ABSTRACT La tesi affronta la domanda “di chi è il paesaggio?”, ponendo il problema di come esso possa essere considerato un bene comune e attraversi quali meccanismi giuridici, amministrativi, di politica culturale e di iniziativa sociale esso possa essere poi effettivamente trattato come tale. Poiché non si tratta, evidentemente, di un problema che può essere affrontato a livello puramente teorico, si è scelto di calarlo nello scenario concreto delle colline veronesi, e in particolare nella Zona di Conservazione Speciale ZSC IT 3210012 Val Galina e Progno Borago, già individuata e sottoposta a tutela sulla base delle indicazioni contenute nelle direttive Natura 2000. Di questa area nell’elaborato si esamina la geografia, la geomorfologia, le componenti culturali e sociali, considerandone la storia, le attività produttive, le tradizioni, l’identità vissuta, ponendo tutto questo in relazione con il concetto di “paesaggio” e con la sua gestione. Particolare spazio si dedica ai meccanismi di governance istituzionale del paesaggio e al modo in cui gli enti sono chiamati a rispettare le convenzioni stipulate a livello europeo, tradotte nelle normative nazionali, regionali e comunali. Si cerca di capire, nello specifico, in che modo si possa istituire una continuità virtuosa tra il livello più alto delle strutture di governance ambientale e del paesaggio, i decisori e i responsabili dell’attuazione sul territorio delle linee guida e della traduzione delle normative in valutazioni di fattibilità e buone pratiche concrete; si accenna, inoltre, a dove questo processo possa incagliarsi, a quali siano i fattori che innescano eventuali criticità e come potrebbero essere affrontate. Al cuore di questo elaborato si pone il ruolo delle iniziative di cittadinanza attiva: infatti i residenti, i lavoratori, i titolari di attività produttive ed economiche sul territorio sono anche coloro che si interfacciano con la realtà dell’ambiente e del paesaggio locale quotidianamente, conoscendone le criticità e le esigenze e custodendone la memoria storica. Proprio per questo si ritiene che i cittadini con la loro voce non dovrebbero essere scavalcati dalle iniziative di governace del paesaggio e dalle politiche che riguardano l’ambiente e la sua tutela, ma ascoltati come interlocutori portatori di una visione che può guidare iniziative più adeguate e lungimiranti. Questo punto viene esaminato, in particolare, valendosi di indagini , interviste e dialoghi nell’area: considerando il lavoro di associazioni locali come “Il Carpino”, si soppesa il ruolo di queste realtà nella tutela del paesaggio come patrimonio condiviso della collettività.
Il paesaggio come bene comune: il caso studio della ZSC "Val Borago e Val Galina" nelle colline veronesi.
STOROZHUK, MARIIA
2024/2025
Abstract
ABSTRACT La tesi affronta la domanda “di chi è il paesaggio?”, ponendo il problema di come esso possa essere considerato un bene comune e attraversi quali meccanismi giuridici, amministrativi, di politica culturale e di iniziativa sociale esso possa essere poi effettivamente trattato come tale. Poiché non si tratta, evidentemente, di un problema che può essere affrontato a livello puramente teorico, si è scelto di calarlo nello scenario concreto delle colline veronesi, e in particolare nella Zona di Conservazione Speciale ZSC IT 3210012 Val Galina e Progno Borago, già individuata e sottoposta a tutela sulla base delle indicazioni contenute nelle direttive Natura 2000. Di questa area nell’elaborato si esamina la geografia, la geomorfologia, le componenti culturali e sociali, considerandone la storia, le attività produttive, le tradizioni, l’identità vissuta, ponendo tutto questo in relazione con il concetto di “paesaggio” e con la sua gestione. Particolare spazio si dedica ai meccanismi di governance istituzionale del paesaggio e al modo in cui gli enti sono chiamati a rispettare le convenzioni stipulate a livello europeo, tradotte nelle normative nazionali, regionali e comunali. Si cerca di capire, nello specifico, in che modo si possa istituire una continuità virtuosa tra il livello più alto delle strutture di governance ambientale e del paesaggio, i decisori e i responsabili dell’attuazione sul territorio delle linee guida e della traduzione delle normative in valutazioni di fattibilità e buone pratiche concrete; si accenna, inoltre, a dove questo processo possa incagliarsi, a quali siano i fattori che innescano eventuali criticità e come potrebbero essere affrontate. Al cuore di questo elaborato si pone il ruolo delle iniziative di cittadinanza attiva: infatti i residenti, i lavoratori, i titolari di attività produttive ed economiche sul territorio sono anche coloro che si interfacciano con la realtà dell’ambiente e del paesaggio locale quotidianamente, conoscendone le criticità e le esigenze e custodendone la memoria storica. Proprio per questo si ritiene che i cittadini con la loro voce non dovrebbero essere scavalcati dalle iniziative di governace del paesaggio e dalle politiche che riguardano l’ambiente e la sua tutela, ma ascoltati come interlocutori portatori di una visione che può guidare iniziative più adeguate e lungimiranti. Questo punto viene esaminato, in particolare, valendosi di indagini , interviste e dialoghi nell’area: considerando il lavoro di associazioni locali come “Il Carpino”, si soppesa il ruolo di queste realtà nella tutela del paesaggio come patrimonio condiviso della collettività.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/83546