“You Miserable Wench!”: Impoliteness in Verbal Attacks and Responses in the Film 12 Years a Slave

Within the field of linguistic pragmatics, the study of impoliteness is a recent phenomenon, particularly if applied to film language. This study examines impoliteness in Steve McQueen’s 2013 film "12 Years a Slave", a poignant drama based on the homonymous memoir of Solomon Northup, an African American who was born free in New York but was kidnapped in 1841 and enslaved in Louisiana for twelve years. The memoir serves as an example of a slave narrative, a literary genre comprising autobiographical accounts written or orally related by individuals who experienced slavery, primarily in the Americas. Drawing on the frameworks established by Spencer-Oatey (2002), Bousfield (2006), and Culpeper (2011), this research aims to determine whether the verbal attacks directed at characters in the film are influenced by skin colour and gender; parameters which in turn may affect the way characters respond to impoliteness. Furthermore, this study seeks to establish whether the impoliteness depicted in the movie exemplifies institutional impoliteness as defined by Culpeper (2011), thereby contributing to the film’s historical accuracy in depicting the institution of slavery and, overall, to the discourse on slavery and African American history in the United States.

Nell’ambito della pragmatica lo studio della scortesia linguistica (impoliteness) è un fenomeno recente, in particolar modo se applicato all’analisi del linguaggio cinematografico (film language). Il presente lavoro di tesi analizza la scortesia linguistica nel film “12 Years a Slave” (2013) di Steve McQueen, storia drammatica tratta dall’omonima autobiografia di Solomon Northup, afroamericano di New York che, rapito nel 1841, venne trasferito in Louisiana dove visse in schiavitù per dodici lunghi anni. Tale testo è un esempio di “slave narrative”, un genere letterario che comprende racconti autobiografici scritti o raccontati oralmente da individui sopravvissuti alla schiavitù, principalmente nelle Americhe. Utilizzando i modelli di analisi stabiliti da Spencer-Oatey (2002), Bousfield (2006) e Culpeper (2011), la presente ricerca ha l’obiettivo di determinare se gli attacchi verbali rivolti ai personaggi del film siano influenzati dal colore della pelle e dal genere, e se questi parametri influenzino a loro volta il modo in cui i personaggi reagiscono agli attacchi subiti. Inoltre, questo studio mira a stabilire se la scortesia linguistica presente nel film può essere considerata come esempio di scortesia istituzionale (institutional impoliteness) - concetto introdotto da Culpeper nel 2011 – contribuendo così all'accuratezza storica del film nella rappresentazione dell'istituzione della schiavitù e, nel complesso, alla riflessione sulla schiavitù e sulla storia afroamericana negli Stati Uniti.