Rientra tra le sfide più complesse e urgenti da affrontare, per le società contemporanee, il fenomeno migratorio. Numerosi sono gli ambiti su cui i governi lavorano per garantire ai migranti l’accesso ai bisogni essenziali, ma anche per dar loro la possibilità di integrarsi nelle società ospitanti. Nel corso degli anni, i flussi migratori hanno subito diversi cambiamenti, mettendo in luce le numerose differenze culturali che hanno portato i governi all'adozione di politiche di integrazione pluraliste, finalizzate a facilitare l'inserimento e l'inclusione dei migranti e a migliorare la gestione di questi processi. Tra le politiche integrative dei vari paesi europei, rientra l’attivazione di percorsi educativi per l'insegnamento della lingua del paese d’accoglienza. L’insegnamento linguistico è, quindi, uno degli strumenti messi in campo dalle istituzioni pubbliche, per dare la possibilità ai migranti di interagire attraverso una lingua comune. Questa tesi esplora le relazioni tra le politiche migratorie e quelle destinate ai migranti, con particolare attenzione all'insegnamento della L2, sia in Italia che in altri paesi occidentali. Si analizzano gli obiettivi principali e il ruolo del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER), che stabilisce i criteri di valutazione e ribadisce come l’insegnamento della L2 non solo faciliti l'acquisizione linguistica, ma promuova anche l'ibridazione culturale. Il supporto educativo diventa così, lo strumento chiave per gli stranieri, per acquisire le competenze necessarie a muoversi nei diversi contesti, e costruire nuove identità sociali e culturali, favorendo l'integrazione e il senso di appartenenza alla comunità di residenza. La lingua, infatti, è uno strumento fondamentale per conoscere e farsi conoscere, riflette le dinamiche di potere e le norme che regolano le relazioni tra i gruppi. L’obiettivo di questo studio è analizzare come le politiche pubbliche adottate in Italia a partire dagli anni Novanta, favoriscono ma, talvolta, ostacolano l'integrazione dei migranti, contribuendo alla crescita delle diseguaglianze sociali e minando l’efficacia di tali politiche educative. La metodologia adottata prevede un'analisi comparativa delle politiche migratorie in altri paesi, attraverso la letteratura e le statistiche prodotte dai principali enti e istituzioni che si occupano di migrazioni. Inoltre, verranno discussi eventuali miglioramenti e accorgimenti da adottare per rendere più efficaci le politiche linguistiche.
L’APPRENDIMENTO LINGUISTICO COME FORMA D’INTEGRAZIONE SOCIALE NELLE POLITICHE MIGRATORIE
SCARABELLO, SONJA
2024/2025
Abstract
Rientra tra le sfide più complesse e urgenti da affrontare, per le società contemporanee, il fenomeno migratorio. Numerosi sono gli ambiti su cui i governi lavorano per garantire ai migranti l’accesso ai bisogni essenziali, ma anche per dar loro la possibilità di integrarsi nelle società ospitanti. Nel corso degli anni, i flussi migratori hanno subito diversi cambiamenti, mettendo in luce le numerose differenze culturali che hanno portato i governi all'adozione di politiche di integrazione pluraliste, finalizzate a facilitare l'inserimento e l'inclusione dei migranti e a migliorare la gestione di questi processi. Tra le politiche integrative dei vari paesi europei, rientra l’attivazione di percorsi educativi per l'insegnamento della lingua del paese d’accoglienza. L’insegnamento linguistico è, quindi, uno degli strumenti messi in campo dalle istituzioni pubbliche, per dare la possibilità ai migranti di interagire attraverso una lingua comune. Questa tesi esplora le relazioni tra le politiche migratorie e quelle destinate ai migranti, con particolare attenzione all'insegnamento della L2, sia in Italia che in altri paesi occidentali. Si analizzano gli obiettivi principali e il ruolo del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER), che stabilisce i criteri di valutazione e ribadisce come l’insegnamento della L2 non solo faciliti l'acquisizione linguistica, ma promuova anche l'ibridazione culturale. Il supporto educativo diventa così, lo strumento chiave per gli stranieri, per acquisire le competenze necessarie a muoversi nei diversi contesti, e costruire nuove identità sociali e culturali, favorendo l'integrazione e il senso di appartenenza alla comunità di residenza. La lingua, infatti, è uno strumento fondamentale per conoscere e farsi conoscere, riflette le dinamiche di potere e le norme che regolano le relazioni tra i gruppi. L’obiettivo di questo studio è analizzare come le politiche pubbliche adottate in Italia a partire dagli anni Novanta, favoriscono ma, talvolta, ostacolano l'integrazione dei migranti, contribuendo alla crescita delle diseguaglianze sociali e minando l’efficacia di tali politiche educative. La metodologia adottata prevede un'analisi comparativa delle politiche migratorie in altri paesi, attraverso la letteratura e le statistiche prodotte dai principali enti e istituzioni che si occupano di migrazioni. Inoltre, verranno discussi eventuali miglioramenti e accorgimenti da adottare per rendere più efficaci le politiche linguistiche.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
L'apprendimento linguistico come forma d'integrazione nelle politiche migratorie.pdf
accesso riservato
Dimensione
1.95 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.95 MB | Adobe PDF |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/83692