel cinema all'interno di contesti dove la componente islamica è rilevante, con particolare attenzione a come il cinema possa fungere da spazio di visibilità e legittimazione per le identità LGBTQ+ femminili, frequentemente marginalizzate sia nei media che nella società. Attraverso l’analisi di quattro opere filmiche, dislocate per aree geografiche e composizioni socioculturali, ci si concentrerà sulle dinamiche che influenzano le rappresentazioni, esaminando come le norme dominanti, i valori tradizionali e le implicazioni religiose plasmino la percezione e la visibilità delle identità saffiche nelle società di riferimento. Si cercherà di esplorare come il Cinema Saffico in contesti dove la componente islamica è influente, si rapporti con questioni di invisibilità, resistenza nelle sfide affrontate dalla rappresentazione di soggettività queer di cui la dimensione saffica è parte. Adottando un approccio interdisciplinare che unisce gender studies, queer studies, film studies e prospettive postcoloniali e intersezionali, il lavoro si sviluppa a partire da una contestualizzazione socioculturale del tema per poi spostarsi verso un'analisi testuale dei quattro casi studio comprensiva delle provenienze e dei vissuti delle registe, emblematici di un orizzonte di mobilità transnazionali, e delle ricezioni dei film. La scelta dei titoli si è imposta a fronte della limitata disponibilità e accessibilità a opere filmiche che affrontano il tema all’interno dei singoli contesti nazionali monitorati. Il Libano, con Caramel, di Nadine Labaki – Sucaar el banat (2007), l’Iran, con Circumstance di Maryam Keshavarz (2011), la Palestina, con In Between- Bar Bahar, di Maysaloun Hamoud (2016), e il Kenya, con Rafiki di Wanuri Kahiu (2018), sono territori in cui l’Islam, seppur in misura diversa, gioca un ruolo rilevante nelle strutture sociali, culturali e politiche. L’analisi si sviluppa dunque a partire da un quadro in cui la religione costituisce un elemento strutturante e permeante il tessuto culturale di riferimento al di là della professione religiosa dei personaggi e/o delle realizzatrici; la sua influenza si manifesta sia a livello normativo- culturale sia nelle narrazioni delle protagoniste. L’intersezionalità si rivela una chiave di lettura imprescindibile per cogliere le stratificazioni di significato e le complessità che attraversano queste narrazioni. Ogni film viene esaminato per il modo in cui costruisce e rappresenta le identità saffiche, con un’attenzione particolare ai motivi narrativi e visivi utilizzati, operando in contesti di forte tensione con le norme religiose e sociali al fine di evidenziare le modalità e/o il costituirsi di tropi attraverso cui il cinema diventa un mezzo di resistenza, visibilità e riconoscimento per le soggettività in questione capaci di sfidare convenzioni, creare spazi di visibilità e apertura. Infine, l’elaborato ha anche una valenza personale. Essendo di origini marocchine e tunisine, ritengo fondamentale esplorare il modo in cui la religione e la cultura islamica influenzano le rappresentazioni dell’identità queer, anche in relazione alla mia esperienza e al mio vissuto.
2024
Unveiling Cinema: Invisible Gazes, Sapphic Desires, and Narratives of R/Existence in the Islamic World
Queer Cinema
Sapphic Cinema
Islam
Rappresentazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/83485